Macedonia del Nord, rimandato ancora il censimento nazionale

30 marzo 2021

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Rimandato ancora una volta, causa pandemia. Il censimento nazionale in Macedonia del Nord, che doveva svolgersi dal 1 al 21 aprile, dopo due decenni di attesa, verrà rinviato al prossimo settembre. La decisione è arrivata ieri dopo un incontro tra il premier Zoran Zaev e il leader dell'opposizione di centro-destra Hristijan Mickoski.

Era stata proprio la VMRO-DPMNE di Mickoski ad alzare le barricate contro lo svolgimento del censimento nelle prossime settimane. Secondo l'opposizione, infatti, i rischi per la salute della popolazione in piena pandemia erano troppo alti, anche considerato che la Macedonia del Nord ha ricevuto soltanto domenica la prima consegna significativa di vaccini (grazie al meccanismo COVAX) e dovrebbe iniziare la vaccinazione di massa anti-Covid19 questa settimana .

Per fermare il censimento, a febbraio la VMRO-DPMNE aveva aperto una raccolta firme: raggiunta in fretta quota 100mila, il partito aveva poi presentato una proposta di legge il 3 marzo per ritardare l'operazione. Per bloccare l'iniziativa di Mickoski, Zaev ha chiesto un voto di fiducia che è passato di pochi voti mentre l'opposizione disertava l'aula.

Nonostante l'apparente inconciliabilità delle posizioni, alla fine è arrivato l'accordo, che ha spostato al periodo 5 – 30 settembre la tenuta del censimento: nei piani, il rinvio dovrebbe rendere possibile la vaccinazione di massa prima di cominciare le operazioni di conteggio porta a porta. In cambio del passo indietro, Zaev ha ottenuto da Mickoski la promessa che l'opposizione metterà fine al boicottaggio dei lavori parlamentari – in atto dalle ultime elezioni politiche – che in varie occasioni ha messo in seria difficoltà l'attività legislativa.

Il governo macedone considera fondamentale un nuovo conteggio della popolazione per poter aggiornare i piani di sviluppo economico e sociale del paese, visto che gli ultimi dati a disposizione – che risalgono al 2002 – sono oggi praticamente inutilizzabili. Il censimento del 2011 venne infatti cancellato poco dopo il lancio a causa di feroci dispute sulle modalità di raccolta dei dati fomentate da divisioni inter-etniche, sui cui oggi indaga la Procura speciale macedone.

Secondo molte stime, la popolazione residente in Macedonia del Nord è diminuita in modo sostanziale negli ultimi vent'anni: se nel 2002 i censiti erano poco più di due milioni, oggi potrebbero essere almeno il 20% in meno, soprattutto a causa della forte emigrazione dovuta alla difficile situazione economica.

Una delle questioni più delicate legate al censimento è la composizione etnica della Macedonia del nord e il rapporto tra i macedoni etnici e gli albanesi (che nel 2002 rappresentavano rispettivamente il 64% e il 25% della popolazione). Una possibile modifica del rapporto numerico tra le principali etnie, potrebbe mettere in discussione i delicati equilibri politici raggiunti faticosamente nel paese negli ultimi decenni, dopo la breve guerra civile del 2001.