Secondo i dati del Ministero delle Finanze serbo, dopo il 5 ottobre 2000 il paese ha ricevuto circa 4 miliardi di euro in donazioni bilaterali. Un articolo del quotidiano serbo Blic. Nostra traduzione
di Marija Maleš, 13.03.2008, Blic
(tit. orig. Donacije Srbiji četiri milijarde evra, Donazioni per 4 miliardi di euro alla Serbia)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani di Maria Elena Franco
Negli ultimi otto anni, durante la sua fase di rinnovamento democratico, la Serbia ha ricevuto donazioni per circa 4 miliardi di euro giunte principalmente dai paesi dell'Unione Europea. Questo in base alle informazioni che il quotidiano Blic ha raccolto presso il Ministero delle Finanze del Governo serbo. In questa cifra, ovviamente, non sono calcolati gli investimenti in progetti economici o gli introiti provenienti dalle privatizzazioni.
Con i soldi dei donatori sono stati finanziati l'ammodernamento della rete elettrica, acquedotti e fognature, ospedali, scuole, strade; è stato fornito fertilizzante per l'agricoltura; è stata avviata la costruzione di abitazioni, e una parte significativa delle donazioni è stata indirizzata agli aiuti umanitari per i profughi, i rifugiati e i gruppi vulnerabili.
In base ai dati del sistema informativo del Ministero delle finanze, i paesi più generosi nei nostri confronti sono stati Germania, Stati Uniti, Norvegia, Giappone, Austria, Italia, Francia, Gran Bretagna e Svezia.
Controllo della distribuzione del denaro
E' chiaro che si tratta di cifre cospicue, nonostante gli attori locali coinvolti direttamente - sia oggi che in passato - nella questione delle donazioni non esprimano una posizione univoca sul fatto che questo denaro dopo alcuni anni abbia cessato di arrivare.
Goran Pitić, Ministro per le relazioni economiche con l'estero nel governo di Zoran Đinđić, e oggi presidente del Consiglio direttivo di "Société Général Bank", ritiene che l'afflusso delle donazioni sia drasticamente diminuito, tra l'altro, perché la Serbia non ha risposto alle richieste dell'UE.
Non è d'accordo con lui, invece, Gordana Lazarević, collaboratrice del Ministro delle finanze nel governo tecnico. Lazarević afferma che gli aiuti continuano ad arrivare ogni anno per una cifra media di 170-180 milioni di euro. Al contrario, sostiene che il trasferimento delle donazioni è ora molto più complesso, impiega più tempo e richiede controlli più accurati rispetto a prima.
«Fino al 2006 gli aiuti economici si potevano trasferire direttamente ai beneficiari mentre ora, a causa delle nuove regolamentazioni dell'UE, le donazioni tardano più di un anno. Per questo sembra che si siano ridotte. I donatori considerano molto più valido l'attuale controllo interno rispetto al precedente, ciò significa che si sono evidentemente scottati», sostiene la Lazarević.
Il maggiore donatore dal 2004 al 2006 è stata la Germania.
«I tedeschi hanno donato circa 40 milioni di euro all'anno. Attraverso la fondazione KfW Kreditanstalt für Wiederaufbau - Entwicklungsbank, Crediti per la ricostruzione - Banca di sviluppo n.d.t. hanno finanziato la messa a nuovo di acquedotti, fognature, della rete idroelettrica, e hanno concesso crediti a basso interesse a piccole e medie imprese. Tramite la fondazione GTZ Deutsche Gesellschaft für Technische Zusammenarbeit, società tedesca per la cooperazione e la consulenza tecnica n.d.t. hanno fornito assistenza tecnica. Insieme agli austriaci, i tedeschi sono intervenuti anche nell'elaborazione della riforma agraria in occasione del disegno di legge sulla restituzione della terra,n.d.t. e sulla gestione statale, che il nostro Parlamento, sfortunatamente, non ha portato a termine.
Italiani e francesi hanno concesso crediti facilitati a condizioni favorevoli a sostegno dei consumi. Ma coloro che mi hanno più entusiasmato sono stati i norvegesi che, in proporzione al numero di abitanti, hanno trasferito maggiori donazioni alla Serbia», afferma Milan Parivodić, ex Ministro per le relazioni economiche con l'estero del governo serbo nel periodo 2004-2006.
Egli sostiene che tra i donatori, probabilmente, ci sia stato un leggero shock dopo le elezioni del 2004 - ma, come dice, «la caduta delle donazioni non è stata così drastica».
Durante il suo mandato, dichiara che l'afflusso delle donazioni annue si aggirava attorno ai 180 milioni di euro e, inoltre, si è registrato anche un maggior afflusso di investimenti, verso cui il suo Ministero si orientava maggiormente rispetto alle donazioni. Parivodić ritiene del tutto logico che il nostro paese abbia ricevuto maggiori aiuti in donazioni dopo il 5 ottobre 2000, perché allora era necessario ricostruire il paese.
Paese a medio grado di sviluppo
«Siamo riusciti a fare tutto in tre anni, dal 2001 al 2004, a passare da paese a basso sviluppo a paese a medio grado di sviluppo. Abbiamo ottenuto la conferma dai donatori che avrebbero indirizzato nel nostro paese circa 5 miliardi di euro, che in quel periodo non sono stati spesi. Al tempo sono stati utilizzati 2,5 miliardi di euro, e alcuni dei progetti sopra citati sono ancora in fase di realizzazione», afferma Goran Pitić.
«La maggior parte di questi soldi, dice, sono stati spesi nel settore energetico». Pitić ritiene che in seguito alle elezioni del 2004 il trend di afflusso delle donazioni abbia subito un drastico calo in Serbia. «La prima ragione è da rintracciare nel fatto che in tre anni siamo riusciti ad ottenere i favori della Banca Mondiale, la cancellazione del debito presso i club di Parigi e di Londra, e già nel 2003 ci siamo qualificati alla Conferenza dei donatori con progetti di sviluppo, cosa che ci ha fatto diventare un paese a medio grado di sviluppo.
La seconda ragione è la comparsa di nuovi focolai nel mondo, come l'Afghanistan, che hanno richiesto finanziamenti. La terza ragione è di natura politica, a causa della non sufficiente collaborazione della Serbia con il Tribunale dell'Aja, la separazione con il Montenegro, e il problema della soluzione dello status del Kosovo» afferma Pitić, facendo notare che "sì, evidentemente, nemmeno l'attività del governo non è stata sufficientemente indirizzata a garantire le donazioni".