Nerone ha bruciato Roma, Ceaușescu ha distrutto il centro storico di Bucarest e Aleksandar Vučić - che ha dichiarato che vuole trasformare Belgrado in una “grande metropoli moderna” - con il kitsch, l'incompetenza e la corruzione sta distruggendo l'identità della capitale serba

17/10/2019 -  Milica Čubrilo Filipović

(Pubblicato originariamente da Courrier des Balkans il 15 ottobre 2019)

A Belgrado, i vecchi edifici cadono uno dopo l'altro, rimpiazzati da nuovi immobili di una banalità architettonica sconvolgente. Le vie sono bloccate dal traffico, le principali arterie e piazze della città sventrate. Tutto senza contare il rumore e la polvere causati dai lavori senza fine avviati nella capitale serba da quando è al potere il Partito progressista serbo (SNS). Il presidente Aleksandar Vučić si è impegnato personalmente: la città deve “modernizzarsi” per assomigliare ad una “grande metropoli”. Ma l'incompetenza, il kitsch e la corruzione stanno - al contrario – distruggendo l'identità di Belgrado.

Belgrade Waterfront, chiusura della stazione ferroviaria, spostamento della statua del leader sindacale Dimitrije Tucović da Piazza Slavija per mettervi, al suo posto, una fontana con tanto di suoni e cambiamento di colori, trasformazione del centro storico in area pedonale, teleferica per collegare la fortezza di Kalemegdan all'altra riva della Sava, costruzione di un'asta gigantesca per installarvi una altrettanto gigantesca bandiera, una statua dedicata al despota medioevale Nemanja alta l'equivalente di un edificio di otto piani, pista da sci ad Avala... La lista dei progetti in cantiere è interminabile. Come quella delle lamentele dei cittadini.

L'oltraggio più recente la rimozione, il 10 ottobre scorso, della Statua della Vittoria, eretta in memoria della Prima guerra mondiale e che dominava il Danubio e la Sava. Ufficialmente per un restauro che dovrebbe durare sino alla prossima primavera ma, a Belgrado, più nessuno ha fiducia nelle autorità quando si tratta di protezione del patrimonio storico ed artistico. “in qualsiasi luogo vi troviate, noterete come Belgrado è più bella”, ama ripetere il presidente Vučić. “Vogliamo una completa trasformazione architettonica ed estetica degli spazi pubblici”, conferma dal canto suo Marko Stojčić, l’architetto a capo delle scelte urbanistiche in città.

“Dopo 150 anni Piazza della repubblica ha finalmente ritrovato al sua fisionomia originaria”, sosteneva lo scorso primo settembre l'onnipresente vice-sindaco Goran Vesić, dopo più di un anno di lavori. Pochi giorni dopo, i blocchi di cemento e il loro sottile strato di granito grezzo di cui erano ricoperti hanno cominciato a incrinarsi e ad affondare nel terreno. Obbligato a reagire, Goran Vesić ha ordinato a Strabag, la società austriaca responsabile dei lavori, di ripavimentare la piazza, ruotando i cubi di cemento, in modo che la loro superficie piana si trovi sotto i piedi dei passanti. Con il rischio che la piazza, in inverno, si trasformi in una grande pista di pattinaggio.

“Commettono errore su errore, perché ignorano le basi della professione”, afferma dal canto suo l'infaticabile Jovo Bakić, architetto, i cui baffi grigi sono ben conosciuti dai membri del movimento civico Ne davimo Beograd e dalla Società degli architetti di cui fa parte. “I politici hanno usurpato lo spazio pubblico, lo utilizzano come trofeo per dimostrare la loro forza”. L'attuale piano urbanistico della capitale, teoricamente valido sino al 2021, è da tempo stato definito “inapplicabile” per permettere la costruzione di Belgrade Waterfront e di più di 20.000 appartamenti mentre il quartiere Savski Amfiteatar avrebbe dovuto ospitare edifici universitari, musei, una biblioteca ed un teatro.

