Il 12 luglio, durante il summit del cosiddetto Processo di Berlino, 5 dei 6 paesi dei Balcani occidentali hanno siglato a Trieste il Trattato sulla Comunità dei trasporti. Manca però la Bosnia Erzegovina
(Originariamente pubblicato da Euractiv.rs )
La Bosnia Erzegovina è l’unico paese interessato a non aver siglato il Trattato sulla Comunità dei trasporti al summit dei Balcani Occidentali tenutosi la scorsa settimana a Trieste, ragione per cui si è vista bloccare i finanziamenti per un importo totale di mezzo miliardo di marchi convertibili (circa 250 milioni di euro) stanziati dall’Ue per nuovi progetti infrastrutturali. Il trattato non è stato firmato a causa del mancato consenso del governo della Republika Srpska (RS), che ha chiesto che la rappresentanza nazionale presso il segretariato della Comunità dei trasporti venisse assunta a rotazione tra i tre ministeri competenti, due a livello di entità e uno a livello centrale.
Il governo della RS ha anche chiesto garanzie che le imprese ferroviarie in possesso di licenza rilasciata da uno stato membro dell’Unione europea o da uno dei paesi firmatari del trattato non abbiano accesso all’infrastruttura ferroviaria della BiH. Le autorità della RS hanno poi rimarcato che le disposizioni del trattato sono state formulate senza il loro consenso, considerando ciò un ulteriore tentativo di ostruzione del meccanismo di coordinamento nei negoziati con l’Ue.
Tali obiezioni, tuttavia, sono state ritenute inaccettabili dalla Commissione europea, che in Bosnia Erzegovina conduce i negoziati esclusivamente con le autorità a livello centrale.
“Ad un certo momento la nostra delegazione è stata informata che potremmo perdere tutti i finanziamenti. Posso dire che finora questo non è avvenuto”, ha dichiarato il ministro dei Trasporti e delle Comunicazioni della BiH Ismir Jusko all’emittente televisiva N1.
Jusko ha inoltre precisato che il trattato verrà siglato quando si sarà raggiunto un accordo in seno alle istituzioni della BiH, aggiungendo che l’Ue “non aspetterà in eterno” che ciò avvenga. “L’Unione europea non aspetterà a lungo, al massimo sei mesi. In questo momento non voglio pensare allo scenario peggiore”, ha dichiarato il ministro.
Il ministro degli Esteri della BiH Igor Crnadak ha dichiarato che “la contrarietà del governo della RS alla firma del trattato è illogica perché, se la Comunità dei trasporti è utile per la Serbia e per tutti gli altri paesi della regione, non risulta chiaro perché non dovrebbe esserlo anche per la Republika Srpska”.
Il ministro del Commercio Estero e delle Relazioni Economiche Mirko Šarović ha invece rimarcato che le autorità della RS non possono sostenere l’adesione della BiH all’Ue esclusivamente alle condizioni da esse stabilite. “Le condizioni sono uguali per tutti. Il testo del trattato non può essere cambiato, lo ha chiaramente fatto sapere la Commissione europea”, ha spiegato Šarović.
La premier della RS Željka Cvijanović, dal canto suo, ha precisato che il problema della nomina del rappresentante della BiH in seno alla Comunità dei trasporti in base al principio di rotazione è una questione interna della BiH, che non ha nulla a che vedere con le condizioni stabilite dall’Ue.
“Del resto, ciò è definito in conformità al meccanismo di coordinamento”, ha dichiarato la Cvijanović.
Vantaggi reciproci
Il Trattato che istituisce la Comunità dei trasporti tra l’Ue e i Balcani occidentali è stato firmato lo scorso 12 luglio a Trieste nell’ambito del vertice annuale del Processo di Berlino e rappresenta un passo avanti in termini di collegamento della regione con il mercato dei trasporti dell’Ue. Come precisato nel comunicato stampa della Commissione europea diffuso per l’occasione, il trattato “aprirà la strada ad un miglioramento delle infrastrutture e della qualità dei servizi di trasporto nella regione”.
“La garanzia di una maggiore stabilità [del mercato] attrarrà nuovi investitori nella regione e contribuirà alla crescita economica. Infine, il trattato aiuterà i paesi dei Balcani occidentali ad allineare le proprie legislazioni in materia di trasporto a quella dell’Ue”, si legge nel comunicato della Commissione.
L’istituzione della Comunità dei trasporti contribuirà inoltre allo sviluppo del turismo, alla riduzione dei costi di trasporto e della durata del viaggio, nonché all’incremento della competitività del settore dei trasporti.
Per i paesi membri dell’Ue, la Comunità dei trasporti con i Balcani occidentali significa una certezza normativa che porta con sé nuove opportunità di investimento, una spinta alla crescita che si aspetta da una maggiore efficacia dei sistemi di trasporto e da una migliore connettività transnazionale, nonché i vantaggi derivanti dal miglioramento delle infrastrutture e dei servizi di trasporto di cui potranno godere i cittadini europei che visitano la regione.
A margine del vertice di Trieste, la ministra serba dell’Edilizia, Trasporti e Infrastrutture Zorana Mihajlović si è incontrata con la commissaria europea ai Trasporti Violeta Bulc per discutere, tra l’altro, la questione della sede del segretariato della Comunità dei trasporti, che la Serbia è molto interessata a ospitare.
A conclusione dell’incontro, la commissaria Bulc ha dichiarato che “la Comunità dei trasporti rappresenta una cornice formale entro la quale i paesi dei Balcani occidentali potranno dedicarsi pienamente all’implementazione di standard, norme e progetti comuni, usufruendo dei meccanismi di finanziamento dell’Ue”, aggiungendo che il primo progetto ad essere finanziato dopo la firma del trattato riguarderà la costruzione del tratto di Corridoio 10 in Serbia.
Benefici e sfide per la Serbia
Secondo Nebojša Bojović, decano della Facoltà di Ingegneria dei Trasporti e del Traffico dell’Università di Belgrado, la firma del trattato sulla Comunità dei trasporti riveste una grande importanza per la Serbia.
“Per le infrastrutture di trasporto in Serbia è molto importante un progressivo avvicinamento agli interessi e obiettivi della politica dei trasporti dell’Ue”, ha dichiarato Bojović all’agenzia Beta, aggiungendo che adesso la vera sfida è quella di attrarre nuovi investimenti e raggiungere risultati concreti.
“Innanzitutto è importante che il nostro sistema dei trasporti si avvicini a quello dell’Ue e che venga raggiunta una certa convergenza, in termini di adeguamento agli standard operativi e alla politica dell’Ue in materia di trasporti”.
Come precisato da Bojović, l’obiettivo principale del trattato è quello di creare le condizioni per facilitare l’adeguamento alle norme europee, assicurare una migliore pianificazione della costruzione di autostrade e strade a scorrimento veloce, modernizzare le ferrovie, velocizzare la circolazione delle merci e aumentare la sicurezza del traffico.
“Questo trattato è di grande rilevanza per la Serbia ed è importante che su di esso costruiamo il futuro del nostro settore dei trasporti”, ha dichiarato Bojović, aggiungendo che l’allargamento del mercato richiede anche una maggiore efficacia e un miglior uso e mantenimento delle infrastrutture.
“La Serbia, come paese di transito, deve essere pronta ad accogliere il traffico crescente. Disponiamo di risorse e strumenti adeguati per farlo”, ha concluso Bojović.
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