La Russia ha annunciato l'uccisione, in circostanze non chiarite, del principale capo del terrorismo ceceno, il ricercatissimo Shamil Basaev. Secondo il New York Times il fronte della guerriglia potrebbe essere in declino
Di C. J. Chivers*, New York Times, 11 luglio 2006
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin
Mosca, 10 luglio - Nella sua lunga e celebre carriera, Shamil Basaev, misterioso terrorista a capo della fazione separatista cecena più violenta, è stato dirottatore di aeroplani, sequestratore, comandante della guerriglia, e un ferito di guerra portavoce della strategia del terrore che tentava di giustificare l'uccisione in massa di civili, persino bambini, con scopi politici e di vendetta.
Il suo status di uomo più ricercato dalla Russia lo ha inoltre reso un potente simbolo, il volto di una rivolta in Cecenia e nei territori vicini, che sembra non avere mai fine.
L'annuncio da parte della Russia della morte di Basaev lunedì, poche settimane dopo aver reso pubblica l'uccisione di un'altro importante leader dei ribelli ceceni, il presidente Abdul Khalim Saidullaev, è l'ultimo evento in quasi due anni di ripiegamento per i separatisti ed ha suscitato interrogativi rispetto alla loro lotta in futuro.
"E' una sorta di fine di un'era per l'intero movimento", ha affermato Andrew McGregor, direttore dell'Aberfoyle International Security Analysis di Toronto, che analizza le questioni strategiche riferite al mondo islamico.
Basaev, che mescolava terrorismo islamico, nazionalismo e il codice di vendetta tradizionale ceceno eclissando tutti gli altri leader separatisti, era riuscito a galvanizzare molti dei rimanenti combattenti e terroristi ancora attivi contro la Russia e i suoi delegati ceceni, che ora hanno il controllo su gran parte della piccola regione caucasica.
In un'intervista della fine dell'anno scorso diversi combattenti, che si trovavano fuori dalla Russia per curare le ferite di guerra, parlavano di lui come di un eroe di battaglia del popolo, compresi quelli che dicevano di non approvare alcuni dei suoi metodi crudeli.
Profondamente carismatico, con il capo rasato, un'ampia barba e la battuta pronta, Basaev era uno dei pochi combattenti ancora attivi dai primi giorni della guerra, nel 1994. La sua esperienza sia in battaglia che nel seminare il terrore era unica in tutta l'area, e la sua capacità di sfuggire alla cattura in un così piccolo territorio traboccante di nemici gli aveva conferito lo status di leggenda vivente.
La guerra in Cecenia, che in maniera minore si è estesa anche nelle regioni confinanti del Caucaso russo, non è terminata. Rimangono un numero indefinito di ribelli e di terroristi che continuano a piazzare mine, assassinare ufficiali di polizia e sospetti collaboratori e a condurre sporadici attacchi, alcune volte in collaborazione con nuove bande di combattenti fuori dal paese che si definiscono "Fronte Caucasico".
Ad ogni modo le autorità russe, che da molto tempo avevano previsto la cattura o l'uccisione di Basaev, affermano che la sua morte è una prova di come la loro strategia militare e politica nella regione - compresa la creazione di un nuovo governo ceceno - abbia volto la situazione in maniera decisiva in loro favore.
Per due estati di seguito (tipicamente il periodo durante il quale si svolgono i principali combattimenti) i ribelli hanno mantenuto un basso profilo tattico. Alcuni hanno cambiato fronte, lasciando le montagne per unirsi a Ramzan Kadyrov, il giovane primo ministro ceceno allineato col Cremlino.
Secondo Valery Kuznetsov, procuratore generale in Cecenia, la debolezza dei separatisti era diventata evidente. "La loro attività di combattimento è in declino, mentre sono sempre di più coloro che si arrendono", ha affermato in una telefonata dalla capitale, Grozny.
