Dimitri Bettoni 15 settembre 2023
Parlamento europeo, Strasburgo © Alzay Shutterstock

Il mondo del giornalismo si mobilita e lancia l’ennesimo, accorato appello al Parlamento europeo perché introduca, nella proposta di Legge Europea per la Libertà dei Media (EMFA) in discussione, il divieto totale di utilizzo di software di spionaggio ai danni dei giornalisti

Le cronache degli ultimi anni ci raccontano come numerosi governi si siano dotati di uno o più di questi software, formalmente utilizzati in indagini di alto profilo, ma di fatto sfruttati anche per violare la riservatezza di giornalisti, accademici, attivisti, avvocati. Abusi che minano alle fondamenta il lavoro giornalistico, che si fonda sulla riservatezza delle comunicazioni tra reporter e le sue fonti.
La legge in discussione, a dispetto del suo nome, rischia invece di legalizzare queste violazioni del segreto professionale. Senza una garanzia di confidenzialità delle fonti, è impossibile creare quel rapporto di fiducia che è alla base di un giornalismo e di un servizio pubblico di qualità.

OBC Transeuropa, che insieme ad altre decine di organizzazioni giornalistiche e della società civile lavora al miglioramento di questo testo di legge e per la tutela del giornalismo di qualità, invita tutti i giornalisti a firmare la lettera entro il 20 settembre prossimo.

Il link per firmare

 

Il testo della lettera:

 

Onorevoli membri del Parlamento Europeo,

In vista del prossimo voto sulla bozza di proposta di Legge Europea per la Libertà dei Media (EMFA), i giornalisti dell’Unione Europea vi esortano a introdurre nel testo di legge il divieto assoluto della sorveglianza dei giornalisti attraverso software di spionaggio.

Alcuni di noi e molti dei nostri colleghi in Europa e nel mondo sono stati illegalmente presi di mira negli anni passati, anche da stati membri dell’Unione Europea. Alcuni paesi hanno utilizzato software di spionaggio nei confronti dei giornalisti, minacciando e potenzialmente violando le comunicazioni confidenziali con le nostre fonti, invadendo la nostra vita privata e mettendo a rischio la nostra sicurezza.

I software di spionaggio rappresentano oggi una grave minaccia alla libertà di stampa. Concedono infatti l’accesso ad una quantità sproporzionata e illimitata di dati: comunicazioni personali, foto, contatti ed anche cronologie di navigazione vengono acquisiti senza il consenso della vittima. L’UE deve quindi porre urgentemente fine a questa pratica.

Per noi giornalisti la sicurezza digitale e l’integrità dei dati sono essenziali per garantire la nostra sicurezza, la riservatezza e la protezione delle nostre fonti. Dobbiamo poterci fidare dei nostri dispositivi e dei canali di comunicazione al fine di fornire un giornalismo d’interesse pubblico e di qualità.

Diversi governi dell’UE hanno infettato i telefoni dei giornalisti con software di spionaggio con la sola scusa di garantire la sicurezza nazionale. Includere la possibilità di spiare i giornalisti in una legge Europea, che dovrebbe invece garantire la libertà di stampa, metterebbe a repentaglio il dovere dei giornalisti stessi di lavorare nel pubblico interesse. Il giornalismo critico nei confronti di chi detiene il potere, è infatti una delle pietre miliari tra i valori democratici dell’Unione Europea. Abbiamo quindi bisogno di una protezione completa e immediata.

Nonostante siano state introdotte diverse salvaguardie nei confronti del nostro lavoro durante la stesura della bozza della legge, rimangono ancora troppe falle nel testo che andrà ora discusso in plenaria. Il Parlamento Europeo può ancora rimediare agli errori e offrirci gli strumenti legali che ci difenderebbero dalla sorveglianza illegale con l’ausilio di software di spionaggio.

Vi chiediamo quindi di vietare l’uso di software di spionaggio contro i giornalisti nella Legge Europea per la Libertà dei Media (EMFA).