Saša Leković (foto L. Zanoni)

Saša Leković (foto L. Zanoni)

A Fasana si sono riuniti per dieci giorni decine di giornalisti dei Balcani. A promuovere l'iniziativa Saša Leković e Petar Fehir, ad ospitarla l'incantevole cittadina istriana, dichiarata, per l'occasione "Città amica dei giornalisti"

20/09/2019 -  Luka Zanoni Fažana/Fasana

Nell’incantevole contesto di Fažana/Fasana, piccolo comune istriano di fronte al Parco nazionale di Brioni, abbiamo incontrato Saša Leković, ex presidente dell’Ordine dei giornalisti della Croazia, nonché giornalista investigativo con  quarant’anni di esperienza professionale alle spalle, oggi in veste di organizzatore della prima edizione del Fažana Media Fest , festival internazionale di giornalismo multimediale. Dal 13 al 22 settembre, dieci giorni di mostre, tavole rotonde, dibatti e presentazioni di libri. Un evento che ha coinvolto centinaia di volontari ed ha visto un’ampia partecipazione della comunità locale. 

Da dove l’idea di questo festival?

Innanzitutto ho voluto, insieme con il mio collega Petar Fehir, fare qualcosa che potesse mostrare almeno alcune delle cose che i giornalisti fanno ma che non sono così visibili nel loro lavoro quotidiano, come per esempio scrivere libri, disegnare fumetti, scrivere sceneggiature. Poi perché vorremmo che questo meraviglioso luogo che è Fažana possa vivere anche oltre la stagione turistica, motivo per cui abbiamo coinvolto a pieno titolo il comune nell’organizzazione del programma. Infine il terzo motivo è che volevamo portare avanti un discorso antifascista, antinazionalista, antidiscriminatorio, rispettoso dei diritti umani e in senso lato collaborativo, e a questo riguardo Fažana è un luogo importante, nel senso che è una città nota per condividere questi valori.

Quindi non è certo un caso che abbiate scelto Fažana per organizzare un festival di questo tipo?

Io e Pero [Petar Fehir, uno dei co-organizzatori del festival ndr] ci conosciamo da 45 anni, poi la vita ci ha portati su strade differenti. Lui ora vive a Fažana ormai da dieci anni, o meglio vive tra la Svezia, dove ha lavorato per anni, e Fažana. Così anch'io, sia per via di questo festival che per fare ancora qualcosa insieme con Pero, mi sono trasferito qui un anno fa. Ecco, diciamo che se Pero non fosse venuto qui forse non ci saremmo incontrati di nuovo in questo modo e l’amministrazione locale probabilmente non mi sarebbe venuta incontro nel sostenere questo festival.

Solitamente questi eventi richiedono parecchio denaro… che tipo di sostegno avete ricevuto e da chi?

Per il Media Fest lavoriamo tutti gratis. Siamo tutti volontari, compresi tutti i ragazzi sia locali che stranieri che vedete qui attorno. Sul piano finanziario abbiamo ricevuto aiuto dall’Ente di promozione turistica locale e dal Comune di Fažana abbiamo avuto gli spazi dove organizzare e allestire il Media Fest, inoltre ci hanno dato a disposizione i tecnici, gli autisti, insomma alcuni lavoratori del Comune che ci hanno dato una mano.

Inoltre abbiamo avviato un’ottima collaborazione con i ristoratori e albergatori locali, tra i vari il BiVillage, un ottimo villaggio turistico di proprietà italiana che ha messo a disposizione camere e appartamenti per una parte degli ospiti del Media Fest. L’altra parte di partecipanti è stata ospitata nel campo dei Vigili del fuoco locali. Per non dimenticare i molti ristoratori che hanno regalato i pasti per tutti gli ospiti del festival. I relatori e gli ospiti del Media Fest hanno accettato di venire qui senza compenso, nessuno è stato pagato per partecipare al Media Fest, eccetto che per le spese di viaggio.

Il fotografo Jasmin Krpan espone la sua mostra sulla Cambogia e il Vietnam (foto L. Zanoni)

Il fotografo Jasmin Krpan espone la sua mostra sulla Cambogia e il Vietnam (foto L. Zanoni)

L'impressione è che qui vi sia un forte senso comunitario e di condivisione dei valori. Anche se non è che ci conosciamo tutti da anni...

