Rami ghiacciati durante l'inverno - Pixabay

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Il presidente russo Vladimir Putin non visiterà la Serbia nei prossimi giorni, come era stato annunciato più volte: nonostante le smentite, molti analisti legano il mancato arrivo con il generale raffreddamento dei rapporti tra Belgrado e Mosca. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [18 ottobre 2020]

“Putin ha confermato che sarà a Belgrado il prossimo ottobre, per l'inaugurazione della cattedrale di San Sava”. Così, nel giugno scorso durante una visita ufficiale a Mosca, il presidente serbo Aleksandar Vučić aveva annunciato la visita del capo di stato russo in Serbia.

La data prevista era quella del 20 ottobre, quando insieme all'inaugurazione della cattedrale di Belgrado, in costruzione dal lontano 1935, si festeggia la liberazione della capitale serba dall'occupazione nazifascista. “Ribadiremo insieme la lotta comune dei popoli serbo e russo durante la Seconda guerra mondiale”, aveva dichiarato Vučić.

A meno di soprese dell'ultim'ora, però, Putin non ci sarà: un'assenza che si fa notare, tanto più che secondo numerosi media ed analisti, la decisione del presidente russo è un chiaro segnale del graduale peggioramento dei rapporti tra Mosca e Belgrado.

Nonostante lo sforzo della Serbia verso la membership europea, negli ultimi anni la Federazione russa è rimasta un alleato centrale nella politica estera serba, soprattutto per il sostegno che Belgrado riceve da Mosca sulla questione del Kosovo.

Proprio sul Kosovo, però, si è consumata una frattura visibile, dopo che lo scorso 4 settembre Vučić ha firmato a Washington un accordo di normalizzazione dei rapporti economici con Pristina, sotto l'egida del presidente americano Donald Trump, mossa esplicitamente criticata dalla leadership russa.

I rapporti tra Mosca e Belgrado non appaiono per ora a rischio rottura: gli entusiasmi sulla “fratellanza slava”, però, da molti mesi si sono raffreddati, lasciando lo spazio a dinamiche più ambigue.

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