L’Unione croata democratica (HDZ), partito di governo, è sempre più diviso tra moderati e nazionalisti. Il premier Plenković decide di “rinfrescare” l’esecutivo, sulla decisione pesa la pressione mediatica di alcuni scandali
È al termine di una riunione di partito «tempestosa» che il Primo ministro croato Andrej Plenković ha presentato mercoledì sera il suo nuovo esecutivo. Dopo settimane di scandali e di dimissioni (due ministri avevano già fatto un passo indietro negli ultimi giorni), il governo di Zagabria cambia ora altri sei ministri e, questo, a poco più di un anno dalla fine del proprio mandato (ottobre 2020) e ad appena sei mesi dall’inizio della presidenza croata del Consiglio dell’Unione europea (gennaio 2020). Il rimpasto deciso da Plenković serve ufficialmente a dare «una rinfrescata» all’esecutivo: è una «pratica comune» - ha spiegato il premier - quella di cambiare squadra dopo tre anni di lavoro, questione di avere energie nuove per realizzare «quello per cui siamo stati eletti», ha detto Plenković durante la conferenza stampa di mercoledì sera. Ma in realtà, il rimpasto tradisce l’agitazione interna all’Hdz, sempre più diviso tra moderati e nazionalisti.
Settimane di scandali
Lungi dall’essere una scelta fisiologica come la vorrebbe il premier, il rimpasto di questa settimana pare una tappa obbligata, volta ad interrompere una pressione mediatica crescente sull’esecutivo. Nelle ultime settimane, infatti, diversi ministri sono stati oggetto di inchieste giornalistiche, man mano che venivano a galla gli scandali, sui quali si attende ancora il giudizio della magistratura. La ministra dello Sviluppo regionale e dei Fondi europei, Gabrijela Žalac, è finita sulle prime pagine dei giornali qualche settimana fa, per via di un incidente stradale che l’ha vista coinvolta mentre guidava con la patente scaduta. Qualche giorno più tardi, la stampa ha scoperto che la stessa Žalac possedeva anche una Mercedes non dichiarata e parcheggiata a casa della madre. Il ministro dell’Agricoltura Tomislav Tolušić, accusato di possedere un immobile da 100 metri quadri non dichiarato, si è difeso dicendo che si tratta semplicemente di «uno spazio per barbecue».
Se Žalac e Tolušić hanno attraversato indenni queste crisi, difesi fino a questa settimana anche dal Primo ministro, altri due ministri hanno invece dovuto fare un passo indietro nei giorni scorsi. Si tratta di Lovro Kuščević, responsabile della Pubblica amministrazione e accusato di essersi arricchito vendendo dei terreni pubblici all’epoca in cui era sindaco sull’isola di Brazza (Brač), e di Goran Marić, alla guida del dicastero delle Proprietà di Stato.
Anche Marić è sospettato di malversazioni in alcune transazioni immobiliari e anche Marić ha finito per dare le dimissioni qualche giorno fa. Ufficialmente, entrambi i ministri hanno negato ogni coinvolgimento in attività illegali, hanno accusato la stampa di calunnie e hanno spiegato di voler lasciare per «non danneggiare il partito» o perché non più in grado di lavorare «sotto tanta pressione mediatica». Plenković ha difeso le decisioni di entrambi i ministri dimissionari, assicurando di avere tutto sotto controllo.
La nuova squadra di governo
Tuttavia, stando a quanto riportato da Slobodna Dalmacija, che cita fonti interne all’Hdz, la riunione di partito che ha deciso il rimpasto è stata tutt’altro che controllata. Gabrijela Žalac, costretta a lasciare il portafoglio dei Fondi europei, avrebbe detto di sentirsi «umiliata».
Il deputato Josip Đakić si sarebbe invece infuriato a tal punto - alla notizia della sostituzione del ministro dell’Agricoltura Tomislav Tolušić - da sembrare «sull’orlo di un infarto». Infine, il portale Index.hr fa sapere che il premier è in realtà riuscito a completare solo parzialmente il rimpasto di governo voluto.
Secondo alcuni fonti anonime citate dal portale, Plenković avrebbe infatti voluto sostituire altri due ministri (quello alla Sanità, Milan Kujundžić, e quello ai Trasporti, Oleg Butković), ma il primo lo ha avvertito che sarebbe passato all’opposizione, mentre il secondo sarebbe «costato troppo» al premier in termini di sostegno all’interno dell’Hdz.
Quali sono allora i nomi dei nuovi ministri? Al posto della ministra degli Esteri e degli Affari europei Marija Pejčinović Burić, che a breve si insedierà come segretario generale del Consiglio d’Europa, arriva l’ambasciatore croato in Germania Gordan Grlić Radman.
Mario Banozić, oggi impiegato alla contea di Vukovar, sostituisce invece Goran Marić alla gestione degli Immobili pubblici. L’attuale ministro del Lavoro e delle Pensioni, Marko Pavić, prende il posto di Gabrijela Žalac al dicastero dello Sviluppo regionale e dei Fondi europei, mentre Josip Aladrović, oggi nel consiglio direttivo dell’Istituto di assicurazione pensionistica croato (Hzmo), diventa ministro del Lavoro.
La deputata Vesna Bedeković è la nuova ministra della Demografia, della Famiglia, della Gioventù e delle Politiche sociali al posto di Nada Murganić, mentre la segretaria di Stato Marija Vučković diventa ministra dell’Agricoltura. A questa lista si aggiunge poi l’avvocato Ivan Malenica, nominato già nei giorni scorsi ministro della Pubblica amministrazione al posto del dimissionario Lovro Kuščević.
Verso delle elezioni anticipate?
Il parlamento croato si esprime oggi su questa squadra di governo, ma anche se il Sabor dovesse assicurare la propria fiducia, è difficile fare previsioni sulla tenuta dell’esecutivo. Come hanno notato diversi osservatori politici, il rischio di un ritorno alle urne arriva non tanto dall’opposizione (che comunque continua a chiedere elezioni anticipate) o dai partner di maggioranza (che per il momento assicurano il loro sostegno al nuovo esecutivo), ma dall’Hdz stesso.
L’obiettivo del premier pare essere quello di assicurarsi un periodo di stabilità e di calma per completare il semestre di presidenza del Consiglio dell’UE (la prima volta della Croazia). Ma non è chiaro cosa succederà dopo le elezioni presidenziali di fine anno e soprattutto quando si aprirà la corsa per la presidenza dell’Hdz nella primavera prossima. Quanta parte dell’Hdz apprezza ancora la guida moderata di Andrej Plenković? Quanti sono tentati da uno strappo e da un ritorno a posizioni più intransigenti e nazionaliste?
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