Dalla sinagoga, Tbilisi (foto Sophia Mizante, Eurasianet)

La crisi con la Russia non rallenta lo sviluppo economico della Georgia. L'importante ruolo svolto da Israele e dalla comunità degli ebrei georgiani

03/04/2007 -  Anonymous User

Di Marina von Koenig*, per Eurasianet , 9 marzo 2007 (titolo originale: "Jewish Community Helps Georgia and Israel Draw Closer")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta

I blocchi posti dalla Russia su commercio e trasporti possono aver indebolito la crescita economica della Georgia, ma il Paese è riuscito ad assicurarsi significativi investimenti stranieri. La crescita economica del 10 per cento dello scorso anno, stando ai dati del governo, è dovuta non da ultimo all'emergere di nuovi partner economici. Tra questi c'è anche Israele.

A partire dai primi anni ottanta, più dell'80 per cento dei circa 50.000 ebrei che vivevano in Georgia hanno lasciato il Paese, soprattutto per andare in Israele. Questo secondo la Comunità ebraica di Tbilisi, un'organizzazione operante sotto gli auspici dell'American Jews Joint Distribution Committee, organizzazione non governativa che assiste le comunità ebraiche in ogni parte del mondo.

L'esodo è stato motivato dalle ristrettezze economiche e dal desiderio di tornare nella patria degli ebrei, ha commentato Zaira Davarashvili, vice direttrice della Casa della comunità ebraica di Tbilisi, ma il desiderio di essere d'aiuto nello sviluppo della Georgia sta ora attirando indietro molti ebrei georgiani. "Gli ebrei sono vissuti in Georgia per 26 secoli", ha detto la Davarashvili.

La Georgia è sempre stata orgogliosa della sua comunità ebraica e delle sue relazioni con Israele, ma nell'era post-Shevardnadze queste relazioni hanno assunto una dimensione molto più pragmatica.

Subito dopo la rivoluzione delle rose del 2003 il nuovo presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili, si recò in Israele accompagnato da quella che descrisse come "la più numerosa delegazione che io abbia mai portato con me", che comprendeva i suoi ministri degli Esteri, della Difesa e delle Finanze.

"La Georgia è a sole due ore da Israele". Così il Jerusalem Post, quotidiano israeliano in lingua inglese, riportava le parole di Saakashvili, paragonandolo ad un tour operator. "Abbiamo un'atmosfera estremamente accogliente, stazioni sciistiche e balneari, siti di grande interesse naturalistico, storico ed artistico, e una popolazione molto ospitale nei confronti degli ebrei". Così si espresse Saakashvili, aggiungendo che egli vedeva un immenso potenziale per il turismo e per le joint venturs commerciali.

Per facilitare gli investimenti, specialmente per gli israeliani di origine georgiana, Saakashvili offrì loro la doppia cittadinanza. Fece questa offerta quando nel dicembre 2005 prese parte alle festività della Hannukah nell'affollata sinagoga di Tbilisi.

L'offensiva diplomatica di Saakashvili è stata però accolta anche con scetticismo. "Il problema", ha detto un rappresentante del governo, citato dal Jerusalem Post nel 2005, "è che la Georgia è un Paese molto povero e non possiede infrastrutture turistiche. La sua capitale Tbilisi ha solo due hotel che soddisfano gli standard occidentali".

Due anni più tardi, molti di questi problemi permangono, anche se gli osservatori ritengono che la diminuzione delle tasse e la semplificazione nelle procedure doganali e nella concessione delle licenze commerciali abbia incrementato l'interesse degli investitori stranieri nello Stato del Caucaso meridionale. In un'intervista rilasciata il primo marzo al servizio di notizie online Civil.ge, il rappresentante del Fondo monetario internazionale (FMI) Robert Christiansen ha stimato che in Georgia nel 2007 gli investimenti esteri diretti ammonteranno ad un minimo di 1,2 miliardi di dollari, in leggera crescita rispetto agli 8-900 milioni dell'anno precedente.

