Del nuovo governo croato, guidato dal premier Tihomir Orešković, fanno parte alcuni ministri molto controversi. Il dibattito nel paese

29/01/2016 -  Sven Milekić Zagabria

La sera del 22 gennaio, allo scadere dei termini di legge, Tihomir Orešković (detto Tim) è stato confermato dal parlamento croato, con 83 voti a favore e 61 contro, alla guida del nuovo governo della Croazia. Orešković, croato che ha trascorso l'intera vita in Canada e all’estero, è stato, sino alla recente nomina, manager finanziario dell'industria farmaceutica israeliana Teve, in Croazia meglio nota come l'acquirente dell'industria farmaceutica locale Pliva.

Stupore

Di Orešković, totalmente privo di esperienza politica e mai stato membro di alcun partito, l’opinione pubblica croata è venuta a sapere il 23 dicembre scorso, quando la presidente Kolinda Grabar Kitarović gli ha dato 30 giorni di tempo per formare un nuovo governo. Il suo nome rappresentava la soluzione alle richieste avanzate a suo tempo dalla lista indipendente MOST, ed è stato proposto dal più forte partito al parlamento croato, l’Unione democratica croata (HDZ). Molti analisti politici hanno sottolineato che Orešković, nonostante sia stato nominato legalmente, non ha di fatto alcuna legittimità politica, perché non ha preso parte alle elezioni politiche dello scorso novembre.

I nomi dei futuri ministri sono stati resi noti, sia ai parlamentari che all’opinione pubblica, solo il giorno prima del voto di fiducia in parlamento. Orešković ha dichiarato che il neo governo è una “Tim’s team”, la sua squadra, una squadra "giovane e forte". Come da pronostico, nel governo di coalizione sono stati nominati due vicepresidenze: una è andata al presidente di MOST Božo Petrov e l'altra al presidente dell’HDZ Tomislav Karamarko. MOST, con soli 14 deputati al parlamento, ha ottenuto 6 ministri, quasi un terzo del totale. Tra i suoi ministri c’è anche Tomislav Panenić - tra chi ha avviato l'iniziativa politica MOST-  sindaco di un piccolo comune della Slavonia, che ha assunto l’importante incarico di ministro dell’Economia.

Un altro importante incarico per MOST è il ministero degli Interni, andato a Vlaho Orepić, sconosciuto ai più e totalmente privo di esperienza nel settore della polizia e della sicurezza. Negli ultimi anni si è fatto notare nella città natale di Ploče sulla costa dalmata per il suo coinvolgimento nel movimento civico contro la costruzione di centrali a carbone.

In molti sono rimasti inoltre colpiti dalla scelta, come ministro della Giustizia, sempre in quota MOST, di Ante Šprlje, 36 anni, giudice presso la Corte Municipale di Metković, con soli 3 anni di esperienza lavorativa alle spalle. La scelta di Šprlje è stata una vera sorpresa, soprattutto se si considera che in Croazia il ministero della Giustizia è notoriamente problematico. Uno degli elementi che immediatamente gli analisti hanno sottolineato è che su un totale di 23 persone nel governo vi sono solo 3 donne, 3 come ad esempio le persone provenienti dalla piccola Metković.

Preoccupazioni

Tuttavia, se alcuni ministri di MOST hanno provocato stupore, i nomi dei ministri in quota HDZ hanno sollevato serie preoccupazioni. Innanzitutto quello di Zlatko Hasanbegović, nominato ministro della Cultura: storico dell'Istituto per la Ricerca Sociale “Ivo Pilar” è noto per alcune sue dichiarazioni in cui mette in discussione l'antifascismo. Nel maggio scorso ha dichiarato ad esempio che l'antifascismo è una “banalità” nella Costituzione croata e che lo Stato non è fondato su questo ma solo sulla Guerra patriottica, come viene ufficialmente chiamata la guerra degli anni ’90.

