Non saranno discusse domani a Pristina, come precedentemente annunciato, le proposte di modifica costituzionale che dovrebbero dare luce verde alla creazione del Tribunale speciale sui presunti crimini dell'UÇK.
Dopo l'incontro di ieri a Skopje tra gli ambasciatori di vari paesi occidentali – che chiedevano responsabilità politica rispetto alla crisi in corso - e i rappresentanti politici macedoni, sia del governo che dell'opposizione, oggi sono arrivate le reazioni visibili con alcune dimissioni eccellenti.
Il villaggio di Konjsko, sul lago di Prespa. Ultimo abitato macedone prima del confine albanese (il lago è oggi condiviso da Macedonia, Albania e Grecia) fino a pochi anni fa, quando è stato collegato da un'impervia strada carrabile, era raggiungibile solo per via d'acqua.
Si è concluso con un nulla di fatto il primo incontro tra il nuovo governo greco targato SYRIZA e i partner europei, nella riunione dei ministri delle Finanze dell'Ue (Eurogruppo) tenuto ieri a Bruxelles.
Muro contro muro. Si fa sempre più complessa e tesa la situazione politica in Macedonia. Lunedì, il leader dell'opposizione socialdemocratica (SDSM), Zoran Zaev, ha accusato il governo del premier Nikola Gruevski di utilizzare i servizi segreti per sorvegliare illegalmente attivisti, giornalisti, accademici, giudici e politici, sia dell'opposizione che della stessa maggioranza.
Il leader dell'opposizione accusato di tradimento, spionaggio internazionale e tentativo di colpo di stato. Una storia che sembra uscire dalle pagine più cupe di George Orwell, e che dalla fine della settimana scorsa sta facendo tremare la fragile democrazia macedone.
Vittoria elettorale, intesa con la destre anti-austerità per una maggioranza di governo, giuramento (laico e non religioso) come premier in-pectore. Non ha perso tempo Alexis Tsipras, leader della sinistra radicale di Syriza, dopo il trionfo alle urne di domenica scorsa.
Le firme raccolte sono regolari, ma il quesito è incostituzionale ed inaccettabile. Questo il responso della Corte costituzionale croata sul cosiddetto referendum “anti-cirillico”, iniziato dai veterani dei conflitti degli anni '90.