Il summit dell'Unione Europea, tenutosi lo scorso 2 giugno a Sarajevo e interamente dedicato ai Balcani occidentali, si è limitato a ribadire la "prospettiva europea" per i paesi in questione, già avanzata un decennio fa a Zagabria. Tuttavia, nessuna data certa è stata messa sul tavolo. Nel club dei 27 non c'è infatti unanimità sui tempi di ingresso di nuovi paesi.
Qualche anno fa la Commissione internazionale per i Balcani occidentali, presieduta da Giuliano Amato, aveva avanzato la proposta di ingresso dei paesi dei Balcani per la data simbolica del 2014, esattamente un secolo dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale. È passato del tempo. Slovenia, Romania e Bulgaria nel frattempo sono entrate a pieno titolo nell'Unione. Ma per il resto dei Balcani, eccetto la Croazia, i tempi sembrano molto più lunghi. Come a lungo si è dovuto aspettare anche solo per l'abolizione dei visti Schengen.
Oggi l'Unione sta attraversando una grave crisi. L'impasse non è più solo politica, come già era emerso negli anni scorsi con la "fatica da allargamento" e la difficoltà nel ridisegnare le regole comuni, ma anche economica. In questo contesto che fare con i Balcani?
Meglio procedere in tempi rapidi e con grande convinzione politica verso l'inclusione di questi paesi, per garantirne la stabilità e scongiurare il rischio che stati vicini mettano a repentaglio la stabilità dell'Unione stessa? Oppure meglio rallentare il passo, distinguere tra paese e paese, non consentire l'adesione di nuovi membri finché sono troppo fragili e assicurare così più sostenibilità al processo di allargamento?
Su queste posizioni dibatteranno sul nostro sito Fabrizio Tassinari direttore dell’Unità di Politica estera e Studi europei presso l’Istituto danese di studi internazionali (Diis) e Jens Woelk ricercatore presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell'Università di Trento. Il ruolo di discussant è affidato a Risto Karajkov, ricercatore e corrispondente di OBC da Skopje, Macedonia
Come funziona
I dibattiti on-line di Osservatorio Balcani e Caucaso riguardano un tema di attualità elaborato dalla redazione e tradotto in un quesito, inizialmente rivolto a due esperti.
Martedì 15 giugno i due esperti prendono posizione rispetto alla questione discussa. A questo punto, i lettori hanno occasione di esprimere la propria opinione in un sondaggio attivo durante tutta la durata del dibattito su www.balcanicaucaso.org e/o di commentare qui gli interventi degli esperti o sulla pagina Facebook di Osservatorio, www.facebook.com/BalcaniCaucaso.
Lunedì 21 giugno un discussant di Osservatorio commenta il caso posto, tenendo conto delle posizioni dei due esperti e dei commenti dei lettori.
Lunedì 28 giugno i due esperti concludono il dibattito, rispondendo ad alcuni dei commenti e delle domande poste dal pubblico e dal discussant.
I lettori possono partecipare al dibattito in varie forme: rispondendo al sondaggio; esprimendo liberamente le proprie opinioni purché in modo civile e rispettoso; commentando gli interventi degli esperti; rivolgendo domande direttamente ad uno di loro o ad entrambi.
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Europei
La loro identità non si basa sul passato, ma sull'adesione ad un progetto futuro. Fanno parte dell'Europa che ancora non c'è, quella del Mediterraneo, del Mar Nero, delle minoranze. Per il decennale di Osservatorio Balcani e Caucaso un nuovo dossier