Ucraina, Georgia e Moldavia hanno chiesto ufficialmente di entrare a far parte dell'Unione europea. Le prime reazioni sono state positive, ma sarà un processo lungo: nel frattempo però l'allargamento dell'Ue potrebbe finalmente rimettersi in moto, e si potrebbero sperimentare alcune soluzioni originali
Dopo un decennio di crisi, il processo di allargamento dell’Unione europea verso est ha improvvisamente riguadagnato spazio nell'agenda politica europea. Dopo l’aggressione da parte della Russia, infatti, il 28 febbraio 2022 l’Ucraina ha presentato domanda di adesione all’Ue, seguita il 3 marzo da Georgia e Moldavia.
La richiesta ucraina è già stata accolta positivamente dal Parlamento europeo, che il 1° marzo ha approvato ad amplissima maggioranza una risoluzione con cui “invita le istituzioni dell'Unione ad adoperarsi per concedere all'Ucraina lo status di paese candidato all'adesione all'UE, in linea con l'articolo 49 del trattato sull'Unione europea e sulla base del merito”. Anche il Consiglio dell’Ue si è espresso con favore , chiedendo alla Commissione europea di condurre velocemente un’istruttoria per poi esprimersi ufficialmente a riguardo. In caso di parere positivo, saranno i capi di stato e di governo dell’Ue a dover decidere se e come procedere.
Le opzioni sul tavolo
In realtà non esistono possibilità concrete nel prossimo futuro per un ingresso di Ucraina, Georgia o Moldavia nell’Ue, stando a come funziona attualmente il processo di allargamento. Anche nello scenario più ottimistico, le analisi tecniche, i negoziati politici e l’adeguamento delle legislazioni nazionali alla miriade di norme europee esistenti prenderebbero parecchi anni. È vero che questi paesi hanno già iniziato a adeguarsi a una serie di standard Ue in base agli accordi di associazione che hanno firmato con l’Unione nel 2014 nell’ambito del Partenariato orientale , ma molte riforme restano ancora da fare – e comunque non basterebbero, dato che per entrare nell’Unione europea occorre anche fornire garanzie di solidità politica attualmente carenti.
Per questo, sono due le possibili misure di cui più si parla. L’Ue potrebbe concedere lo status di paese candidato all’Ucraina ed eventualmente agli altri due paesi che ne hanno fatto richiesta. Si tratterebbe di un passaggio preliminare dal valore esclusivamente politico, che non condurrebbe necessariamente all’apertura dei negoziati per l’adesione – ma il suo valore politico sarebbe difficile da negare. A questo proposito vari analisti hanno notato come un eventuale allargamento dell’Ue verso est potrebbe costituire per la Russia di Putin una sconfitta politica ancora maggiore di un eventuale allargamento della NATO.
A fianco della concessione dello status di paese candidato, l’Ue potrebbe offrire a Ucraina, Georgia o Moldavia alcune opportunità inedite in termini di accesso al mercato unico – come suggerito anche dal Parlamento europeo e dalla presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen. Si potrebbero eventualmente immaginare anche ulteriori facilitazioni alla circolazione delle persone attraverso i confini.
Favorevoli e tiepidi
Mentre il Parlamento europeo non si è ancora espresso sulle richieste di Georgia e Moldavia, gran parte dei suoi membri si è già detta favorevole a una futura integrazione dell’Ucraina nell’Unione europea. Rivolgendosi alle massime autorità ucraine, la presidente del Parlamento Roberta Metsola ha dichiarato : “Riconosciamo una prospettiva europea per l'Ucraina e […] accogliamo con favore la sua candidatura, lavoreremo per raggiungere tale obiettivo”.
Le uniche voci che si sono distinte sono state quelle del gruppo della Sinistra al Parlamento europeo e di alcuni esponenti del gruppo di estrema destra Identità e Democrazia, che hanno chiesto di valutare la richiesta ucraina di ingresso nell’Ue solo dopo la cessazione delle ostilità nel Paese.
