5 stati, tutti sul Mar Caspio, forniscono il 90% del caviale mondiale. Ora un'istituzione internazionale ne blocca l'esportazione nel tentativo di salvaguardare le riserve ittiche e regolamentarne lo sfruttamento. Un reportage dall'Azerbaijan
Paul Rimple Eurasianet 24-Feb-06
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin
Nel tentativo di proteggere gli stock di storione selvatico, in continua diminuzione, la CITES (Convention on International Trade in Endangered Species - convenzione dell'ONU sul commercio internazionale delle specie protette e minacciate) non ha fissato nuove quote di esportazione per il 2006. La motivazione sarebbe di non aver ricevuto sufficienti dati sulla sostenibilità della pesca dai 5 stati che si affacciano sul Mar Caspio. La decisione del 3 gennaio, che ha l'effetto di un vero e proprio bando sull'esportazione internazionale di storione, dovrebbe durare fino che i paesi del Mar Caspio non avranno fornito alla CITES le informazioni richieste sugli stock ittici e sulle vendite illegali.
I cinque stati: Azerbaijan, Iran, Kazakistan, Russia e Turkmenistan, forniscono il 90 per cento del caviale mondiale. L'Azerbaijan è quarto per volumi di pesca tra i paesi del Caspio ma - affermano le autorità governative russe - è il secondo maggior fornitore nella regione di storione allevato, dopo la Russia. Secondo la CITES la pesca di storione del paese nel 2004 ammonterebbe a circa due tonnellate.
Ogni paese del Mar Caspio deve controllare il problema costante della pesca illegale e dar prova che i suoi piani di pesca siano sostenibili. Dal momento che gli storioni nel Caspio sono una risorsa condivisa, i paesi dovrebbero gestire insieme la sua raccolta.
"La popolazione di storione è stata gravemente minacciata per un certo periodo ed era chiaro che bisognava fare qualcosa di drastico per fermare lo sfrenato commercio di caviale illegale e per assicurare che il commercio regolare sia sostenibile e attentamente regolato", ha affermato la dottoressa Susan Lieberman, direttrice del World Wildlife Fund's Global Species Program, in una conferenza stampa il 3 gennaio, sul bando del CITES.
Dopo il picco negli anni trenta, la pesca dello storione è diminuita costantemente, in particolare nelle ultimi decenni. La pesca dichiarata annualmente si è ridotta da 25.000 tonnellate negli anni '80 a circa 1.450 tonnellate nel 2003. L'improvvisa caduta degli stock va attribuita alla scarsa gestione delle risorse, all'insostenibilità della pesca sia legale che illegale, alla graduale diminuzione dei prodotti delle stazioni di covatura artificiale, alla presenza di dighe nei fiumi dove gli storioni depositano le uova e ad allarmanti livelli di inquinamento.
In corrispondenza con la diminuzione della pesca il valore dei prodotti dello storione è aumentato; nonostante non siano pubblicamente disponibili cifre sui profitti delle esportazoni, le entrate dal commercio internazionale sono stimate intorno ai 300 milioni di dollari. Un chilo di caviale beluga può fruttare fino a 7.000 $, cifra che per CITES incoraggerebbe un prospero mercato nero per il pesce. Secondo i media locali tale commercio in Azerbaijan è controllato da gruppi mafiosi.
Per i consumatori è spesso difficile distinguere se il caviale abbia origine regolare o meno. Mentre l'Azerbaijan ha predisposto una bozza di legge per regolare il commercio del caviale nel mercato interno, il bando della CITES si riferisce solamente alle esportazioni. Tale remunerativo prodotto può ancora essere trovato nei mercati locali e nei bazar dove viene spesso trasferito da container senza indicazioni di provenienza in confezioni regolari.
Il dottor Rauf V. Hajiyev, che coordina l'azione di conservazione degli storioni per il ministero dell'ecologia e delle risorse naturali, ritiene che la pesca di frodo ammonti al 10-15% della pesca annuale del paese, la CITES invece ritiene che la raccolta illegale in mare superi di molto quella legale.
Accanto alla pesca di frodo altri metodi di pesca illegale vanno dalla raccolta oltre le quote alla pesca in mare. Quest'ultima pratica è illegale poiché gli storioni non sono abbastanza maturi per produrre la quantità di uova che farebbero andandole a depositare nei fiumi.
Combattere questa pratica sarebbe comunque una dura lotta: il ministrero dell'ecologia e delle risorse naturali ha a disposizione solamente una barca per controllare il rispetto delle leggi sulla pesca. E' necessaria una riorganizzazione delle responsabilità e il ministero degli interni sta predisponendo altre barche per il controllo. L'Azerbaijan ha anche approvato un regolamento che proibirà completamente la pesca durante il periodo di deposizione delle uova tra aprile e maggio.
Per proteggere ulteriormente la popolazione di storioni, l'Azerbaijan ha anche a disposizione quattro vivai collocati alla bocca del fiume Kura, circa 120 chilometri a sud di Naku. Tra questi il più nuovo, a Khilly nella regione di Neftchala, è stato costruito dalla Banca Mondiale nel 2003 con una capacità di 15 milioni di pesci e dovrebbe raggiungere tale livello quest'anno. Nel 2005, l'Azerbaijan ha liberato un totale di 20 milioni di pesci.