Le minoranze etniche in Azerbaijan temono di venire assimilate e sollecitano il sostegno internazionale. I commentatori azeri respingono questi appelli come infondati ed orchestrati da Mosca
Di Liz Fuller, 26 giugno 2008, per Radio Free Europe/Radio Liberty, (titolo originale "Do Azerbaijan's Ethnic Minorities Face Forced Assimilation?")
Traduzione per Osservatorio Caucaso: Carlo Dall'Asta
Nel corso degli ultimi dieci giorni, i rappresentanti delle minoranze etniche presenti in Azerbaijan hanno emesso due distinte pubbliche dichiarazioni in cui esprimevano il timore di venire assimilate e sollecitavano il sostegno internazionale. I commentatori azeri hanno respinto questi appelli come infondati ed orchestrati da Mosca.
I gruppi etnici in questione sono gli avari, gli tsakuri ed i lezgini e, secondo le statistiche ufficiali, insieme costituiscono meno dell'1 per cento della popolazione totale dell'Azerbaijan, che conta 8,65 milioni di abitanti. Vivono riuniti in diversi distretti dell'Azerbaijan settentrionale, al confine con la Federazione russa. Gli avari sono il gruppo etnico più numeroso nel vicino Daghestan, dove costituiscono approssimativamente il 29 per cento della popolazione, e i lezgini il terzo più numeroso (13 per cento). Gli tsakuri, che sono circa 8.000, costituiscono meno dello 0,5 per cento della popolazione del Daghestan.
Le stime sul numero di lezgini presenti in Azerbaijan variano da 178.000 a 400.000, per arrivare fino a 850.000. I lezgini dell'Azerbaijan si sono sporadicamente organizzati per vedere maggiormente tutelati i propri diritti fin dai primi anni '80; in alcuni casi i lezgini, sia in Daghestan che in Azerbaijan, si sono spinti così avanti da proporre la creazione di uno Stato indipendente, che dovrebbe comprendere il loro storico territorio di origine, a nord e a sud del fiume Samur che forma il confine tra la Russia e l'Azerbaijan. Una conferenza sui lezgini organizzata a Mosca sotto l'egida del ministero degli Esteri russo è stata interpretata da alcuni commentatori azeri come la possibile avvisaglia di una nuova minaccia separatista lezgina.
Il 16 giugno il sito web rossia3.ru ha postato un appello "a tutti gli uomini di buona volontà" firmato da otto diverse organizzazioni che rappresentano gli avari, i lezgini e gli tsakuri. Una di queste organizzazioni è il Fronte nazionale avaro Imam Shamil, guidato dal presidente della Dagneft e dal deputato alla Duma dello Stato russo Gadji Makhachev, che molti osservatori ritengono avere stretti legami col Cremlino, ed agire talvolta dietro gli ordini di quest'ultimo.
L'appello deplora il fatto che la creazione nel 1918 della Repubblica democratica dell'Azerbaijan ha in effetti diviso la patria ancestrale dei tre gruppi etnici, e che durante i settanta anni in cui questa terra fu parte dell'URSS, essi furono sottoposti ad una discriminazione "da incubo". Vi si sostiene che essi erano le sole tre minoranze etniche dell'intera Unione Sovietica obbligate a pagare per l'istruzione secondaria e superiore. Vi si afferma inoltre che la secessione dell'Azerbaijan dall'URSS del 1991 fu illegale in quanto non fu preceduta da un referendum, in cui essi avrebbero votato contro (l'Armenia fu in effetti l'unica repubblica sovietica ad adempiere alla condizione del referendum), e che "per due volte nel corso del XX Secolo l'Azerbaijan occupò la nostra terra natìa ed illegalmente vi si impadronì del potere".
