Si mobilitano le organizzazioni per i diritti umani nel tentativo di tutelare la salute di decine di migliaia di attivisti e giornalisti ancora in carcere in Turchia nonostante il provvedimento svuota-carceri pensato dal governo per l'emergenza coronavirus
Nonostante le pressioni internazionali, restano in carcere in Turchia migliaia di difensori dei diritti umani, giornalisti e politici che meriterebbero di godere delle misure di alleggerimento della pena sancite da una legge votata in Parlamento lo scorso 14 aprile. Mentre escono e possono godere degli arresti domiciliari quasi centomila detenuti comuni, il governo turco non ha previsto alcuna misura di tutela della salute per i detenuti politici, che in piena emergenza Covid-19 sono a rischio in prigioni sovraffollate e prive delle necessarie strutture di assistenza.
Tra i detenuti, Ahmet Altan, 70 anni, in attesa del processo di appello dopo la condanna a 10 anni e mezzo per "aiuto esterno a organizzazione terroristica", nonché Osman Kavala, in detenzione preventiva da oltre due anni e mezzo, e politici curdi quali Selahattin Demirtaş.
OBCT si unisce ad altre 23 organizzazioni nel chiedere che la Turchia provveda al rilascio dei prigionieri politici ingiustamente detenuti.
Qui il testo dell'appello.
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