L'ultimo periodo di operazioni intensive e sostenute da parte dei ribelli fu nell'estate 2004. Dopo aver ucciso con una bomba il presidente ceceno Akhmad Kadyrov, i combattenti di Basaev hanno fatto incursione a Nazran, capoluogo della vicina Inguscezia, ed hanno effettuato un vasto raid notturno a Grozny. L'attacco, durante il quale molti dei combattenti indossavano uniformi di polizia mescolandosi con le autorità cittadine, ha fatto oltre 150 vittime, la maggior parte delle quali collegate con l'amministrazione regionale russa.
Subito dopo, in agosto, Basaev ha poi impiegato tre donne come bombe suicide, una si è fatta saltare in aria all'ingresso della metropolitana di Mosca, mentre le altre hanno distrutto due aerei passeggeri in volo. In totale le donne hanno causato la morte di oltre 100 persone.
Le esplosioni sarebbero state organizzate per protestare contro le elezioni truccate di Alu Alkhanov, presidente appoggiato dal Cremlino che i ribelli avevano giurato di uccidere già prima che fosse eletto.
L'operazione più sanguinosa e celebre avvenne però il primo settembre 2004, immediatamente dopo l'annuncio della vittoria di Alkhanov, quando almeno 32 terroristi presero in ostaggio una scuola pubblica a Beslan, nell'Ossezia del Nord, mentre gli scolari e loro famiglie festeggiavano il primo giorno di scuola.
A conclusione del sequestro, dopo una sanguinosa e caotica battaglia il 3 settembre, le vittime furono 331 tra le quali 186 bambini. Basaev rivendicò l'attacco in più occasioni, e la Russia pose sulla sua testa una taglia di 10 milioni di dollari.
I collegamenti del leader ceceno con il movimento internazionale della jihad e la sua attività di organizzazione di attacchi terroristici contro i civili avevano già minato l'immagine della causa cecena, ma il sequestro della scuola per molti aspetti divenne un punto di svolta.
L'appoggio pubblico per il separatismo ceceno, che non era mai stata ampio in Russia e molto limitato anche in occidente, iniziò a crollare.
Umar Khanbiyev, un chirurgo che era stato ministro della sanità nel governo separatista esiliato, affermò in una intervista della fine del 2004 che non poteva più incontrare autorità occidentali o diplomatici in Europa: Beslan "ci ha rigettati indietro politicamente, chiudendoci tutte le possibilità".
La Russia ha anche condotto una campagna di uccisioni mirate ad alto livello, eliminando via via le persone vicine a Basaev, tra cui Aslan Maskhadov, un ex ufficiale dell'armata sovietica che era stato eletto presidente della Cecenia durante il breve periodo di autonomia a metà degli anni novanta.
Anche se i ribelli sembrano ora essere indeboliti, McGregor, l'analista di Aberfoyle, afferma che la morte di Basaev potrebbe dare a Doku Umarov, il nuovo presidente dei separatisti, l'opportunità di ripulire l'immagine dei ribelli e modificare i loro obiettivi. "Quando Basaev era nei paraggi, era come avere un elefante in una stanza", spiega McGregor. "La sua semplice esistenza indeboliva a livello internazionale il movimento".
Aleksei V. Malashenko, uno studioso al Carnegie Moscow Center che si è occupato di Cecenia, sostiene invece che una parte della resistenza ora potrebbe sgretolarsi.
"Una parte tornerà sulle montagne continuando a lottare, ma senza alcun obiettivo, poiché l'obiettivo dell'indipendenza non esiste più da molto tempo" aggiunge. "Non ha più alcun senso. Un'altra parte si unirà a Ramzan, e il resto si disperderà nelle altre repubbliche del Caucaso del Nord come il Dagestan e la Kabardino-Balkariya, collaborando con i radicalisti islamici del posto".
Anzor Maskhadov, figlio dell'ex presidente ceceno, ha però promesso attraverso un messaggio e-mail che la lotta continuerà. "Si stanno sostituendo i leader uccisi rimpiazzando i combattenti nei ranghi" scrive, aggiungendo che il nuovo presidente Umarov "è ora anche comandante in capo, e ci sono molti condottieri che seguono i suoi ordini".
*Con il contributo di Andrew E. Kramer