La ricerca di nuovi investitori ed alleati si è intensificata mentre si deterioravano le relazioni con il principale partner commerciale della Georgia, la Russia. Le relazioni tra i due Paesi hanno toccato il fondo nel settembre dell'anno scorso, quando i georgiani arrestarono quattro funzionari russi con l'accusa di spionaggio. Da allora, la Russia ha cancellato i voli diretti tra i due Paesi, e ha espulso centinaia di lavoratori immigrati; un embargo commerciale riguardante vino, acqua minerale e mandarini era già in vigore.

Ma al posto della destabilizzazione che ci si attendeva, sostengono alcuni osservatori locali, la pressione della Russia ha generato il risultato opposto: ha accelerato lo sviluppo economico. "L'economia della Georgia ha continuato ad avere un andamento notevolmente positivo, nonostante la perdita dei principali mercati per le sue esportazioni e i più alti prezzi per le forniture energetiche". Queste le affermazioni del vice direttore amministrativo dell'FMI Takatoshi Kato, riportate da un comunicato stampa del primo marzo.

Questo successo economico ha incoraggiato gli ebrei che da tempo avevano lasciato la Georgia a cercare nuove opportunità nel Paese dove un tempo vivevano. Secondo l'Agenzia nazionale georgiana per gli investimenti, gli investimenti esteri israeliani in Georgia nel 2006 sono cresciuti di venti volte rispetto ai due anni precedenti, arrivando dai 500.000 dollari del 2003 ai quasi 3 milioni di dollari solo nei primi tre mesi del 2006.

L'offerta di doppia cittadinanza di Saakashvili è stata bene accolta. Trecentotrentotto persone di origine ebraica hanno ottenuto la cittadinanza georgiana nel 2006, secondo il ministero georgiano per gli Affari esteri.

Alcuni di questi hanno già comprato un appartamento o una casa. "Agli ebrei georgiani che vivono in Israele piace molto l'idea di avere una proprietà immobiliare in Georgia, specialmente visto che i prezzi di anno in anno continuano a crescere", ha detto l'investitore israeliano Zeev Frenkiel, la cui compagnia Tsavkisi Valley sta ora costruendo 168 ville private in un sobborgo di Tbilisi. Frenkiel nella Georgia occidentale gestisce anche una compagnia di telecomunicazioni, un centro medico e una compagnia agroalimentare e, stando alle sue affermazioni, tutte queste imprese sono in attivo.

Oltre che per lo sviluppo delle costruzioni immobiliari, gli investitori israeliani hanno mostrato interesse per i progetti infrastrutturali, per le industrie alimentari e per le banche. Nel gennaio di quest'anno la seconda banca di Israele in ordine di grandezza, la Leumi Bank, ha firmato un accordo preliminare con la banca georgiana TBC per l'acquisizione del 20 per cento del suo capitale azionario. "Israele è uno dei principali investitori della Georgia, e questo ha in larga misura determinato la nostra scelta di stabilire una partnership con la Leumi Bank", ha dichiarato Mamuka Khazaradze, presidente del consiglio dei supervisori della banca TBC all'emittente televisiva georgiana Rustavi-2 il 26 gennaio.

Un ruolo determinante è giocato anche dalle ambizioni energetiche di Israele e dal ruolo della Georgia di terra di transito per il petrolio e il gas del Mar Caspio. Negli ultimi mesi Turchia e Israele hanno definito un accordo provvisorio per trasportare il petrolio del Mar Caspio dal porto di Ceyhan in Turchia al porto israeliano di Eilat sul Mar Rosso, permettendo così la spedizione del petrolio verso i mercati asiatici. La Georgia beneficia direttamente di questi accordi in termini di maggiori tasse di libero transito, dato che l'oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan passa sul suo territorio.

Questi accordi sono un segno che il Paese sta consolidando la sua posizione storica, di crocevia vitale tra Europa ed Asia. Mentre questo processo continua, il governo spera che i legami emotivi che avvicinano gli investitori stranieri d'Israele alla Georgia aiuteranno a fare la differenza.

*Marina von Koenig e Nino Taktakishvili lavorano in Georgia come giornalisti freelance per giornali cartacei ed emittenti radiofoniche