Il conflitto russo-georgiano sulla stampa azera. Solidarietà per il vicino, sul cui territorio passa l'importante oleodotto che collega Azerbaijan e Turchia, e preoccupazione per la pace nella regione
Di Ermanno Visintainer
Una sintesi abbastanza esaustiva della posizione dell'Azerbaijan in merito al recente conflitto nella regione caucasica è riportata su due quotidiani azeri online: Zaman (Il Tempo) e Yeni Azerbaijan (Nuovo Azerbaijan).
Nardar Bayramli, articolista di Yeni Azerbaijan, parafrasando le parole di Xezer Ibrahim, addetto stampa del ministero degli Affari Esteri Azero, intitola così il suo editoriale: "L'Azerbaijan appoggia l'integrità territoriale della Georgia". L'atteggiamento di Baku verso Tbilisi si caratterizza dunque per una dichiarata solidarietà nei confronti del paese confinante. A ben vedere tale sentimento, più che da una qualche forma di empatia o di solidarietà umanitaria, sembra essere motivato dalle comuni alleanze e dagli immensi interessi economici trasversali presenti nella regione. Interessi che, nella fattispecie, collimano con quelli dell'asse Est-Ovest, composto da Azerbaijan, Georgia, Turchia e Stati Uniti. Ideatori, questi ultimi dell'operazione Baku-Tiblisi-Ceyhan, l'oleodotto di recente costruzione, adibito al trasporto del petrolio estratto dal giacimento petrolifero del Mar Caspio che giunge fino alle coste del Mar Mediterraneo. Tant'è che, in un articolo del 20 agosto 2008, l'altro quotidiano, Zaman, esprime una certa preoccupazione anche per il vicino turco: "La pace nel Caucaso è importante per la Turchia" scrive, e prosegue dicendo che la crisi georgiana ha creato l'immediata esigenza di formare organizzazioni legate alla sicurezza e alla stabilità nella regione caucasica.
A tal proposito sono significative le dichiarazioni del citato addetto stampa azero, Xezer Ibrahim, il quale ribadisce l'appoggio del proprio paese a Tbilisi, aggiungendo che: "L'Azerbaijan sostiene la pace nella regione". Di riflesso - cosa essenziale in una tale prospettiva economico-energetica - precisa di non possedere informazioni riguardo a danni inferti, da parte delle milizie russe, all'oleodotto Baku-Tiblisi-Ceyhan.
All'interno dei confini azero-georgiani sono presenti numerosi cittadini stranieri, indirettamente coinvolti nel conflitto, che rientrano nei propri paesi attraverso l'Azerbaijan. Xezer Ibrahim ha detto che il proprio governo, valutata quest'emergenza, sta impiegando ogni mezzo per aiutare gli stranieri a rientrare nei propri paesi d'origine. Allo stesso tempo, ha dichiarato che non c'è intenzione di richiamare dalla Georgia i propri diplomatici.
Riferendosi poi agli azeri della provincia di Marenuli, in Georgia, dove comunque i danni non sono ingenti, Ibrahim ha dichiarato che l'Azerbaijan non è indifferente al loro destino e che è pronto a prestare i necessari aiuti. Secondo l'addetto stampa del ministero degli Esteri azero, la situazione è propizia per un dibattito da parte delle organizzazioni internazionali: "Ma - ha aggiunto - non è solo con dichiarazioni, bensì con attività concrete che si deve intervenire alla soluzione della crisi".
Un'analisi interessante al fine di comprendere il punto di vista azero in merito alla crisi russo-georgiana, critico nei confronti degli escamotage diplomatici occidentali, ma non scevro di un certo ammiccamento filoatlantico, è quella di Eziz Mustafa, in Zaman del 18 agosto scorso.
Il giornalista si pone la domanda dell'epilogo di questa controversia russo-georgiana, intitolando il suo pezzo: "Georgia: chi vince e chi perde?". Esordisce dichiarando la propria perplessità riguardo al rapido conseguimento di un accordo tra i due belligeranti. Indipendentemente da come si concluderà - scrive - il conflitto sarà vincolato ai futuri scenari geopolitici della regione. "Da questo punto di vista, è difficile pensare che l'occupazione della Georgia da parte della Russia possa proseguire troppo a lungo. La questione si pone piuttosto nei seguenti termini: conseguentemente all'esplicita interferenza della Russia sulla Georgia è venuto ad accentuarsi l'antagonismo fra i paesi occidentali e Mosca. Perfino la Germania, che di recente aveva annunciato la sua alleanza con la Russia e che, inizialmente, aveva lavorato per mitigare le pressioni di alcuni paesi occidentali e degli Stati Uniti nei confronti di Mosca, virando di 360 gradi la propria posizione ha iniziato a usare toni piuttosto duri verso il regime di Vladimir Putin-Dmitrij Medvedev. Un'ulteriore prova di ciò è costituita dalle giustificazioni fornite dal cancelliere tedesco, Angela Merkel, in occasione della visita a Tbilisi. La Merkel ha accusato la Russia di aver aggredito i territori della Georgia ed ha richiesto a Mosca l'abbandono immediato delle zone occupate. La signora Merkel, durante la conferenza stampa tenuta a Tbilisi, puntualizzando che dopo quanto è successo nessuno potrà impedire l'ammissione della Georgia alla NATO ha inferto un duro schiaffo tedesco alla Russia. Eppure la Merkel, in occasione dell'ultimo summit con Nicolas Sarkozy, non aveva sostenuto la proposta statunitense dell'ingresso della Georgia nell'Alleanza Atlantica, difendendo le ragioni della Russia".
"Come al tempo della guerra fredda - continua Eziz Mustafa - ... cresce un nuovo disagio dell'Occidente nei confronti del Cremlino. Mosca, da parte sua, negli ultimi anni sta cercando un pretesto per controbilanciare la perdita della propria egemonia sull'Europa sud-orientale. Soprattutto l'ingerenza da parte dell'Occidente nella questione del Kosovo ha rafforzato nei russi un sentimento di rivalsa. Di conseguenza, gli sforzi della Georgia per ripristinare la propria integrità territoriale sull'Ossezia del Sud separatista hanno offerto a Mosca un'occasione esemplare in funzione antioccidentale nella regione".
Sempre secondo l'articolista, la Russia ha inflitto un duro colpo all'economia georgiana assumendone il controllo degli obiettivi strategici. Tuttavia questo successo per la Russia non può costituire motivo di esaltazione trionfalistica. Volente o nolente sarà costretta a liberare i territori occupati, altrimenti sarà isolata dalla comunità internazionale. D'altra parte, le recenti attività belliche hanno dato un'opportunità all'Occidente per ribadire la proposta di ingresso della Georgia nella NATO, che per la Russia potrebbe significare nel lungo periodo anche la perdita dell'Abkhazia e dell'Ossezia meridionale.