Inoltre, Hasanbegović è membro del Plotone d’onore di Bleiburg, organizzazione che segue le commemorazioni a Bleiburg, piccola località austriaca al confine con la Slovenia dove membri dell’ormai disgregato esercito fascista dello Stato croato indipendente (NDH), seguiti anche da civili, finirono in mano ai partigiani jugoslavi, che ne uccisero oltre 20.000. Gli si contesta inoltre scarsa esperienza in ambito culturale: persino i deputati dell’opposizione hanno fatto sapere che il deputato dell’HDZ Jesen Mesić, che aveva già occupato la posizione di ministro della Cultura in passato, fosse una scelta migliore di Hasabegović.

Il giorno della nomina di Hasanbegović membri della società civile croata hanno protestato davanti al parlamento con fischi e urla “Goebbels, Goebbels”. Resistenze alla sua nomina sono poi proseguite con l’associazione Domino che ha organizzato nella serata del 24 gennaio scorso un’azione di protesta proiettando sull’edificio del ministero le dichiarazioni di Hasanbegović sull’antifascismo, mentre un gruppo di cittadini il giorno successivo ha inscenato il funerale del ministero della Cultura.

Anche l’Ordine dei giornalisti della Croazia, la sezione croata del centro PEN, l’Associazione degli scrittori croati e molti altri protagonisti del mondo della cultura si sono espressi contro la nomina di Hasanbegović.

L’altro ministro che ha sollevato notevoli resistenze è il ministro dei Veterani, Mijo Crnoja, che con le sue dichiarazioni ha scosso l’opinione pubblica prima ancora della sua nomina. Questo ex membro del Consiglio di difesa croato (HVO), esercito croato in Bosnia Erzegovina (dal 1992 fino all'accordo di Dayton), ancora prima della sua nomina ha promesso di istituire un registro degli aggressori e dei traditori degli interessi nazionali della Croazia. Una dichiarazione che ha innescato una diffusa resistenza da parte di numerosi intellettuali e semplici cittadini, sfociata in una volontaria iscrizione in un registro virtuale dei traditori, messo su internet dal collettivo artistico SKROZ.

Inoltre, il 26 gennaio i media hanno fatto notare che Crnoja non ha mai registrato legalmente la sua residenza in Croazia, hanno posto dubbi su suoi presunti tentativi di evasione fiscale e hanno portato alla luce un suo arresto e successivo processo nel quale Crnoja è stato condannato in primo grado per violazione della proprietà privata. Crnoja ha inizialmente provato a ribattere con parziali smentite rilasciate alla radiotelevisione croata per poi gettare la spugna ieri e dimettersi.

Il terzo ministro che ha suscitato commenti negativi è il neo ministro della Difesa Josip Buljević. Già funzionario presso l'ufficio della presidente Kolinda Grabar Kitarović, dove era il suo consigliere per la difesa e la sicurezza nazionale, Buljević vanta un'importante carriera nel settore della sicurezza, ha lavorato in quasi tutte le Agenzie di sicurezza statali tra il 1995 e il 2013. Ciò che ha sollevato commenti negativi è che era assistente del direttore dell'Agenzia di controspionaggio (POA) nel periodo in cui la giornalista Helena Puljiz venne psicologicamente maltratta, illegalmente pedinata e interrogata dagli agenti della POA. La Puljiz nel 2014 ha vinto il processo nel quale si è stabilito che gli agenti della POA l'avevano illegalmente detenuta e interrogata. Anche se la Corte non ha riscontrato una responsabilità diretta di Buljević, quest'ultimo all'epoca ricopriva una funzione direttiva in seno alla POA e secondo la Puljiz era coinvolto direttamente nel coordinamento dell'azione contro di lei.

Con questi ministri alquanto problematici, il nuovo governo croato per ora ha sollevato solo polemiche, in un paese che si aspetta l'uscita dalla crisi economica e un raffreddamento delle tensioni sociali.


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