La cancelliera tedesca Angela Merkel ha annunciato il veto tedesco al rinnovo dell'Unione doganale tra Ue e Turchia. La decisione segna un ulteriore aggravarsi della crisi in atto tra i due paesi. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [2 settembre 2017]
Sempre più tesi i rapporti tra Berlino ed Ankara, divisi dalle pesantissime purghe volute dal presidente turco Recep Tayyp Erdoğan dopo il fallito golpe del luglio 2016, purghe che la Germania e molti alleati occidentali considerano un attacco a democrazia e stato di diritto.
Mercoledì scorso la cancelliera tedesca Angela Merkel ha annunciato il “no” di Berlino al rinnovo dell'unione doganale tra Unione Europea e Turchia, in vigore dal 1995. L'accordo ha posto le basi per un'area di libero scambio che riguarda soprattutto i prodotti industriali, escludendo però prodotti agricoli, servizi e appalti pubblici.
La posizione della Merkel, comunicata durante un incontro col presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker, è stata accompagnata dall'invito ad Ankara a liberare i numerosi giornalisti e attivisti arrestati in Turchia nell'ambito delle purghe post-golpe.
Tra questi ci sono anche cittadini tedeschi, come il corrispondente del quotidiano “Die Welt” Deniz Yücel, fermato lo scorso 14 febbraio ed accusato di propaganda ad organizzazioni terroriste e incitamento alla violenza, che rischia fino a dieci anni di reclusione. La Merkel ha chiesto il rilascio immediato di Yücel e delle altre persone oggi in carcere, ribadendo che relazioni solide possono basarsi soltanto sul rispetto dello stato di diritto.
Lo scontro mette ormai alle corde i tradizionali e forti rapporti bilaterali: in Germania vivono oggi circa tre milioni di persone di origine turca e tra i due paesi - entrambi membri dell'Alleanza atlantica – l'anno scorso l'interscambio commerciale si è attestato a oltre 40 miliardi di euro.
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