Diverse associazioni denunciano l’uso della violenza e respingimenti illegali da parte della polizia su rifugiati entrati in Croazia. Il ministero dell'Interno nega, ma promette l'avvio di indagini
“Dal 10 maggio abbiamo verificato un aumento sensibile di casi di violenza della polizia su rifugiati che hanno attraversato il confine” ha dichiarato lo scorso 26 maggio per T-Portal Owen Breuil, responsabile della sezione croata di MdM - Médecins du monde. Una violenza che, secondo le 30 testimonianze raccolte dal 19 maggio nei pressi dei confini da MSF - Medici Senza Frontiere in Serbia, ha sempre le stesse caratteristiche: percosse con manganelli, distruzione dei cellulari, sequestro dei soldi.
Il portavoce di MSF, Stephane Moissaing, ha aggiunto che è inaccettabile che si usi la violenza come deterrente per rimandare indietro i migranti che sono da mesi bloccati lungo la rotta balcanica. Violenze, oltre che respingimenti illegali, che in realtà vengono segnalate da mesi da organizzazioni come Human Rights Watch , JFS - Jesuit Refugee Service, OXFAM , oltre che dai rappresentanti dell’iniziativa “Dobrodošli! ” (Benvenuti!) che fa riferimento al Centro per gli studi sulla pace e dall’associazione locale "Are you Syrious? ", nata a Zagabria nel 2015 durante il primo grande flusso di rifugiati e che produce informazione giornaliera sulla situazione dei migranti nei Balcani.
Il 29 maggio a Zagabria, le due associazioni hanno presentato pubblicamente il “Rapporto sulla nuova ondata di violenze sui migranti ai confini della Repubblica di Croazia ”, realizzato in base a testimonianze raccolte direttamente o dati di altre organizzazioni. Come ad esempio il report di aprile 2017 dell’Unhcr in Serbia dal quale risulta che in quel mese 246 rifugiati sono stati rimandati a forza in Serbia, mentre il report della settimana tra il 15 e il 21 maggio segnala: “137 rifugiati hanno subito l’espulsione collettiva, un numero doppio rispetto alla settimana precedente, a molti è stato negato l’accesso alla procedura d’asilo e si denota lo sproporzionato uso della forza da parte della polizia".
Nel rapporto di Are You Syrious e Dobrodošli vengono citati anche dati forniti dalle missioni in Serbia di MSF e MdM sul numero dei feriti: “Negli ultimi dieci giorni, MdM ha curato 23 casi nella loro clinica di Adaševci [ndr: in Serbia, al confine con la Croazia] il che conferma l’aumento significativo della violenza usata ai confini (…). MSF sostiene di aver curato nel proprio ospedale a Belgrado, nella settimana tra il 19 e il 25 maggio, dieci migranti feriti e tutti hanno dichiarato di essere stati picchiati dalla polizia croata”.
Secondo “Are you Syrious?” e “Dobrodošli!” le violenze perpetrate dalla polizia alla frontiera tra Croazia e Serbia hanno preso di nuovo il sopravvento. Durante la presentazione pubblica del rapporto Lea Horvat, di Dobrodošli, ha rilevato come oltre alla violenza fisica i migranti subiscano la violazione del diritto all’asilo, vale a dire l’accesso al sistema di protezione internazionale recepito dalla legislazione croata.
Kelsey Montzka, dell’associazione Are You Syrious, ha fornito anche dei dettagli sulle modalità: “Dalle denunce dei migranti emerge che i poliziotti li fermano una volta già entrati in territorio croato e li riportano nei territori in vicinanza del confine con la Serbia. Qui vengono trasferiti su altri mezzi e trasportati alla frontiera. All’arrivo li scaricano uno ad uno, picchiandoli a mani nude o con bastoni o manganelli, come se con i loro corpi 'giocassero a calcio'”.
Sulla base delle testimonianze raccolte tra i rifugiati da parte delle due associazioni, emerge che si tratta di violenze frequenti e continue, che provocano pesanti conseguenze sull’indennità fisica e sulla sicurezza dei rifugiati. Per questo motivo Are You Syrious e Dobrodošli hanno presentato alle autorità croate precise richieste: fermare immediatamente l’uso della violenza da parte della polizia, avviare urgentemente un'indagine e sanzionare i responsabili; assicurare a chiunque lo richieda l’accesso alla procedura di richiesta dell’asilo; rendere possibile ai rifugiati illegalmente espulsi e interessati a richiedere asilo in Croazia, di rientrare ed essere accolti nel centro per richiedenti asilo di Zagabria o di Kutina per poter avviare la richiesta di protezione internazionale; sospendere il Regolamento di Dublino .
Il ministero dell’Interno ha risposto immediatamente alle accuse con una nota ufficiale, come riporta il quotidiano Večernji List del 26 maggio : “Fino ad ora non ci risultano registrati casi di comportamento non professionale o illegale della polizia nei confronti dei migranti. In caso di segnalazioni, come sempre fatto in passato, il procuratore di Stato avvierà le dovute indagini”. Ha aggiunto, inoltre, che con i colleghi della Serbia avvengono giornalieri scambi di informazioni e finora non sono mai stati segnalati i casi denunciati dalle Ong.
Di diverso avviso Vladimir Cucić, Commissario responsabile per i profughi e le migrazioni in Serbia, che il 2 giugno ha confermato l'uso della forza : “Non sono rari i casi di migranti, rimandati indietro dai paesi vicini, che tornano con visibili ferite e segni da percosse”. Aggiungendo, infine, che questa “prassi” viene usata oltre che dalla Croazia anche da Ungheria e Bulgaria.