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Tra il caos politico interno e le elezioni alle porte, il governo georgiano promuove una crescente campagna contro il contingente di pace russo in Abkhazia

27/11/2007 -  Anonymous User

Di Giorgi Lomsadze*, per Eurasianet, 21 novembre 2007 (titolo originale: "Russians in Abkhazia: a Tool for Georgia's election campaign?").
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta

Mentre l'attenzione internazionale si concentra sulle imminenti elezioni presidenziali in Georgia, lo scontro di Tbilisi con l'opposizione è coinciso con una crescente campagna contro il contingente di pace russo in Abkhazia. L'opposizione non ritiene politicamente motivati gli allarmi sul presunto rafforzamento militare russo nella regione. Intanto, alcuni analisti sostengono che stavolta l'amministrazione del Presidente Mikheil Saakashvili ha scarsissimi margini per migliorare, sia pure di poco, il proprio consenso interno contrapponendosi alla Russia

Dapprima i procuratori hanno iniziato a sostenere che i membri dell'opposizione ed il magnate Badri Patarkatsishvili stavano cospirando con agenti dei servizi russi per rovesciare il governo Saakashvili. Poco dopo è emerso un rapporto sul dispiegamento russo di circa 200 militari, cinque tank, quattro lanciarazzi multipli, cinque autoblindo e sette obici nel porto di Ochamchira in Abkhazia, non lontano dal confine con la Georgia.

"Ciò... mira a provocare un conflitto qui in Abkhazia", ha dichiarato il ministro per la Risoluzione del conflitto Davit Bakradze il 12 novembre nel corso di una conferenza stampa. "Apparentemente certe persone nella Federazione Russa ritengono che la Georgia in questo momento sia indebolita, e di avere buone opportunità di avvantaggiarsi della situazione".

Così come i diplomatici americani ed europei, anche gli osservatori della missione delle Nazioni Unite in Georgia hanno dichiarato di non poter confermare né confutare queste dichiarazioni. La Russia ha categoricamente negato la veridicità del rapporto.

In seguito il portavoce del Parlamento, Nino Burjanadze, ha invitato le Nazioni Unite ad inviare degli osservatori in Abkhazia per accertare la situazione. Il suo appello è seguito alla decisione presa dalla Georgia il 31 ottobre, di cancellare il mandato del contingente di pace russo, sia in Abkhazia che in Ossezia del Sud.

Le probabilità per Tbilisi di riuscire a rimuovere il contingente di pace nelle due regioni rimangono comunque deboli, ha notato Alexander Rondeli, presidente della Fondazione georgiana per gli studi strategici ed internazionali. "Il governo georgiano può prendere tutte le decisioni che vuole, ma loro i peacekeeper russi non se ne andranno".

Alla luce di questo ci si può chiedere se le mosse del governo non siano indirizzate, invece, al pubblico interno. Nello sconvolgimento politico che è seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza del 7 novembre, gli esponenti del governo hanno incominciato a lanciare allarmi: il piano di Mosca, si diceva, era quello di destabilizzare le aree postbelliche. Il ministro statale per la risoluzione del conflitto Bakradze, in effetti, ha predetto che ci sarebbero state "provocazioni" il giorno prima di annunciare il presunto rafforzamento delle forze russe in Abkhazia.

Alcuni membri dell'opposizione hanno sostenuto che gli esponenti di governo stanno tentando di focalizzare la pubblica attenzione sulla Russia per guadagnare dei punti alle urne.

La costituzione del campo giovanile di Ganmukhuri vicino al confine con l'Abkhazia nel maggio 2006, ben prima della crisi del novembre 2007, fu in effetti, "prima di tutto una mossa politica, di pubbliche relazioni", ha sostenuto Paata Zakareishvili, un analista del conflitto affiliato al Partito repubblicano, all'opposizione. Il 30 ottobre il Presidente Saakashvili, nel corso di una trasmissione televisiva dal posto ha criticato aspramente i peacekepeer russi che avevano tratto in arresto i poliziotti georgiani a guardia del campo. Le Nazioni Unite hanno chiesto lo smantellamento del campo.