L'appello sostiene che la leadership della nuovamente indipendente Repubblica azera si è poi dedicata ad una sistematica annichilazione dei tre gruppi etnici, inviando "decine di migliaia" di giovani a combattere in Nagorno-Karabakh, "migliaia " dei quali furono uccisi. (Queste cifre sono difficili da conciliare con i dati ufficiali sulla popolazione). Membri dell'intellighenzia dei tre gruppi etnici furono, a quanto vi si sostiene, gettati in prigione, e azeri provenienti da altre regioni si stanziarono nelle case da questi abbandonate, in quello che l'appello definisce un sistematico processo di "turchificazione". Questi coloni, stando alle affermazioni, occupano molti posti di potere nei distretti in cui i tre gruppi costituiscono la maggioranza della popolazione. Il più recente giro di vite è avvenuto nel marzo 2008 contro la popolazione predominantemente lezgina dei distretti (raion) azeri del Kusar e del Khachmas. L'appello conclude chiedendo aiuto per chiarire cosa sia successo a chi è stato arrestato e supporto per la creazione di regioni autonome per i tre gruppi.
Due giorni più tardi, il 18 giugno, il Consiglio nazionale avaro, con sede in Daghestan, che non figurava tra i firmatari dell'appello del 16 giugno, indirizzò una lettera aperta al Presidente del Daghestan, Mukhu Aliyev, (un avaro egli stesso) per "proteggere" la minoranza avara in Azerbaijan dalla minaccia di "genocidio", come è stato riportato da kavkaz-uzel.ru. L'agenzia ha riportato le parole di Magomed Guseinov, esponente di spicco del Consiglio, che stima le dimensioni della minoranza avara dell'Azerbaijan in 200.000 persone, ed il numero di avari attualmente imprigionati in Azerbaijan in quasi 300. Guseinov ha ribadito l'affermazione secondo cui nei distretti azeri di Zakatala, Belokany e Kakh, degli immigrati, provenienti soprattutto dalla Repubblica autonoma del Naxcivan, occupano i più importanti posti politici anche se rappresentano solo il 27 per cento della popolazione. Egli mette in risalto il contrasto tra la sfavorevole situazione degli avari in Azerbaijan con quella della minoranza azera in Daghestan, che al censimento del 2002 contava 111.656 persone, ovvero circa il 4 per cento della popolazione della Repubblica. Essendo una delle 14 nazionalità ufficiali del Daghestan, gli azeri hanno diritto ad avere programmi radiofonici e televisivi nella loro lingua natale.
Guseinov ha ricordato che durante una visita a Baku alla fine di aprile 2007, il Presidente del Daghistan, Mukhu Aliyev, aveva discusso della situazione degli avari dell'Azerbaijan con il Presidente azero Ilham Aliyev, che in quell'occasione aveva dichiarato che gli avari non hanno basi per lamentarsi ed ha accusato non meglio identificate "forze" di cercare di fomentare la rivolta tra le minoranze etniche dell'Azerbaijan. Mukhu Aliyev ha visitato nuovamente l'Azerbaijan il 26 giugno.
Intanto, il 19 giugno lo scienziato politico Vafa Quluzade, che ha lavorato come consigliere negli ultimi anni del padre di Ilham Aliyev, Heydar anch'egli Presidente dell'Azerbaijan e predecessore del figlio nella carica, Ndt, secondo quanto riportato da kavkaz-uzel.ru,ha accusato la Russia di cercare deliberatamente di fomentare il malcontento tra le minoranze degli avari, dei lezgini e degli tsakuri dell'Azerbaijan, alla vigilia della visita a Baku del Presidente russo Dmitry Medvedev. Quluzade ha suggerito che l'obiettivo è quello di costringere l'Azerbaijan ad accettare una recente offerta di Gazprom per l'acquisto del gas naturale proveniente dai giacimenti sottomarini azeri di Shah Deniz. Un commento pubblicato il 19 giugno nel quotidiano online zerkalo.az ha similmente sostenuto che il separatismo da parte dei lezgini, dei curdi e dei talysh (che vivono nei distretti meridionali dell'Azerbaijan, ai confini con l'Iran) costituisce un pericolo molto concreto all'integrità territoriale dell'Azerbaijan, e ha paragonato i lezgini dell'Azerbaijan con la popolazione osseta della repubblica separatista georgiana dell'Ossezia del Sud.