Vietati in Armenia i prodotti alimentari turchi. Le autorità hanno imposto il temporaneo divieto per motivi sanitari, ma le ragioni politiche sembrano altrettanto consistenti. Le relazioni tra i due paesi sono ancora congelate

07/07/2006 -  Anonymous User

Di Arpi Harutiunyan*, per IWPR (Caucasus Reporting Service), 30 giugno 2006 (tit. or.: Turkish food ban reflects political concerns in Armenia)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Gaia Baracetti

"Non comprare semi di girasole turchi", dice Nelly all'amica Armine in un negozio di Yerevan. "Ho sentito che causano sterilità."

"Davvero? Quelli turchi sono così buoni!", risponde Armine, esitante. Alla fine ci ripensa: "D'accordo, mi dia due pacchi di semi armeni."

Il timore che i prodotti alimentari turchi possano causare varie malattie e disturbi ha portato a un'ondata di isteria collettiva in Armenia, che sembra essere motivata da questioni politiche almeno tanto quanto da effettive preoccupazioni sanitarie.

Per lo meno ufficialmente, la vendita di alimenti turchi è illegale da maggio, da quando il ministero del Commercio e dello Sviluppo Economico ha imposto il divieto, che sostiene sarà temporaneo, di certificare i prodotti alimentari importati dalla Turchia.

Alcuni alimenti turchi si trovano ancora nei negozi e nei mercati, ma i funzionari dicono che sono stati contrabbandati o introdotti legalmente dai viaggiatori che li fanno rientrare nella quota duty-free consentita.

A livello politico, i rapporti tra Armenia e Turchia sono freddamente ostili: il loro confine comune è chiuso e non hanno relazioni diplomatiche. Ankara ha tagliato tutti i ponti con l'Armenia a causa del ruolo giocato dal paese nel conflitto del Nagorno-Karabakh con l'Azerbaijan, con cui i turchi hanno un buon rapporto basato su comuni radici etniche.

Nonostante ciò, per gli ultimi 15 anni gli alimenti turchi importati, trasportati attraverso la Georgia, hanno continuato a rappresentare una grossa fetta delle vendite alimentari in Armenia.

Sembra non esserci una valida motivazione scientifica per prendersela adesso con il cibo turco, dal momento che molti dei problemi (standard variabili e alcuni casi di contaminazione) riguardano anche i prodotti domestici e le altre importazioni.

I funzionari armeni negano di aver preso di mira i prodotti turchi. Ma i funzionari governativi e i gruppi dei diritti dei consumatori hanno montato una campagna concertata che è culminata nel divieto di certificazione e negli inviti al boicottaggio.

L'agenzia statale per il controllo della qualità è arrivata quest'anno alla conclusione che alcuni prodotti turchi "violano i diritti del consumatore" e non sono a norma delle leggi armene.

La portavoce del ministero del Commercio Anahit Khechoian ha spiegato che la decisione di vietare i prodotti turchi è stata motivata soprattutto dalle lamentele dei consumatori su "cibi sospetti di origine sconosciuta". Ma il Ministero ha offerto anche un'altra spiegazione: che il divieto servirà a impedire la diffusione del mortale virus dell'influenza aviaria.

Una organizzazione non governativa (ONG) chiamata Protezione dei diritti dei consumatori sostiene di aver scoperto che cinque su dieci dei prodotti importati che hanno sottoposto a test - nove turchi e uno iraniano - contenevano ingredienti dannosi. In particolare, il gruppo dice di aver scoperto bacilli in alcuni prodotti e livelli non accettabili di lievito in altri.

La biochimica Anahit Davtyan dice che i batteri entrano in cibi prodotti in cattive condizioni igieniche o immagazzinati alle temperature sbagliate, e causano dissenteria e altre malattie infettive tra cui la febbre tifoidea.

Abgar Yeghoyan, a capo della Protezione dei diritti dei consumatori, lascia intuire l'inquietante ipotesi che la contaminazione sia introdotta deliberatamente dai nemici dell'Armenia.

"La sicurezza alimentare è un elemento della sicurezza nazionale", spiega. "Data la regione in cui viviamo e le leggi che abbiamo, nessuno ci garantisce che non saremo avvelenati."

Il direttore dell'ufficio degli standard del Ministero del Commercio, Robert Dayan, ha suggerito che il buco lasciato da "dubbie" importazioni turche sarà riempito da "prodotti armeni di alta qualità."

Alcuni difensori dei diritti dei consumatori, tuttavia, sostengono che anche i prodotti armeni necessitano di ispezioni più accurate, dal momento che a molti manca un'etichettatura esauriente e che tanti presentano problemi di qualità.

"Parliamo incessantemente del problema della sicurezza dei prodotti alimentari, ma la prima cosa di cui ci dovremmo preoccupare sono i prodotti locali", ha detto Armen Poghosyan, che guida l'Associazione dei consumatori. "Se dovessi dare un giudizio sulle garanzie di sicurezza alimentare nel mercato armeno, direi senza scherzare che praticamente non ci sono garanzie."

In un incidente verificatosi a inizio giugno, le bottiglie di una marca armena di acqua minerale hanno improvvisamente cominciato ad esplodere una dopo l'altra in un negozio di Yerevan. I clienti e i commessi si sono precipitati fuori dal negozio per evitare le schegge di vetro volanti. In questo caso la colpa era di errori nella fabbricazione delle bottiglie.

L'associazione di Poghosyan riporta uno studio condotto nel novembre 2005 che ha rilevato che sul 64% degli alimenti prodotti localmente mancano informazioni adeguate sui contenuti, sui valori nutrizionali, e sulla data di scadenza.

Invece di affrontare i diffusi problemi di qualità, è più facile per i funzionari dare la colpa alle importazioni turche dati i sentimenti suscitati dalle vicende politiche del paese.

Un'indicazione in questo senso è stata il recente scandalo in cui è stato sostenuto che una marca di cioccolato turco in vendita nei negozi era in realtà fabbricata da una società affiliata di Baku, la capitale dell'Azerbaijan con cui l'Armenia in teoria è ancora in guerra.

Per aggiungere il danno alla beffa, un produttore di dolciumi armeno ha trasmesso in televisione delle pubblicità in cui avvertiva che il cioccolato in questione conteneva grassi vegetali, invece del latte, come scritto sull'etichetta.

*Arpi Harutiunyan è un giornalista del settimanale Armenianow