A pochi giorni dalle elezioni in Georgia, la nostra corrispondente da Tbilisi presenta i programmi degli aspiranti presidenti
Mancano solo pochi giorni alle elezioni del 5 gennaio 2008 che decideranno il quarto Presidente della Georgia dalla dichiarazione d'indipendenza dall'Unione Sovietica. Il Presidente uscente Mikheil Saakashvili sta conducendo un'intensa campagna elettorale per la sua rielezione focalizzata sulle riforme sociali, la diminuzione della disoccupazione - una delle maggiori piaghe del Paese - e la lotta contro la povertà.
Secondo il primo rapporto dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) sulle elezioni in Georgia, "la campagna elettorale si sta svolgendo in un ambiente politico altamente polarizzato. I candidati dell'opposizione esprimono profonda sfiducia nell'amministrazione elettorale e nell'equità del processo elettorale". Gli aspiranti presidenti, infatti, hanno asserito in più occasioni di non essere in grado di competere in modo eguale a Saakashvili soprattutto per quando quanto riguarda l'utilizzo dei mass-media, e quindi il rispetto della par condicio, e l'accesso alle risorse statali.
Nelle ultime settimane Tbilisi è stata tappezzata da manifesti che raffigurano Misha - abbreviazione di "Mikheil" e nome con cui i georgiani chiamano abitualmente il Presidente della Rivoluzione delle Rose - a stretto contatto con la popolazione georgiana in vari momenti delle sue visite nelle regioni del Paese ad indicare la vicinanza del Presidente ai suoi cittadini e ai loro bisogni. Una delle critiche mosse al Presidente nel corso della manifestazione dell'inizio novembre, infatti, era stata proprio quella di non ascoltare i cittadini georgiani, di non preoccuparsi delle loro necessità e della loro condizione spesso di povertà.
"Georgia senza povertà" e "Occupazione, occupazione, occupazione" sono gli slogan che si leggono su molti degli autobus pubblici rivestiti dall'immagine di un sorridente Saakashvili che invita a barrare il numero cinque nella lista dei candidati presidenziali. Ma mentre l'ex-Presidente compare in migliaia di poster di varie misure, per le strade della capitale non appaioni le immagini degli altri candidati perchè "la campagna elettorale costa e Misha ha tanti soldi e ancora tanto potere, al contrario degli altri candidati" mi spiega Dato, ex-ingegnere ed ora taxista, mentre mi riaccompagna a casa.
Negli ultimi giorni anche Badri Patarkatsishvili ha iniziato la sua propaganda elettorale dopo che il suo status di "sospetto" è decaduto "per mancanza di elementi". Il ricco uomo d'affari, infatti, doveva rispondere davanti al Procuratore Generale di Tbilisi all'accusa di istigazione al colpo di stato durante la protesta dello scorso novembre. Il 20 dicembre il vice Procuratore Generale ha dichiarato che Patarkatsishvili "non è più ritenuto un sospetto e non ci sono procedimenti contro la sua persona".
Nel suo spot elettorale trasmesso dalla televisione Imedi, del quale è fondatore e co-proprietario, il miliardario georgiano mostra il suo discorso del 2 novembre alle migliaia di dimostranti davanti al Parlamento, le foto in sequenza dell'intervento violento della polizia per disperdere la manifestazione pacifica e il suo slogan "Georgia senza Saakashvili, Georgia senza terrore". La campagna di Patarkatsishvili, infatti, sembra focalizzarsi sulla non rielezione di Saakashvili piuttosto che su un concreto programma di riforme, nonostante abbia promesso di stanziare un miliardo di dollari del suo patrimonio personale per l'assistenza sociale ai cittadini georgiani in caso di sua vittoria.
A detta di molti Patarkatsishvili non si sarebbe candidato con l'intenzione di diventare il nuovo Presidente della Georgia quanto piuttosto "per fare in modo che Saakashvili non raggiunga la maggioranza assoluta dei voti, necessaria per essere eletti al primo turno" come mi spiega Lado, operaio di quarantanove anni.