“Hanno scelto di ignorare l'ordine logico delle priorità: fare interventi prettamente estetici senza modernizzare le infrastrutture, costruire a Slavija una fontana senza risolvere il problema della viabilità, mentre era il momento di costruire un tunnel, far sparire la stazione prima che fosse pronta e accessibile quella nuova, rifare Piazza della repubblica quando, un giorno, dovrà essere tutto nuovamente scavato per fare la metro, ecc. Allo stesso tempo la costruzione della metro non ha fatto un solo passo avanti, salvo un cambio di tracciato per fare di Belgrade Waterfront il suo centro nevralgico, le acque nere continuano ad essere versate senza alcun trattamento nei fiumi, i rifiuti non vengono riciclati...”, sottolinea, indignato.

Per difendersi, l'architetto a capo dell'urbanistica della capitale, Marko Stojčić, spiega che si sta lavorando in tutte le direzioni e che nei prossimi due anni verranno investiti 500 milioni di euro in progetti infrastrutturali. Il vice-sindaco Goran Vesić parla addirittura di 12 miliardi di euro nel prossimo decennio! Per quanto riguarda Piazza della Repubblica, quest'ultimo promette di rendere pubblico il contratto una volta terminata...

Marko Bastać, sindaco del Centro storico (Stari grad), unica zona della capitale serba ad essere in mano all'opposizione, ritarda il più possibile i lavori e denuncia l'assegnazione degli appalti. “La maggior parte dei contratti sono subappaltati ed eseguiti senza alcuna supervisione” afferma, spiegando che il rinnovo di Piazza della Repubblica costa ufficialmente dieci milioni di euro, mentre utilizzando la pavimentazione più costosa non si sarebbero superati i 3 milioni di euro di costi. "Quale 'padrino' di Vučić ne ha tratto beneficio?”, si chiede.

Il nome di Zvonko Veselinović viene fatto a bassa voce. Questo uomo d'affari – attualmente latitante - originario del Kosovo e sospettato di essere coinvolto in vari traffici illeciti è proprietario assieme all'amico Milan Radojčić dell'azienda edile Inkop. Secondo il sito indipendente Krik , Zvonko Veselinović sarebbe molto vicino ad Andrej Vučić, fratello del presidente.

“Le aziende che ottengono i subappalti nei lavori a Belgrado sono controllate da alcuni appartenenti alle tifoserie di calcio. In cambio della pace negli stadi si danno loro affari che portano profitto. È un vero proprio esercito che tiene in ostaggio lo stato”, afferma un dirigente di un'azienda edile che preferisce mantenere l'anonimato.

Altra critica che emerge sovente è quella della mancanza di confronto con i cittadini della capitale. “I bisogni degli utenti non vengono considerati, si va in controtendenza rispetto alla dinamica mondiale che cerca di introdurre più spazi verdi possibili nei grandi agglomerati urbani e che tenta di rendere la vita dei cittadini più piacevole possibile”, sottolinea Dubravka Lukić, dell'iniziativa cittadina “Pešaci nisu maratonci” (“I pedoni non sono maratoneti”), che si è battuta con successo per tre anni per evitare l'abbattimento di alcuni alberi nel Parco Vojvode Vuka, nel centro città, arrivando sino ad erigere vere e proprie barricate. Per questa laureata in storia dell'arte l'area pedonale è troppo ampia e l'accesso ai trasporti pubblici troppo distante. Senza parlare dell'inesistenza di piste ciclabili.

“Alla fine sono stati introdotti dei bus navetta ma questo non risolve il problema dei veicoli che debbono consegnare delle merci, l'accesso di vigili del fuoco o ambulanze e la perdita di introiti dei commercianti. Si è reso il centro storico uno spazio relegato al divertimento kitsch”, conclude, scandalizzata dal fatto che già si stiano installando le luminarie natalizie. Secondo le autorità la situazione dovrebbe migliorare perché è stato mantenuto l'autobus in via Vasina, presto arriverà la metro e verranno presto create 56 nuove aree parcheggio. Per Goran Vesić tutti i progetti subiranno un'accelerazione. In particolare quello della teleferica malgrado quest'ultimo incontri l'opposizione di Europa Nostra, associazione europea dedicata alla preservazione del patrimonio architettonico. “Non cederò all'isteria di una minoranza aggressiva”, ribatte lui.