La Georgia si appella alla Corte di Strasburgo contro la deportazione di propri cittadini dalla Russia. Nuove schermaglie tra Mosca e Tbilisi dopo un timido riavvicinamento
Il 26 marzo scorso la Georgia ha presentato un'istanza contro la Federazione Russa presso la Corte Europea dei diritti dell'uomo (CEDU) di Strasburgo, in riferimento alle violazioni dei diritti umani subite dai cittadini georgiani deportati da Mosca a Tbilisi a partire dallo scorso ottobre. In seguito ai trasferimenti forzati di propri concittadini, infatti, il governo di Tbilisi aveva costituito una commissione parlamentare speciale incaricata di investigare, in collaborazione con il ministero della Giustizia e l'Ufficio consolare della Georgia a Mosca, sulle presunte violazioni dei diritti umani subite dai cittadini georgiani. Le deportazioni iniziarono come ritorsione della Russia contro la Georgia dopo che quattro ufficiali russi erano stati fermati e incarcerati a Tbilisi con l'accusa di spionaggio alla fine di settembre del 2006 vedi "Georgia e Russia ai ferri corti", Osservatorio sui Balcani 03.10.2006.
Nel mese di febbraio il ministro della Giustizia, Gia Kavtaradze, aveva dichiarato che "abbiamo prove, ma ne abbiamo bisogno di altre e più forti per intraprendere un'azione legale" contro la Russia e che avrebbe citato Mosca davanti alla CEDU sono nel caso in cui fosse stato "sicuro al cento per cento di vincere". Le dichiarazioni del ministro avevano insinuato dubbi nell'opposizione parlamentare, sospettosa che il governo fosse incline ad adottare un atteggiamento poco ostile nei confronti della Russia dato anche l'apparente miglioramento delle relazioni tra i due Paesi ed il ritorno a Tbilisi dell'ambasciatore russo vedi "Tiepido disgelo tra Georgia e Russia", Osservatorio sui Balcani 13.03.2007.
I rapporti tra Tbilisi e Mosca subirono però un altro strappo all'inizio di marzo a causa del bombardamento di alcuni villaggi nella valle del Kodori, territorio della secessionista Abkhazia ma posto sotto il controllo di Tbilisi e, dallo scorso luglio, sede del legittimo governo abkhazo vedi "Bombardamenti nel Kodori", Osservatorio sui Balcani 23.03.2007. Nonostante il governo georgiano abbia sempre attribuito la responsabilità dell'azione militare ad elicotteri russi, la dinamica dei fatti non è stata ancora confermata e per chiarimenti ufficiali si aspettano i risultati delle indagini svolte dalla commissione istituita dal Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU e composta da partecipanti georgiani ed abkhazi, da osservatori delle Nazioni Unite e da rappresentanti delle forze di peacekeeping della Comunità degli Stati Indipendenti.
Ora Tbilisi chiede a Mosca di rimborsare danni pecuniari e non pecuniari a circa centocinquanta georgiani, vittime delle presunte violazioni dei diritti umani. Alla documentazione della causa presentata dalla Georgia presso la Corte Europea dei diritti dell'uomo sono stati allegati un video di oltre 30 ore e più di 200 pagine che comproverebbero le violazioni dei diritti umani subite dai cittadini georgiani che, tra l'altro, avrebbero causato tre decessi durante le deportazioni. Secondo il Consolato georgiano a Mosca dalla fine di settembre 2006 sono stati deportati più di 4.000 georgiani. Durante gli arresti ed i trasferimenti forzati Tengiz Togonidze, 48 anni, morì di attacco d'asma all'aeroporto Domodedovo di Mosca nell'ottobre 2006 mentre aspettava di essere rimpatriato, mentre Manana Jabelia e Zurab Muzashvili morirono nei centri di detenzione russi rispettivamente nel dicembre 2006 e nel gennaio 2007. Le autorità georgiane sostengono che tutti e tre i decessi sono stati causati dalla negligenza delle autorità russe, in particolare per l'omissione di adeguate cure mediche ai detenuti.