Sì certo, in qualche modo è vero. Io e Pero siamo amici della maggior parte degli invitati, e quelli che non conosciamo sono amici di nostri amici. Tuttavia, va detto che nessuno è venuto qui solo perché è nostro amico o conoscente. Sono qui perché fanno bene quello che fanno, perché quello che fanno è in questo momento di grande attualità e interesse. Certo, è vero che le persone che partecipano al Media Fest condividono gli stessi valori e di conseguenza si attraggono e socializzano più facilmente. Questa è stata anche l’idea di base, avvicinare persone che condividono gli stessi valori. E forse la miglior dimostrazione che le persone invitate sono qui non perché nostri amici ma per il valore di quello che fanno, la si vede dalle 7-8 promozioni e presentazioni di libri scritti da giornalisti che ancora non sono stati presentati in altri luoghi. Lo stesso vale per le sei mostre, fotografiche, di caricature, ecc, che abbiamo in esclusiva. Come dire, non è la stessa mostra che gira ovunque e poi arriva anche da noi. Qui sono state presentate per la prima volta, in esclusiva per il pubblico del Media Fest.

Come è stata coinvolta la comunità locale?

Abbiamo avuto nel programma eventi interessanti e allo stesso tempo molto importanti per la comunità locale. Abbiamo coinvolto le scuole e gli asili, con i più piccoli abbiamo sviluppato un programma dedicato alla lotta contro le cosiddette droghe moderne (videodipendenza, dipendenza dal gioco, ecc.), poi un altro sull’inquinamento del mare, dove i bambini hanno fatto disegni fantastici su questo tema. Di tutto ciò abbiamo realizzato un videoclip dove i piccoli, coi loro disegni e la loro voce, dicono perché non va bene inquinare il mare. Fra qualche giorno avremo qui tutto l’asilo che verrà a vedere i loro lavori esposti.

Altra cosa interessante sono le quattro serate guidate dal noto giornalista televisivo Đelo Hadžiselimović, rivolte soprattutto alla popolazione locale, nelle quali è stata coinvolta la società dei pescatori locale. Đelo Hadžiselimović ha dialogato con famosi documentaristi, giornalisti, viaggiatori e scrittori, come Goran Milić, Robert Knjaz, Stipe Božić, infine da segnalare una retrospettiva su Zuko Džumhur (1921-1989). Quello che abbiamo fatto su Zuko Džumhur, con la presentazione del libro, i suoi disegni, la tavola rotonda ecc, non è stato fatto nemmeno a Sarajevo o a Belgrado, dove c’è la Fondazione Zuko Džumhur. Questo per dire che un piccolo luogo come Fažana ospita qualcosa che nemmeno le capitali hanno.

Nei prossimi giorni ci saranno anche dei concerti: Edo Maajka sabato, a chiusura del Media Fest, poi una band di Pola e una di Virovitica. Per non dimenticare il gruppo rock Đavoli che riporteranno l’atmosfera degli anni ‘60 e ‘70, dove il pubblico potrà ballare. E per questo evento devo dire che la comunità locale è già agitata, perché si tratta di una band molto famosa nella regione. Una band che ha fatto scuola a gruppi come gli Atomsko sklonište.

Alle tue spalle vedo una targa in tre lingue “Fasana città amica dei giornalisti”, di questi tempi una frase importante. L’avete ricevuta grazie a questo festival?

A dire il vero, questo festival è il primo passo di un progetto che si chiama appunto “Fasana città amica dei giornalisti”. Abbiamo spiegato alle persone che amministrano questa città perché è una cosa importante e loro hanno capito e condiviso l’idea. Il risultato è che dal primo giorno del Media Fest, Fasana è stata dichiarata città amica dei giornalisti. Ed è il primo luogo al mondo ad avere questo riconoscimento. E questo è visibile non solo dal Media Fest, ma anche dal fatto che avremo un programma annuale dove potremo mostrare perché Fasana è amica dei giornalisti.

Da quello che ho visto e da quello che mi dici, mi pare di capire che il Media Fest, anche se non è ancora terminato, è già un successo…

Direi di sì, sia per quello che ci dicono, sia per il profilo degli invitati e dei contenuti presentati. E poi per una terza cosa, che forse è poco visibile: per la riuscita dell’organizzazione di un festival che dura ben 10 giorni. Ti spiego perché: solitamente i festival di questo tipo non durano così tanto, sono infatti massacranti a livello organizzativo. Il fatto è che solitamente si è abituati ad invitare più persone, sapendo che uno su tre non è disponibile, ma a noi hanno detto tutti di sì! Tutti quelli che abbiamo invitato hanno accettato di venire, alle condizioni di cui dicevo poco fa. E per me questo è già un successo.


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