Jovo Martinović è un giornalista investigativo montenegrino che si occupa di criminalità organizzata. Ha trascorso 14 mesi in prigione, accusato di traffico di droga. Il suo processo è ancora in corso. Ritratto di un giornalista scomodo.
In Romania i principali gruppi editoriali sono legati a partiti politici. Negli ultimi mesi diversi giornalisti si sono dimessi a causa delle pressioni subite. Un'intervista al giornalista investigativo Cătălin Prisacariu, che lotta per mantenere la sua indipendenza: “In Romania restare onesti è anche una questione di fortuna”.
Per diversi giorni, TV Pink, fedele portavoce del potere in Serbia, ha lanciato una campagna di linciaggio mediatico contro Tamara Skrozza. La giornalista indipendente aveva sottolineato come le apparizioni televisive dei leader del partito del Presidente Vučić fossero significativamente più alti di quelle dei rappresentanti dell'opposizione.
“Vogliamo un servizio pubblico indipendente!”. Lo scorso 27 dicembre centinaia di cittadini si sono riuniti di fronte al parlamento montenegrino per denunciare le pressioni politiche sul servizio di informazione pubblica. Nel corso della manifestazione, i presenti hanno simbolicamente rotto le catene avvolte attorno a un televisore.
In Serbia KRIK è uno dei pochi media investigativi, ma è anche il bersaglio principale degli attacchi dei tabloid, i “cani da guardia” del potere politico. Nonostante le pressioni e la mancanza di mezzi, i suoi sei giornalisti si sono guadagnati una solida reputazione con le loro estese indagini sulla corruzione e la criminalità organizzata. Un'intervista.
Nel 2015, molto prima che il caso Tahiri scuotesse il governo Rama, un ex capo della polizia albanese aveva già denunciato i fatti. Le sue scoperte sull'entità del contrabbando di cannabis, poco apprezzate dalle autorità, lo resero una persona non gradita nel suo stesso paese. Dritan Zagani è oggi un rifugiato politico in Svizzera.
In cinque paesi del mondo tra cui la Serbia, Facebook sta testando una nuova formula: solo i contenuti sponsorizzati sono visibili a tutti gli utenti. In una settimana, sono così crollati i tassi di presenza sulle pagine di media indipendenti o di iniziative dei cittadini. Nella Serbia di Vučić, i social network erano stati finora l'unica alternativa ai media tradizionali, pesantemente controllati dal governo.
Un membro del partito GERB ha minacciato un giornalista, e si è giocato la carriera. Ma questa non è la regola in Bulgaria, che secondo la classifica di Reporters Without Borders è il paese dell’Ue con la minor libertà di espressione.
I Western Balkans Media Days si sono svolti tra l’8 e il 10 novembre a Tirana. Lontano dal politicamente corretto, i dibattiti hanno dato luogo a intense discussioni e hanno fatto un ritratto a tinte fosche della libertà di stampa nella regione. Ma l'Unione europea ha ricevuto il messaggio?
Precarietà, pressioni politiche ed economiche: i giornalisti albanesi denunciano costantemente il deterioramento della libertà di stampa. Anche un professionista esperto come Artan Rama è stato pesantemente censurato. Era l'ottobre 2016 quando la sua rivista “Publicus” fu brutalmente interrotta dai capi della televisione privata Vizion Plus.