Il rappresentante della Georgia presso la Corte Europea, Besarion Bokhashvili, ha spiegato che secondo il governo georgiano sono stati violati da parte russa diversi articoli della Convenzione Europea sui Diritti Umani, tra i quali il diritto alla vita, il diritto alla libertà ed alla sicurezza, il divieto di espulsione collettiva degli stranieri ed il divieto di tortura. Sarebbero stati violati, inoltre, il diritto alla tutela procedurale in relazione all'espulsione degli stranieri, in quanto ai georgiani rimpatriati non fu permesso di presentare argomenti contro la loro espulsione, ed il diritto alla protezione della proprietà privata, perché non fu permesso ai deportati di accedere alle loro proprietà nella Federazione Russa.
Immediate ed incisive sono state le reazioni da Mosca. Il portavoce del ministero degli Esteri russo, Mikhail Kamynin, ha commentato l'azione legale intrapresa da Tbilisi contro Mosca affermando che "atti di questo tipo non portano di certo alla normalizzazione delle relazioni tra Russia e Georgia". La decisione presa dalla Georgia "fa parte della sua propaganda anti-russa che ha lo scopo di assicurare a Tbilisi il sostegno straniero alla sua irresponsabile politica riguardo ai conflitti in Abkhazia e Ossezia del Sud". Kamynin ha aggiunto inoltre che "la Georgia aveva l'opportunità di continuare il lavoro intrapreso congiuntamente per il miglioramento delle relazioni tra i due Paesi che sembrava già essere in corso, ma sfortunatamente Tbilisi ha scelto altre opzioni. I georgiani dovrebbero capire che questo rappresenta un'altra mossa ostile contro la Russia e che costituirà brutte notizie per le relazioni bilaterali tra Tbilisi e Mosca".
Il vice Presidente della Duma, Vladimir Zhirinovsky, ha indicato Washington come vero responsabile dell'azione legale, in quanto sarebbero stati gli Stati Uniti a spingere la Georgia ad intentare la causa contro la Russia. "Non è un'iniziativa dei georgiani. Ogni cosa è stata fatta con il sostegno dei servizi segreti americani", ha commentato Zhirinovsky.
Secondo il portavoce del Servizio Federale Russo per la Migrazione, Kostantin Poltoranin, l'istanza presentata dal ministero della Giustizia georgiano contro la Federazione Russa "non ha nessun fondamento e nessuna prospettiva". "Soltanto quei cittadini georgiani che stavano in Russia illegalmente, quelli che avevano il visto scaduto o non avevano il permesso di lavoro, sono stati arrestati e deportati" ha aggiunto Poltoranin e "non c'è bisogno di emozioni eccessive", in quanto "i cittadini georgiani sono i principali trasgressori della legislazione russa in materia di migrazione. Siamo rimasti molto sorpresi della reazione da parte georgiana. La Georgia è diventato un paese di esodo di massa di forza lavoro. La gente è pronta a trasferirsi in Russia per guadagnarsi da vivere. Questo è il principale problema del governo di Tbilisi: creare condizioni di vita normali e posti di lavoro nel paese d'origine per i propri cittadini".
Anche il Presidente della Commissione per gli affari esteri della Duma, Konstantin Kosachev, ha chiesto ai colleghi georgiani di "frenare le emozioni" e di "rimanere nel campo legale e non politico" al fine di non "tentare di trasformare questa situazione in uno show politico". Il vice Presidente della stessa Commissione, Leonid Slutsky, ha dichiarato invece che la Russia potrebbe presentare una contro-richiesta in risposta all'appello georgiano alla Corte Europea in quanto "tutto iniziò con la violazione dei diritti umani dei cittadini russi alla fine dello scorso settembre".
Dopo il ritorno dell'ambasciatore russo a Tbilisi, la collaborazione tra autorità russe ed autorità georgiane per il ritrovo ed il rimpatrio della salma del primo Presidente georgiano, Zviad Gamsakhurdia, e l'annuncio da parte di Mosca di una possibile riapertura dei collegamenti aerei tra le due capitali, le relazioni diplomatiche tra Georgia e Federazione Russa sembravano definitivamente avviate verso la normalizzazione. La notizia dell'azione legale intrapresa da Tbilisi contro Mosca, però, potrebbe ora indurre il governo russo a fare un passo indietro.