Quando nel 1979 furono organizzate le prime elezioni dirette del Parlamento europeo, le aspettative erano alte. Era la prima volta che un'assemblea continentale veniva eletta direttamente dai cittadini: doveva essere un modo per rendere meno lontane le istituzioni comunitarie, bilanciare il peso crescente del Consiglio europeo e iniziare a slegare la politica europea dalle dinamiche nazionali. La risposta degli elettori fu buona, tanto che il tasso di partecipazione di allora non è mai più stato raggiunto.
Quest'anno si commemorerà il ventiduesimo anniversario dal genocidio di Srebrenica. Come negli anni scorsi l'11 luglio, presso il Memoriale di Potočari, si svolgerà una giornata di preghiera, tumulazione dei resti delle vittime riconosciute con il DNA nell'arco dell'ultimo anno e la cerimonia ufficiale con istituzioni nazionali, internazionali ed associazioni.
Nel 2014 una Corte distrettuale dell'Aja aveva ritenuto responsabile lo stato olandese per la deportazione e la morte di 300 uomini e ragazzi bosniaci che si trovavano nella base Onu di Potočari, nei pressi di Srebrenica, quartier generale del battaglione olandese, avvenuta nel luglio del 1995. In appello, viene ora confermata la responsabilità dello stato ma decretato un risarcimento solo parziale ai parenti delle vittime.
Domenica si è votato in Albania per le politiche. A scrutinio quasi ultimato emerge un risultato estremamente favorevole ai socialisti, che si sono imposti in 11 delle 12 circoscrizioni elettorali.
Nei giorni in cui la fine del roaming telefonico tra paesi membri dell’Ue viene celebrata, meritatamente, come un successo della politica europea, un appello ad estendere la misura anche ai paesi dei Balcani occidentali arriva dalle colonne del Balkans in Europe Policy Blog, a firma di Marko Kmezić.
Dopo una settimana di crisi politica che ha portato alle dimissioni della maggior parte dei ministri del governo rumeno quest'ultimo è stato infine sfiduciato con un voto in parlamento dalla stessa maggioranza che lo sosteneva.
Lo scorso martedì, la Grecia ha perso un giornalista coraggioso e un cittadino combattivo. Se n'è andato per un arresto cardiaco, a soli 42 anni, il giornalista greco Costas Efimeros. Fondatore e instancabile animatore del portale di informazione ThePressProject , Costas aveva collaborato con OBCT al progetto sulla libertà dei media.
Quasi un anno dopo il tentato golpe antigovernativo del luglio 2016, non si ferma in Turchia l'ondata di purghe che ha già portato all'arresto di più di 47mila persone e al licenziamento di almeno 100mila.