In Albania la procura ha intimato ai giornalisti di non pubblicare documenti resi pubblici da un recente attacco hacker a vari sistemi informatici del paese. Per varie organizzazioni internazionali i media devono però poter fare il loro lavoro su informazioni di interesse pubblico
Il 19 settembre 2022, l'Ufficio del Procuratore di Tirana ha emesso un "ordine" che vieta a tutti i media albanesi di pubblicare dati o informazioni provenienti da una serie di documenti trafugati dai sistemi informatici albanesi e poi diffusi online. La fuga di notizie di alto profilo ha fatto seguito a un'ondata di attacchi informatici causati da hacker sostenuti dal governo iraniano a danno dei sistemi informatici albanesi. Gli incidenti informatici, che si sono susseguiti negli ultimi mesi, hanno causato una crisi diplomatica e la rottura dei legami tra i due Paesi.
Secondo quanto riferito, la maggior parte del materiale trafugato contiene informazioni confidenziali proveniente dagli archivi della polizia, corrispondenza e-mail di natura sensibile, ma anche documenti e promemoria indirizzati a politici albanesi, autorità e ambasciatori stranieri, compresi documenti su presunti piani di assassinio di figure politiche nazionali e straniere.
L'Ufficio del Procuratore di Tirana ha avvertito che i media che violeranno il divieto dovranno affrontare un'indagine penale ai sensi degli articoli 103, 208 e 304 del codice penale. L’ordine va a disciplinare la divulgazione di notizie attraverso media audiovisivi, cartacei e online, nonché sui social media. L’introduzione della decisione del Procurato è stata comunicata attraverso la pubblicazione di un post sull'account Facebook della Polizia albanese.
Alcune organizzazioni europee che si battono per la libertà dei media hanno immediatamente espresso la loro preoccupazione per il divieto emesso dalle autorità giudiziarie albanesi. A loro avviso infatti nessun giornalista o mezzo di informazione dovrebbe subire sanzioni penali per aver pubblicato informazioni di interesse pubblico.
In un loro comunicato si legge che “sebbene le nostre organizzazioni riconoscano la natura sensibile di queste fughe di notizie ed esortano tutti i media albanesi a trattare il materiale in modo rigorosamente etico e responsabile, è fondamentale che le autorità albanesi procedano con cautela e nel pieno rispetto delle libertà giornalistiche tutelate dal diritto nazionale e internazionale”.
Aggiungendo che si riconosce la gravità di questi attacchi informatici e la natura sensibile dei dati trapelati ma sottolineando che “in tali circostanze, i media hanno la responsabilità professionale di trattare e presentare questo tipo di materiale in modo etico, tenendo pienamente conto del diritto alla privacy dei cittadini e delle gravi ripercussioni per la sicurezza nazionale. Tuttavia, a prescindere dalla fonte del materiale o dalle intenzioni dei responsabili degli attacchi, ai giornalisti spetta la responsabilità di valutare la veridicità e la misura nella quale le informazioni trapelate sono di pubblico interesse; analogamente, i cittadini hanno il diritto di essere informati su questioni di pubblico interesse”.
E’ evidente che la minaccia di indagini penali rischia di innescare un meccanismo di autocensura che potrebbe aprire la porta - secondo le organizzazioni per la libertà dei media - alla criminalizzazione dell’attività giornalistica. “Nessun giornalista, direttore o editore in Albania dovrebbe essere perseguito per aver pubblicato informazioni accurate su una questione di interesse pubblico”, concludono nel loro comunicato.
Vai al comunicato firmato da ARTICLE 19 Europe, Balkan Free Media Initiative, European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF), European Federation of Journalists (EFJ), Free Press Unlimited (FPU), International Press Institute (IPI), OBC Transeuropa (OBCT), Safe Journalists Network