Serbia e Kosovo, negoziato difficile
14 ottobre 2015
Nessuna novità di rilievo nel processo di normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, dopo l'incontro di ieri sera a Bruxelles tra i premier Aleksandar Vučić e Isa Mustafa in presenza del numero uno della diplomazia Ue Federica Mogherini.
“La Serbia ribadisce il proprio impegno a rispettare i termini degli Accordi di Bruxelles, ma non siamo disposti a fare alcun passo ulteriore”, ha dichiarato a chiusura dell'incontro il ministro degli Esteri serbo, che ha definito il negoziato in corso come “molto difficile”.
Al centro dell'attenzione il capitolo 35 dei negoziati di accesso della Serbia all'Ue, dedicato proprio ai rapporti col Kosovo. Prima di partire per Bruxelles, Vučić ha ribadito che per Belgrado l'ipotesi di un riconoscimento formale dell'indipendenza del Kosovo come presupposto necessario all'ingresso della Serbia nell'Unione europea è una prospettiva “inaccettabile”.
Delicata anche la posizione del governo kosovaro, che fronteggia la dura contestazione interna al processo negoziale. Nelle scorse settimane i lavori nel parlamento di Pristina sono stati letteralmente bloccati dai partiti di opposizione. Al centro delle polemiche, la prevista creazione dell'Associazione delle municipalità serbe, organo di autogoverno locale che, secondo i critici “creerà una nuovo Republika Srpska in Kosovo”.
La forte tensione ha portato lunedì sera a scontri violenti tra attivisti del movimento “Vetëvendosje” e forze dell'ordine nel centro di Pristina. Gli scontri sono partiti dopo il fermo di polizia a cui è stato sottoposto il leader del partito Albin Kurti, interrogato dalla polizia per aver platealmente lanciato un fumogeno all'interno dell'aula del parlamento alcuni giorni prima.
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