Thaçi e Dačić: un accordo, due interpretazioni
5 dicembre 2012
Hashim Thaçi e Ivica Dačić, primi ministri di Serbia e Kosovo, si sono incontrati ieri a Bruxelles per la terza volta nell'ambito del dialogo bilaterale facilitato dall'Alto rappresentante europeo per la politica estera Catherine Ashton.
Dall'incontro, emerge un accordo su alcuni punti centrali: implementazione della gestione coordinata di quattro punti di confine (Končulj, Merdare, Jarinje e Brnjak) che dovrebbe essere completata in due fasi entro il 31 dicembre, nomina bilaterale di “ufficiali di collegamento” (uno serbo a Pristina, uno kosovaro a Belgrado), temporaneamente ospitati nelle strutture dell'UE, creazione di un corpo di polizia multientnico all'interno della polizia kosovara per la protezione dei siti religiosi serbi in Kosovo, creazione di misure per assicurare “trasparenza nei flussi di denaro diretti alla comunità serba in Kosovo”.
Dačić, era partito per Bruxelles dicharando: “Non abbiamo nulla da perdere, abbiamo già perso tutto, cerchiamo di recuperare quanto possibile”. Al suo ritorno a Belgrado, ha detto che “l'accordo parla di confini amministrativi” (e non di stato), “gli ufficiali di collegamento non hanno lo status di diplomatici” e ha chiesto ai serbi del Kosovo di avere fiducia nello stato, scaricando in parte a responsabilità di quanto accade sull'esecutivo democratico. “Il nostro governo deve rispettare gli accordi presi da quello precedente, anche se non sono fatti negli interessi del nostro popolo. Ora siamo tra l'incudine e il martello. Se non rispettiamo gli accordi, non faremo passi avanti verso l'UE”.
Come era facile aspettarsi, sostanzialmente diversa l'interpretazione di Thaçi, che ha parlato di “confini statali” e della prossima “nomina di un ambasciatore kosovaro a Belgrado”.
Il prossimo incontro, come annunciato nel comunicato ufficiale dell'UE, si terrà sempre a Bruxelles il prossimo 17 gennaio 2013.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l'Europa all'Europa.
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