Dopo i bombardamenti NATO Shqipe Habibi, kossovara, aveva iniziato a lavorare per l'OSCE nel suo Paese. Poi, per le Nazioni Unite, era stata mandata a Timor Est ed infine in Afghanistan. Dove, lo scorso 28 ottobre, è stata rapita.
Solo un mese la separava dalla fine della missione e dal suo rientro in Kossovo. Shqipe Habibi, ex insegnate presso una scuola media di Peja, è ora ostaggio di integralisti islamici in Afghanistan, insieme a due colleghi: un'irlandese del nord ed un diplomatico filippino.
I loro destini sono incerti ed in Kossovo sembra essere condivisa l'opinione che l'unica cosa che resta da fare per Shqipe sia pregare. Lo hanno fatto in centinaia, collettivamente, nelle strade di Pristina, riunitisi da tutto il Kossovo. Molti di loro venivano naturalmente dalla città natale di Shqipe, Peja, Kossovo occidentale. A loro si sono uniti l'amministratore del Kossovo Jessen Petersen ed il primo ministro Bajram Rexhepi.
Durante la manifestazione gli amici di Shqipe hanno iniziato a scrivere piccoli ricordi di lei e del suo lavoro. Agastin Paloka, firma del giornalismo kossovaro, ha ricordato anche l'esperienza di Shqipe durante la guerra in Kossovo: per tre mesi, afferma in un suo articolo, aveva vissuto in una pertinenza di casa sua sola, con poco cibo e con la paura di essere catturata dai militari e dalle milizie paramilitari serbe.
"Tutta la città era vuota ma lei s'ostinava a rimanere" ricorda il fratello "dopo la guerra tutto era distrutto peggio che Mostar e la nostra famiglia era molto povera. Tutto questo ha influenzato la vita di Shqipe che ha subito contribuito a ricostruire la nostra città".
Dopo la guerra Shqipe ha lavorato con l'OSCE in Kossovo e successivamente con le Nazioni Unite a Timor Est. Dal settembre 2003 era stata poi spostata in Afghanistan con un contratto che scadeva a fine novembre.
La notizia del suo rapimento è piombata greve sulla sua famiglia. Il fratello ha subito contattato l'OSCE per avere conferme che purtroppo sono arrivate. Questi giorni, per la famiglia, vengono trascorsi sempre con la televisione accesa ed un continuo controllo delle varie agenzie stampa nel via vai degli amici che si sono stretti solidali attorno ai parenti di Shqipe.
"Mi parlava spesso al telefono dei rischi che correva, di tensioni, di grande povertà. Ma sempre però aggiungeva che la gente che incontrava era buona" racconta il fratello.
Due giorni prima del rapimento Shqipe aveva rilasciato un'intervista ad Agence France Presse, da un centro elettorale, a Kabul, durante le recenti elezioni politiche. "Sono felice di essere qui" aveva affermato "ho imparato molto ma certo queste sono state le elezioni più difficili della mia vita". "E' un grande successo il fatto che le elezioni si siano svolte senza incidenti nonostante i talebani minacciassero il contrario" ha concluso. Purtroppo si è sbagliata ed il rapimento dei tre funzionari ONU ha portato anche in Afghanistan una "sindrome Iraq".
Degli ostaggi è stato trasmesso un video dalle televisioni del mondo intero. Dalle immagini e dall'audio emerge chiaramente come i rapitori non avessero alcuna idea di dove si trovasse il Kossovo. "Vengo dal Kossovo, un Paese musulmano e sono in Afghanistan per aiutare un altro Paese musulmano" ha affermato Shqipe. I rapitori sembrano però più interessati ad un'azione dimostrativa di vendetta contro l'intervento USA ed i partner della coalizione e sembra badassero poco al destino individuale dei singoli ostaggi ed anche poco interesse sembravano avere nel fatto che il Kossovo non ha alcun proprio soldato in Afghanistan.
Nei fatti questa è stata l'argomentazione portata anche dal premier Rexhepi per la liberazione di Shqipe Habibi che ha parlato, suscitando forti emozioni, dallo schermo della televisione araba Al Jazeera. "Il Kossovo non ha mai avuto soldati in Afghanistan e non li avrà mai" ha assicurato. Anche Marek Novicki, Ombudsperson in Kossovo, ha inviato un messaggio al governo afgano dove invitava a fare di tutto per ottenere la liberazione degli ostaggi.
Domani alle 12.00 scade l'ultimatum dato dai rapitori anche se chi è coinvolto nelle negoziazioni afferma che sembra ci sia la possibilità che vengano concessi due giorni in più. Gli ostaggi, secondo quanto dichiarato dai rapitori, non verrebbero tenuti insieme. Le loro condizioni di salute sarebbero buone anche se vengono tenuti in luoghi dove l'imminente inverno si fa pesantemente sentire.
E le richieste dei rapitori sono molto difficili da esaudire. Si richiede infatti il ritiro delle truppe britanniche dall'Afghanistan ed una denuncia, da parte del governo del Kossovo e delle Filippine, dell'intervento militare straniero in Afghanistan.
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L'appello ai rapitori della famiglia di Shqipe Habibi