L'analista politico indipendente Ramaz Sakvarelidze ritiene che la Georgia stia usando Mosca per stornare l'attenzione dalle proprie difficoltà interne. "Tra il caos politico interno, e le elezioni alle porte, il governo sta cercando di cambiare discorso", ha detto Sakvarelidze.

Alcuni esperti però non sono d'accordo. Tina Gugeliani, analista politica al Centro internazionale di Tbilisi sul conflitto e i negoziati, sostiene che il recente concentrarsi dell'attenzione sull'Abkhazia e sul ruolo della Russia è stato scatenato dagli sviluppi della politica internazionale, piuttosto che da eventi locali. "Il dibattito internazionale sullo status del Kosovo sta costringendo il governo georgiano a concentrarsi sull'Abkhazia", ha detto la Gugeliani. "La Russia ha sostenuto che riconoscere l'indipendenza del Kosovo potrebbe diventare un precedente da applicarsi poi in posti come l'Abkhazia. La Georgia perciò si prepara a difendersi da una simile svolta degli eventi".

Trasversale in tutti gli schieramenti politici è stata l'indignazione per le sempre più pressanti richieste, avanzate dai politici russi, perché tanto l'Abkhazia quanto la regione secessionista dall'Ossezia del Sud siano riconosciute come Stati separatisti - e un parlamentare georgiano filogovernativo ha ammonito che questa mossa è una dichiarazione di guerra "de facto" contro la Georgia.

Alcuni osservatori aggiungono che la Georgia ha poco da guadagnare alimentando le tensioni con Mosca alla vigilia delle elezioni. "Una minaccia straniera certo potrebbe creare uno sfondo favorevole per la corsa di Saakashvili alla presidenza, ma dato che il suo governo è già scosso da una crisi politica interna, egli non cercherà di alimentare ulteriormente le tensioni con Mosca", ha detto Ghia Nodia, direttrice del Centro caucasico per la pace, la democrazia e lo sviluppo. "Saakashvili sta invece incentrando la sua campagna elettorale su temi sociali, dato che queste sono le preoccupazioni chiave della popolazione, piuttosto che una minaccia esterna. Non c'è nulla di nuovo nella sua linea sulla Russia e l'Abkhazia, quindi il recente riaccendersi della questione non è veramente collegato alle elezioni".

Ma all'interno dell'Abkhazia le stesse reazioni al 7 novembre potrebbero già avere alimentato il timore che vengano rimossi i peacekeeper russi, ha rilevato il rappresentante di una organizzazione internazionale non governativa che è attiva nell'area del territorio separatista. "I recenti sviluppi interni in Georgia sono serviti solo a confermare all'Abkhazia che la Georgia non è un interlocutore affidabile e sicuramente non è una comunità politica di cui essa voglia far parte", ha commentato Jonathan Cohen, direttore del Programma Caucaso per le risorse per la riconciliazione. "E questo è il problema principale che la Georgia deve risolvere".

Con le file dei peacekeeper internazionali assottigliate per le varie situazioni di conflitto sparse per il mondo, lo scetticismo potrebbe solo ulteriormente frenare la volontà internazionale di considerare scenari di peacekeeping alternativi per l'Abkhazia e l'Ossezia del Sud, ha notato Cohen.

"Il problema più importante è che i georgiani negli ultimi 15 anni non hanno mai cercato di costruire politicamente un un rapporto di fiducia con l'Abkhazia", ha detto Cohen. "La domanda che la Georgia si deve porre è perché l'Abkhazia si sente più sicura con la Russia, pur nutrendo grandi timori riguardo all'intervento russo nel proprio territorio".

* Giorgi Lomsadze è reporter freelance a Tbilisi.