Durante l'estate è la musica leggera a fare da padrona lungo la riviera di Istria e Quarnero, con festival che valorizzano le risorse culturali uniche dell'area
Dopo la proclamazione d’indipendenza della Croazia, per diversi anni l’Istria e il Quarnero hanno sofferto il contraccolpo delle guerre che hanno coinvolto il paese, soprattutto sul piano economico per la forte riduzione dell’afflusso turistico dall’estero, ma le due regioni - che oggi attraggono ben sei milioni di visitatori all’anno - sono rimaste abbastanza appartate rispetto al conflitto, lontane dai drammatici teatri di scontro, e sono state di conseguenza le più rapide nel contribuire a dare slancio vitale alla giovane repubblica.
Nello stesso tempo è stata immediata l’esigenza di rimarcare la propria identità culturale, a partire proprio dalla musica, con gruppi come i Šajeta e i Gustafi, cantautori come Livio Morosin e Alen Vitasović. Il momento del cosiddetto “ča-val”, cioè "l’onda del ča", dal modo di chiedere “che cosa?” che ha dato il nome al čakavo. Una sorprendente fase di sviluppo per il dialetto, visto non come simbolo del passato ma come elemento primario di identificazione: naturale mezzo per accompagnare gli strumenti tradizionali e la scala musicale istriana (un sistema unico, dal 2009 nella lista del patrimonio immateriale dell’Unesco), ma anche per raccontare l’attualità e i sentimenti.
Gli anni Novanta e Duemila hanno visto una vera fioritura della scena musicale istriana e fiumana, non solo attraverso il “ča-val”, ma anche con star come Massimo Savić e Toni Cetinski che tuttora e da più di vent’anni svettano nel mainstream croato; con rock band che hanno continuato a rendere Pola e Fiume, come in epoca jugoslava, i due maggiori centri della scena alternativa insieme alla capitale; con artisti che hanno posto l’Istria al centro della loro ricerca musicale, tra cui il cantautore e musicista Bruno Krajcar e la regina del jazz e dell’etno-music Tamara Obrovac, che porta sui palcoscenici internazionali canti vecchi e nuovi nei tanti codici linguistici della sua terra, dall’istrorumeno all’istrioto, dal čakavo all’istroveneto.
Nel 1993 il revival della musica in čakavo ha favorito la rinascita del MIK - Melodije Istre i Kvarnera, storico festival sorto nel 1964 e sospeso dopo il 1986, quando la crisi jugoslava si era fatta più acuta. Un appuntamento ancora oggi attesissimo, a cui partecipano le principali voci della regione con testi scritti esclusivamente nelle varie versioni del čakavo oppure in istroveneto o in italiano, offrendo così la grande opportunità ad autori e interpreti di mantenere vivi i dialetti e le lingue minoritarie del territorio. Melodije Istre i Kvarnera, da anni sotto l’appassionata guida di Andrej Baša, è un festival unico anche per il fatto di essere itinerante: si svolge infatti a fine giugno nell’arco di diverse serate, durante le quali fa tappa in varie città e località delle due regioni. Una carovana musicale all’insegna dell’allegria che ricorda il nostro Cantagiro degli anni Sessanta, ma che racchiude in sé anche un profondo significato di salvaguardia linguistica e culturale.
La risposta slovena al MIK è costituita, dal 1978, da MMS - Melodije Morja in Sonca. In questo caso l’obiettivo è stato, fin dalla sua fondazione, quello di offrire un nuovo spazio alla musica leggera in lingua slovena (ma anche in italiano, vista la consistente presenza della minoranza sulla costa), che andasse ad aggiungersi allo storico festival lubianese Slovenska Popevka, in un quadro nazionale dominato, all’epoca, da produzioni e canzoni in serbo-croato. All’inizio di luglio, il pubblico affolla lo splendido scenario dell’Avditorij di Portorose per assistere al principale evento musicale e televisivo dell’estate slovena, con artisti di primo piano del pop nazionale a presentare le potenziali hit della stagione.
Quella per le competizioni canore era una vera vocazione nella ex Jugoslavia e da queste parti continua a esserlo: a Buie, dal 2012, è stato inaugurato con successo il Festival dell’Istroveneto, che prevede numerose iniziative letterarie, teatrali e multimediali allo scopo di tutelare e promuovere il dialetto come lingua viva e che culmina in Dimela Cantando, rassegna di brani inediti nella suggestiva cornice della piazza dell’antica cittadina istriana. Ogni anno un pubblico sempre più folto assiste al festival, che nel 2016 ha cancellato i confini in un’ideale riunificazione linguistica transnazionale, portando Dimela Cantando anche a Muggia, in provincia di Trieste, e a Capodistria, sulla costa slovena.
A Sissano si tiene invece il Festival dell’Istrioto, in questo caso senza gare musicali ma con cori, poesie, mostre, laboratori, filmati per far conoscere il patrimonio rappresentato da questa lingua sempre più rara.
Čavle, sulle colline alle spalle di Fiume dominate dall’antico castello di Grobnik, è la casa di Grobnička Skala, riservato dal 2002 a composizioni in čakavo e organizzato dalla “katedra” locale, molto attiva nelle attività di promozione del dialetto. Nel tempo Grobnička Skala si è imposto come principale vetrina della regione per nuovi talenti, spesso divenuti cantanti affermati.
Ma le opportunità per le giovani proposte di mostrare le proprie doti vocali non mancano, da Pisino e Krk in Croazia al Festival Nova Scena della Riviera slovena, fino ai seguitissimi festival per i più piccoli, come Kvarnerić, nato nel 2002 con canzoni inedite tutte in čakavo, e lo storico Festival Voci Nostre, che nel dicembre scorso ha festeggiato il suo quarantacinquesimo compleanno: lo Zecchino d’Oro della regione, in cui brani in italiano scritti per l’occasione sono interpretati dai bambini prescelti all’interno di tutte le sezioni della Comunità Italiana.
I festival e la musica, dunque, come protagonisti di un multilinguismo che può rappresentare sempre di più una risorsa da valorizzare.
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