I popolari e i liberali hanno invece mostrato un particolare entusiasmo rispetto all’allargamento dell’Ue all’Ucraina, così come hanno fatto una serie di eurodeputati dell’Europa centro-orientale – tra cui il presidente della delegazione del Parlamento europeo per l’Ucraina, Witold Waszczykowski. Alcuni suoi colleghi del partito conservatore polacco PiS si sono impegnati a “fare del nostro meglio per riconoscere [all'Ucraina] lo status di paese candidato il prima possibile, fondandosi su regole inedite per l'adesione". Anche i governi degli stati membri dell’Europa centro-orientale si sono espressi quasi unanimemente a favore di un possibile allargamento dell’Ue verso est. La presidente della Commissione europea ha dichiarato che l’Ucraina è "una di noi e la vogliamo nell'Unione europea".
Molto più cauti si sono mostrati finora altri governi, tra cui in particolare la Francia – da molto tempo assai scettica sull’ingresso di nuovi paesi nell’Ue. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha riconosciuto che quello dell’allargamento è “un tema delicato” su cui i governi hanno “visioni e sensibilità differenti”. Le differenze riguardano sia l’opportunità tattica di impegnarsi sull’allargamento nell’attuale fase di conflitto con la Russia, sia l’opportunità strategica di procedere a ulteriori allargamenti in assenza di una più ampia ristrutturazione dell’Ue.
Opzioni e scenari
La guerra in Ucraina sta aprendo degli spazi per una riflessione più ampia sulle relazioni tra l’Ue e i paesi che le stanno attorno, a partire dai Balcani occidentali. Se si realizzassero effettivamente dei passi avanti con l’allargamento verso est, anche il processo che interessa i Paesi balcanici potrebbe ripartire: sarebbe impensabile ammettere l’Ucraina nell’Ue lasciando ancora esclusi i paesi della regione che hanno avviato da ben più tempo il processo di avvicinamento all’Unione.
Oltre al numero di stati da ammettere e alle tempistiche dell’eventuale allargamento, il nuovo dibattito che si è aperto potrebbe portare a un ripensamento più complessivo di alcune politiche, meccanismi e strutture dell’Unione europea. La ridefinizione delle forme di collaborazione tra gli stati membri nell’ambito della difesa è già iniziata, ma servirà una più generale revisione della politica estera e di sicurezza comune, inclusa la politica di vicinato.
La guerra in Ucraina e le nuove richieste di adesione all’Unione europea potrebbero spingere a concretizzare alcuni altri ragionamenti nell’aria da tempo, in particolare per quanto riguarda l’Europa a più velocità e il rispetto delle norme europee. Fino a oggi, l’Ue ha riservato gran parte delle sue opportunità ai soli stati membri, e proprio grazie alle promesse dell’adesione è riuscita a promuovere riforme incisive nei Paesi candidati. Una volta che un Paese è entrato, l’Ue fa invece più fatica ad assicurare il rispetto delle regole condivise – è per questo che c’è bisogno di introdurre così tante riforme e garanzie prima dell’adesione.
Tra le soluzioni, è probabile che vengano proposte delle forme più light di integrazione, che possano precedere o affiancarsi al lungo processo di adesione all’Ue, concedendo rapidamente ai paesi interessati una serie di opportunità finora riservate ai soli stati membri. Oppure si potrebbe immaginare di snellire e accelerare la procedura standard di adesione, combinandola però con una serie di nuovi strumenti per continuare poi ad avvicinare – e tenere vincolati – gli stati membri agli standard politici ed economici condivisi.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Parlamento dei diritti 3", cofinanziato dall'Unione europea (UE) nel quadro del programma di sovvenzioni del Parlamento europeo (PE) per la comunicazione. Il PE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è di OBC Transeuropa e non riflette in alcun modo l'opinione dell'UE. Vai alla pagina “Il Parlamento dei diritti 3”.
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