Il possibile blocco delle forniture energetiche russe e la liberalizzazione dei prezzi del gas minacciano la Romania mentre tenta di avviarsi sulla strada della completa indipendenza energetica entro il 2020
L'attuale conflitto tra Russia e Ucraina sta mettendo a dura prova l’intera Europa. L’avvicinarsi dell’inverno aumenta le inquietudini vista la consistente dipendenza energetica europea rispetto alla Federazione russa. Quest'ultima è infatti il maggior fornitore di petrolio, gas e carbone dell'Europa: il 30% del consumo europeo di gas arriva dai giacimenti siberiani e oltre la metà di quest'ultimo transita attraverso l'Ucraina.
Non sarebbe la prima volta se l'infrastruttura dei gasdotti ucraini venisse utilizzata come un'arma politica sotto la forma di un ricatto energetico. Il blocco delle forniture è già avvenuto nel 2006, nel 2009 e durante questo giugno, quando la Gazprom ha sospeso le forniture di gas all'Ucraina pur continuando ad utilizzarne i gasdotti per fornire gas ad altri Paesi europei.
Se la Russia decidesse di chiudere il rubinetto, i paesi dell'Unione europea potrebbero emanare misure eccezionali come il divieto di rivendita del gas liquido o l'abbassamento del consumo industriale al fine di favorire il consumo di gas metano domestico.
E la Romania?
In questo contesto la Romania è tra i paesi europei che meno dipende dal gas russo. Le sue azienda nazionali Petrom e Romgaz producono annualmente circa 11 miliardi di metri cubi di gas. 1,5 miliardi miliardi di metri cubi vengono invece importati dalla Russia. La produzione di energia interna soddisfa il 70% dei consumi; mentre il restante 30% è compensato dalle importazioni.
Detto questo la vicinanza al conflitto non fa certo stare tranquilli i cittadini romeni. E non hanno tutti i torti. La Gazprom - secondo il ministero dell'Energia romeno - ha deciso dal 16 settembre scorso di tagliare, senza spiegazioni, il 10% delle sue forniture alla Romania. La mossa è arrivata dopo che la Gazprom, tre giorni prima, aveva già tagliato di un 5% le sue forniture a Bucarest.
Di fronte ad un possibile scenario di crisi energetica il ministro romeno per l'Energia, Razvan Nicolescu, ha voluto in questi giorni tranquillizzare la popolazione spiegando che la Romania è in ogni caso preparata a far fronte anche ad un blocco completo delle importazioni russe ”avendo riserve importanti di petrolio greggio, tali da poter sostituire il gas nelle centrali”.
Secondo i media romeni nel 2013 la Romania ha pagato solo mezzo miliardo di dollari alla russa Gazprom e cioè quasi la metà rispetto ai costi del 2012. I giornalisti di Digi24 sottolineano come questo sia però anche conseguenza della crisi economica che ha abbassato il fabbisogno di energia e non solo sintomo di maggiore indipendenza energetica.
La liberalizzazione del prezzo del gas
A spaventare i cittadini romeni però non è solo la Russia ma anche Bruxelles, con la sua liberalizzazione del prezzo del gas, in conformità con il calendario stabilito nel 2012 da istituzioni romene, Fondo Monetario Internazionale e Commissione europea. Dal primo ottobre le tariffe del gas ad uso domestico dovrebbero aumentare di un ulteriore 3%, dopo gli aumenti già avvenuti negli ultimi anni. Entro il 31 dicembre 2018 il prezzo dovrebbe essere poi completamente liberalizzato.
Il ministro romeno dell'Energia Nicolescu ha però annunciato che l'aumento del prezzo del gas previsto per il 1° ottobre non avverrà, in quanto la popolazione della Romania necessita di più tempo per adattarsi ai nuovi costi. Il ministro ha aggiunto che vorrebbe negoziare con Bruxelles uno slittamento di questa misura almeno fino al 1° luglio 2016 usando come argomentazioni l'attuale tenore di vita dei romeni e la situazione economica difficile attraversata anche negli altri stati dell'UE.
Inoltre Nicolescu si è appellato alle aziende romene affinché sospendano la loro attività di lobbying a Bruxelles, dove stanno facendo pressione per aumentare ulteriormente il prezzo del gas per i consumi domestici.
Attualmente per riscaldare d'inverno tre camere con la propria caldaia una famiglia romena sborsa in media 80 euro al mese. Ancora più difficile è la situazione per coloro che abitano in case uni-familiari attorno alle città: molti si sono pesantemente indebitati per acquistarle e ora debbono pagare bollette sostanziose.
Fratellanza
Nel frattempo però la Romania ha teso una mano alla Moldavia inaugurando alla fine del mese scorso il gasdotto Iasi-Unghemi: è l'unico costruito tra la Moldavia e l'Unione europea. Con una lunghezza di 42 km, il gasdotto, cofinanziato da Bruxelles, potrà muovere un miliardo di metri cubi di gas all'anno, un terzo del consumo della Moldavia. In questo modo, per la prima volta, questa piccola nazione che dipendeva al 100% dalle importazioni di gas russo, potrà d'ora in poi ricevere gas dai mercati internazionali.
E, secondo una dichiarazione del presidente Traian Băsescu, tra il 2019 e il 2020 la Romania sarà in grado di coprire il fabbisogno energetico non solo per il consumo interno, ma anche per la Moldavia. Parlando poi dei giacimenti di gas trovati nel Mar Nero, Băsescu ha annunciato che ad ottobre si conosceranno ulteriori dettagli, quali la pressione del gas e la quantità e "questo permetterà al consorzio Petrom-Exxon di valutare le spese di produzione”.
Non lontane da quelle del presidente Băsescu le previsioni di Voice of America che in un suo approfondimento spiega che la Romania diventerà indipendente dal punto di vista energetico solo entro la fine del decennio grazie alle fonti alternative di energia nucleare ed eolica e grazie anche all'estrazione del gas scisto, che pure ha suscitato numerose polemiche e proteste tra la società civile.
Bisogna però aggiungere che nell'arco del prossimo decennio, la Romania avrà bisogno di circa 4-5 miliardi di euro di investimenti annuali nel settore energetico: solo così potrà diventare entro la fine del 2020 l'unico Paese europeo indipendente dal punto di vista energetico assieme alla Danimarca.
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