L'opposizione, infatti, si è già detta convinta di arrivare al secondo turno nel qual caso "sicuramente Saakashvili perderà" ha affermato il portavoce del Partito Repubblicano Paata Zakareishvili, aggiungendo che "attualmente nessun candidato è in grado di raggiungere il 50% dei voti. Al secondo turno Saakashvili sicuramente perderà e quindi ora sta cercando in tutti i modi di ottenere il numero di voti necessari per vincere al primo turno".
Gli osservatori dell'OSCE, già arrivati in Georgia per preparare il monitoraggio delle elezioni, stanno cercando infatti di far luce sulle accuse mosse dall'opposizione in merito a presunte pressioni subite dagli elettori, in particolare dagli impiegati pubblici, con l'intento di indurli a votare per Saakashvili. Di diversa opinione Givi Targamadze, membro di spicco del partito attualmente al governo, che ha dichiarato che "Saakashvili ad oggi conta più del 60% delle preferenze popolari".
Secondo la legge elettorale vigente non è previsto un quorum di elettori, quindi le elezioni saranno valide anche in caso di bassa affluenza alle urne e nel caso sia necessario un secondo turno elettorale, dovrà essere tenuto entro due settimane dalla prima votazione.
Anche la campagna di Levan Gachechiladze, candidato di nove partiti d'opposizione, è centrata sulle misure altamente impopolari intraprese dalla polizia il 7 novembre per disperdere i dimostranti attraverso la diffusione delle foto nei suoi spot televisivi. Punto principale del programma di Gachechiladze è l'abolizione del sistema presidenziale in Georgia - come richiesto dai manifestanti davanti al Parlamento - a favore della creazione di un sistema parlamentare, con la possibile opzione dell'introduzione della monarchia costituzionale.
Il candidato d'opposizione ha spiegato infatti che la sua coalizione intende creare "le condizioni per prevenire l'usurpazione del potere da parte di una persona o di uno stretto circolo di persone: il 5 gennaio dobbiamo liberare la Georgia da Mikheil Saakashvili e dal suo circolo corrotto" e gettare le base per "uno stato ricco e democratico di stile europeo, basato sulle tradizioni e i valori nazionali".
Nel corso di molteplici interventi pubblici e comizi nelle diverse aree del Paese, Gachechiladze ha illustrato a grandi linee il suo programma "200 passi o 200 giorni" basato sulle riforme economiche e sociali che introdurrà "come ultimo presidente della Georgia", anche se non è entrato nei particolari perché come egli stesso ha spiegato "è ancora in corso di elaborazione".
A favore dell'opzione tra repubblica parlamentare o monarchia costituzionale con il Patriarca della Georgia come reggente è anche il candidato presidenziale del Partito della Nuova Destra Gia Gamkrelidze che in caso di vittoria ha annunciato di rimettere la scelta alla popolazione georgiana in un referendum che si terrà in primavera.
Sembra quindi che l'opposizione si stia concentrando più su una campagna elettorale "anti-Saakashvili" piuttosto che proporre programmi di riforme sostanziali. Una motivazione di tale atteggiamento può essere data dal fatto che i candidati d'opposizione hanno avuto solo un paio di mesi - e se si conta dall'uscita della lista ufficiale dei candidati, solo una quarantina di giorni - per preparare i programmi politici e condurre la campagna elettorale. L'opposizione, infatti, probabilmente non si aspettava che la protesta di inizio novembre avrebbe indotto l'allora Presidente ad annunciare elezioni anticipate che dovevano svolgersi invece in autunno del prossimo anno.
Anche Irina Sarishvili, candidata del Partito della Speranza e unica presenza femminile tra gli aspiranti alla massima carica statale, ha affermato di non chiedere agli elettori di votare per lei "ma piuttosto di non barrare sulla scheda elettorale il numero cinque", numero di Saakashvili nella lista dei concorrenti alla poltrona presidenziale. Particolarità della Sarishvili è il fatto che è l'unico tra i candidati a chiedere la "neutralità della Georgia", mentre tutti gli altri sono a favore dell'integrazione della Georgia nella NATO.
