La Slovenia chiude la rotta balcanica

9 marzo 2016

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Dalla mezzanotte di ieri, la Slovenia non permette più il transito attraverso il paese a migranti privi di un valido documento di viaggio, ovvero di un passaporto con visto Schengen.

Un bambino gioca vicino alla rete che separa Grecia e Macedonia a Idomeni, 7 marzo 2016 (Foto Jordi Bernabeu Farrús, Flickr)

Un bambino vicino alla rete che separa Grecia e Macedonia a Idomeni, 7 marzo 2016 (Foto Jordi Bernabeu Farrús, Flickr )

Si tratta della chiusura nei fatti della rotta balcanica. Se infatti le migliaia di profughi e richiedenti asilo che hanno attraversato i paesi dei Balcani in questi mesi avessero avuto un visto Schengen, sarebbero andati direttamente in Germania in aereo.

La decisione del governo di Lubiana è stata annunciata dal premier sloveno, Miro Cerar. Croazia e Serbia si sono subito allineati alle nuove disposizioni della Slovenia. Un portavoce del ministero degli Interni serbo ha dichiarato che “la Serbia non può diventare un centro di raccolta per i rifugiati e, alla luce del nuovo regime introdotto [sulla Rotta Balcanica] da un paese membro dell'UE, si uniformerà applicando reciprocamente le stesse misure ai propri confini meridionali e orientali nei confronti di Macedonia e Bulgaria.”

Le nuove disposizioni annunciate nel pomeriggio di ieri confermano le tendenze registrate a partire dalla seconda metà di febbraio.

I migranti sono ora definitivamente bloccati in Grecia. Le autorità elleniche nella giornata di ieri hanno reso noto che nel paese si trovano 36.000 persone che vogliono proseguire verso la Germania. Il gruppo più consistente si trova nel campo di Idomeni, al confine con la Macedonia. Concepito come campo di transito, per meno di duemila persone, in questo momento ospita circa 14.000 profughi, tra cui molte donne e bambini, in condizioni sempre più difficili.