A Zagabria vi è un sottobosco sonoro sempre più rigoglioso. E i suoi germogli kraut-post-math-dreamy-synth-psy-indie-rock più recenti sono le Žen. Le abbiamo incontrate
Le felici esperienze di band come Peach Pit, Punčhe, Sumovi Protiv Valova, lo dimostrano da qualche anno: a Zagabria - almeno per ciò che riguarda la musica - si respira un'aria nuova, fresca, giovane e sperimentale. E' un sottobosco sonoro che sta crescendo sempre più, lasciandosi alle spalle la tradizione per tuffarsi in mondi musicali post rock, post punk, experimental noise, con rimandi al kraut rock e alla psichedelia.
Fra le più interessanti realtà del momento c'è un quartetto femminile, le Žen, autrici di un affascinante primo disco intitolato I onda je sve počelo. Eva Badanjak suona la chitarra, canta e si occupa di fashion design; Sara Ercegović è la batterista, smanetta con il synth, canta e studia Economia all'università; Ivona Ivković, frequenta la facoltà d'ingegneria e strimpella il basso; Tanja Minarik, video maker, segue la parte "visuale" del gruppo.
"Il primo incontro è avvenuto fra me e Sara", spiega Eva, "poi abbiamo conosciuto Ivona e infine Tanja. La convinzione globale è che ci vogliano un po’ d'incontri per capirsi e affinare i sentimenti. A noi, invece, è bastato molto meno". Il primo disco risale al maggio 2013. "Abbiamo debuttato lo scorso anno, un inizio di cui andiamo fiere e che vorremmo presto riconfermare". Sono, infatti, già al lavoro su nuovi brani che potrebbero vedere la luce fra il 2014 e il 2015, "anche se non abbiamo ancora un vero e proprio piano di "battaglia"".
Segue la loro produzione un'interessante label viennese, con il debole per le band al femminile. La Unrecords, infatti, annovera nel suo parterre gruppi come Aivery (tre ragazze di Vienna) e Les Reines Prochaines (ensemble femminile di Basilea, attivo da venticinque anni).
Žen è un nome che rischia di essere scambiato con qualcos'altro, in particolare con il termine giapponese equivalente della parola sanscrita "dhyana", che significa "meditazione": è la prima voce a comparire compiendo qualunque ricerca su Google. Ma le cose cambiano se si utilizza correttamente la trentesima lettera dell'alfabeto bosniaco e croato, supportata dal caratteristico segno diacritico, detto anche "caron" o "hacek" (in pratica una piccola "v" sopra una lettera standard), che conferisce il tipico suono riconducibile alla "j" del francese e del portoghese.
Žen, non Zen
"Non ha, infatti, nulla a che vedere con la parola nipponica", rivela il quartetto, "ma solo con il nostro desiderio di giocare con i nomi. Žen possiamo definirla una parola immaginaria che indica il lato maschile di una donna. Ci piace del resto trovare parole nuove per caratterizzare la nostra band, un diletto che abbiamo battezzato "genderfuck"".
Otto i brani proposti dalla band, registrati presso il Kramasonik Studio di Zagabria, con la supervisione di Hrvoje Nikšić. Apre "Nije se desilo", chitarre elettriche effettate in primo piano, sostenute dal ritmo incalzante di basso e batteria. Il ritornello è contagioso e facile da memorizzare. "Voda je more", il secondo pezzo, è il singolo del cd, senza dubbio la canzone più riuscita. A tratti ricorda alcune interpretazioni degli Horkestar belgradesi, per altri rimanda alla new wave anglosassone e al kraut rock tedesco. Toni psichedelici per "Slučaj No.3583", mentre l'elettronica emerge soprattutto in "Iskrenost je posebna". Chiude la lunga, avveniristica, ipnotica e sperimentale "Ja sam uvijek na istoj liniji".
Ispirazione
Influenze? "Ogni cosa che ci circonda", spiegano, "vita, immaginazione, assurdità, colori, numeri, animali, amici. Musicalmente proveniamo da background differenti, ma nessuno di noi ha mai pensato di fare cover, e quindi ci siamo sempre distinte per la volontà di creare qualcosa di molto personale.
Difficile, in realtà, ricondurle a un genere specifico. Loro stesse faticano a classificare il lavoro fin qui svolto, parlando di un approccio assai ibrido alla musica: "Potremmo definirci kraut-post-math-dreamy-synth-psy-indie-rock", affermano con una punta d'ironia, "ma anche nulla di tutto ciò. Forse il nostro genere non è ancora classificabile. Va peraltro tenuto conto che spesso ci avvaliamo di proiezioni durante i live, dando prova di una realtà musicale ancora tutta da scrivere".
Di fatto suonano spesso dal vivo. Youtube offre vari spezzoni dei loro concerti. Hanno calcato i palchi di Croazia, Slovenia, Serbia, Austria, Svezia. E in Italia? "Non abbiamo mai suonato nel vostro Paese, ma certo ci piacerebbe farlo quanto prima".
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!