La strategia di demonizzare l'ex Presidente potrebbe non dare però i risultati sperati dall'opposizione se non sarà accompagnata da un chiaro progetto politico di riforme sociali ed economiche. Eka, avvocato di trentasette anni, mi dice infatti che lei voterà per Saakashvili perché "non vedo nessun candidato migliore. Non mi piace quello che ha fatto finora, ma gli altri candidati non hanno personalità politica e i loro programmi non sono ben definiti".
Nei programmi degli aspiranti presidenti le relazioni con NATO e Russia vengono generalmente trattate in collegamento con la risoluzione dei conflitti in Abkhazia e Ossezia del Sud. Maisashvili è dell'opinione che "la combinazione tra appartenenza alla NATO e normalizzazione delle relazioni con la Russia consentiranno la restaurazione dell'integrità territoriale della Georgia".
Anche Gachechiladze ha mostrato una certa apertura nei rapporti con Mosca ed ha dichiarato che "la politica scorretta e senza principi di Saakashvili nei confronti della Russia deve essere cambiata e basata sugli interessi nazionali della Georgia. La chiave della risoluzione dei conflitti" ha aggiunto Gachechiladze "non sta a Washington o a Mosca ma in Georgia. I conflitti possono essere risolti attraverso mezzi pacifici, con il lancio di programmi che promuovano l'integrazione civica ed economica dell'intero Paese".
E proprio sulla promessa di unificare il Paese insiste Saakashvili, che l'aveva posta anche come priorità del suo precedente mandato. Il leader del Movimento Nazionale Unito, infatti, ha dichiarato che "l'unificazione della Georgia è lo scopo principale della mia vita" e che se sarà rieletto la Georgia tornerà ad avere il controllo sull'Ossezia del Sud "entro poche settimane, mesi nel peggiore dei casi". Nelle scorse settimane, inoltre, Saakashvili aveva assicurato agli sfollati provenienti dall'Abkhazia "il ritorno alle loro case nel giro di alcuni mesi". Il rientro degli sfollati georgiani è uno dei punti cruciali del processo di pace per la soluzione del conflitto tra lo stato georgiano e la repubblica secessionista sul quale le autorità di Tbilisi e il governo de facto dell'Abkhazia non riescono a trovare un accordo.
Interamente centrata sulla politica interna ed in particolare su assistenza sanitaria, educazione e servizi sociali gratuiti, invece, è la campagna elettorale di Shalva Natelashvili, che promette diminuzione della disoccupazione, compensi per ogni neonato, indennizzi per chi aveva perso i risparmi a causa del crollo del sistema bancario sovietico all'inizio degli anni Novanta. Con una dichiarazione piuttosto populista, il candidato del Partito del Lavoro ha promesso ai georgiani gas ed elettricità gratuiti per tre anni in caso di vittoria spiegando "che sarà il mondo degli affari a pagare le bollette, in cambio di tagli sulle tasse".
Oltre alle elezioni presidenziali, il 5 gennaio gli elettori sono chiamati ad esprimere la loro preferenza in due distinti plebisciti i risultati dei quali, a differenza di un referendum, non sono vincolanti: uno sulla data delle elezioni parlamentari e l'altro sull'entrata della Georgia nella NATO. Agli elettori sarà chiesto infatti se sono d'accordo o meno ad avere elezioni parlamentari in primavera dell'anno prossimo invece che in autunno e se desiderano che la Georgia diventi membro della NATO.
L'introduzione alla fine di novembre del secondo quesito da parte del governo è stata una sorpresa per i georgiani ed è vista dagli analisti come un'astuta mossa elettorale da parte di Saakashvili, perché nell'opinione pubblica georgiana e nella visione internazionale l'adesione alla NATO è direttamente associata alle aspirazioni di integrazione nelle istituzioni europee ed euro-atlantiche del giovane Presidente uscente. Giorgi Khutsishvili, analista politico, spiega infatti che "la posizione della società georgiana e dei partiti politici è stata già sondata diverse volte. Tutti sanno che i cittadini georgiani sostengono le aspirazioni della Georgia come membro della NATO. Penso che non fosse necessario riproporre la domanda nel plebiscito. Questo potrebbe assumere il significato, che se una persona sostiene l'entrata nella NATO, allora deve anche sostenere il Presidente Saakashvili, che promette l'integrazione nelle istituzioni europee".
*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR