Giovedì 22 gennaio nel cimitero musulmano di Stražište, a Višegrad, alla presenza di un imponente dispiegamento di forze di polizia, un impiegato comunale ha cancellato con una piallatrice la parola “genocidio” dalla stele in marmo che ricorda le vittime della pulizia etnica condotta in città nei primi mesi del 1992.
Il quinto appuntamento con le elezioni presidenziali, dall'indipendenza del paese, arriverà solo a marzo ma in Macedonia la campagna elettorale è già iniziata.
Aveva appena parcheggiato la macchina di fronte alla sua abitazione a Mitrovica nord: appena sceso, lo hanno colpito cinque o sei pallottole con un'arma automatica. Quando è arrivato nell'ospedale cittadino, non c'era più nulla da fare.
Atice ha quindici anni. Mentre ci prepara il tè, nella tenda panciuta dove vive con la famiglia, parla senza sosta, ostentando un fare sicuro. Siamo sulle falde del monte Karadağ, antico vulcano spento e oggi terra di pascolo che domina la provincia di Karaman, in Turchia centrale. Poi, però, all'improvviso Atice s'avvampa di rosso per la timidezza, e nasconde il viso tra le mani, con un gesto da bambina.
Čika Mišo è stato per sessant'anni l'unico lustrascarpe di strada di Sarajevo. Simbolo della città e diventato attrazione turistica, è stato così importante da apparire in tanti documentari e racconti. E' morto ieri di infarto.
Quando ero piccola il Christkindlmarkt, cioè il mercatino di Natale, per me era legato alle zie Gertrud e Liselotte che mi ci portavano quando andavo a trovarle in Germania.