Il presidente turco Erdoğan ha accusato la Bulgaria di limitare i diritti politici della minoranza turca in vista delle prossime elezioni, Sofia ribatte denunciando interferenze turche nella campagne elettorale. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [24 marzo 2017]
Si riaccende lo scontro tra il presidente turco Recep Tayyp Erdoğan e un paese dell'Unione europea, questa volta la Bulgaria, che si prepara alle elezioni parlamentari anticipate di domenica prossima.
Al centro delle , il voto dei numerosi cittadini bulgari di etnia turca, circa il 10% della popolazione, che conta anche una forte e influente diaspora in Turchia. “Siamo preoccupati dalle pressioni esercitate sulla comunità turca, è inaccettabile”, ha tuonato Erdoğan nei giorni scorsi, ricevendo però la risposta stizzita del suo omologo bulgaro Rumen Radev, secondo il quale: “la Bulgaria non dà e non riceve lezioni di democrazia, soprattutto da chi non rispetta lo stato di diritto”.
Dal crollo del muro di Berlino, i voti dei turchi di Bulgaria sono stati monopolizzati dal Movimento per le Libertà e i Diritti o DPS, partito spesso contestato per scarsa trasparenza e modello oligarchico di potere.
Quest'anno però, Ankara non fa mistero di preferire un nuovo interlocutore: il partito DOST - nato l'anno scorso da una scissione interna del DPS – e che oggi lotta per superare la soglia di sbarramento del 4% ed entrare nel prossimo parlamento di Sofia.
Le attenzioni di Erdoğan verso DOST hanno arroventato i toni della campagna elettorale, con accuse al nuovo partito di rappresentare un “cavallo di Troia” turco. I movimenti nazionalisti hanno colto l'occasione al balzo e nei giorni scorsi hanno annunciato un blocco delle frontiere: obiettivo dichiarato, impedire il tradizionale rientro degli emigrati in Turchia per esercitare il proprio diritto di voto.
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