Foto di: Valery Melnikov

Tbilisi sta vivendo la più grande manifestazione di protesta che si sia avuta nel Paese dalla Rivoluzione delle Rose del novembre 2003. I dimostranti chiedono le dimissioni del presidente Saakashvili

07/11/2007 -  Maura Morandi* Tbilisi

Aggiornamenti da The Georgian Times

La rivoluzione delle Rose aveva portato alle dimissioni dell'allora Presidente Edward Shevardnadze e all'insediamento dell'attuale leader Mikheil Saakashvili. Ora, decine di migliaia di dimostranti si sono radunati davanti al parlamento georgiano da venerdì 2 novembre per chiedere elezioni parlamentari per la prossima primavera e per esprimere la profonda insoddisfazione nei confronti dell'operato del governo di Saakashvili.

L'anno scorso il parlamento, su proposta di Saakashvili, ha approvato un emendamento della costituzione georgiana che prevede l'estensione del mandato parlamentare fino al prossimo autunno invece che fino alla primavera 2008, con la motivazione ufficiale di allineare la legislatura parlamentare con il ciclo elettorale del Presidente, ma in realtà per il timore che un eventuale risultato a sfavore dell'attuale maggioranza possa influenzare negativamente anche le elezioni presidenziale dell'autunno alle quali Saakashvili ha già da tempo annunciato di voler ricandidare.

La protesta del 2 novembre è stata organizzata dalla coalizione di una decina di partiti d'opposizione e rappresenta la più grande sfida politica interna che l'attuale Presidente abbia dovuto affrontare fin dal suo insediamento nel gennaio 2004.
La manifestazione, inoltre, iniziata proprio nel giorno in cui il governo ospitava diverse delegazioni europee intervenute alla conferenza internazionale "Building Europe's East" organizzata da Saakashvili con l'intento di mostrare gli sforzi compiuti dalla Georgia per integrarsi nell'Europa, è stata causa di imbarazzo per il Presidente georgiano nei confronti degli ospiti stranieri.

Già giovedì sera migliaia di persone provenienti da tutta la Georgia sono arrivate a Tbilisi e si sono riversate su viale Rustaveli, arteria principale della capitale che conduce al parlamento georgiano davanti al quale è stata allestita una tribuna dalla quale i leader dell'opposizione, rivolgendosi al Presidente e al suo governo, hanno formulato le richieste del popolo in rivolta e dalla quale anche i manifestanti hanno avuto modo di esprimere a gran voce le proprie opinioni.

"Siamo qui perché vogliamo un sistema di governo parlamentare senza Presidente, che sia diretta espressione della gente e dei bisogni della gente" mi spiega David, giovane avvocato venuto da Gali. "Non vogliamo un'altra rivoluzione, vogliamo solo la ripresa economica della Georgia, vogliamo un lavoro, con questo governo oggi a quarant'anni non si può più lavorare. Non vogliamo essere disoccupati a quarant'anni" aggiunge Lia, un'insegnante di 43 anni.

Alcuni dimostranti mi dicono che non c'è un leader sulla scena politica georgiana che possa sostituire Saakashvili e aggiungo che "non siamo nemici di Saakashvili ma gli chiediamo che sia vicino alla gente, ai nostri bisogni". Nodar, disoccupato di cinquant'anni venuto da un piccolo Paese della regione della Guria, invece mi spiega che sta protestando perché il Presidente "non ha mantenuto le promesse che ci aveva fatto: la nostra vita non è affatto migliorata e noi siamo sempre più poveri".

Alla manifestazione è intervenuto anche il businessman miliardario Badri Patarkatsishvili, sostenitore delle rivendicazioni dell'opposizione, che ha incoraggiato la folla a fare "del nostro meglio per condurre il governo a iniziare un dialogo e per scegliere un governo che sia al servizio della gente".

Assente invece Irakli Okruashvili, secondo la versione ufficiale recatosi a Parigi per accertamenti medici, smentita però dal suo avvocato che invece ha affermato che l'ex Ministro della Difesa sarebbe stato "deportato" affinché non prendesse parte alla manifestazione in quanto persona scomoda per il governo. Alla fine di settembre, infatti, Okruashvili era stato arrestato dopo aver criticato e mosso pesanti accuse di crimini contro Saakashvili e poi rilasciato dopo qualche giorno.

Tra gli slogan anti-Saakashvili "dimettiti", "vai via" e "Georgia senza Presidente" urlati in continuazione a gran voce dai manifestanti, la grande protesta alla quale hanno partecipato venerdì circa 70.000 persone si è tenuta in un clima pacifico e senza disordini.

Un unico momento di tensione si è avuto nel primo pomeriggio di venerdì, quando sull'edificio sede del Ministero per la Risoluzione dei Conflitti è apparso - appeso dagli apparati governativi - un manifesto di satira contro la protesta ed i suoi organizzatori raffigurante Badri Patarkatsishvili nelle vesti di un burattinaio che muove i leader dell'opposizione come marionette. A quel punto un gruppo di manifestanti ha provato a sfondare la cintura di sicurezza composta da decine di poliziotti per entrare nell'edificio e togliere il cartellone ritenuto offensivo, rinunciando dopo qualche tentativo perché non si degenerasse nell'uso della violenza.

Nella serata di venerdì i rappresentanti dell'opposizione sono stati ricevuti dal capo del Parlamento, Nino Burjanadze alla quale hanno rinnovato la richiesta di tenere le elezioni in primavera, di cambiare l'attuale sistema elettorale maggioritario e di rilasciare i "prigionieri politici" e i "prigionieri di coscienza". Nessuna delle istanze dei manifestanti è stata accolta dalla rappresentante governativa.

Dopo tre giorni e due notti di protesta e di silenzio da parte del governo, Saakashvili ha rilasciato un'intervista trasmessa dalle televisioni domenica sera nella quale il Presidente georgiano ha affermato che non intende scendere a compromessi con l'opposizione e che le elezioni si terranno in autunno del 2008 come stabilito, mentre ha ribadito che povertà e disoccupazione sono sempre stati i punti principali del suo programma governativo.

Il discorso del Presidente non è piaciuto però ai manifestanti che lunedì, dopo tre notti di continua protesta, con rinnovato fervore hanno fatto una catena umana intorno al parlamento e hanno annunciato che la manifestazione continuerà ad oltranza finché il governo non prenderà in considerazione le loro richieste. Alcuni leader dell'opposizione, inoltre, hanno iniziato lo sciopero della fame e deputati dell'opposizione hanno bruciato la loro tessera davanti al parlamento.

La dimostrazione, dunque, mostra un significativo grado di malcontento popolare per l'operato di Saakashvili e del suo governo. I manifestanti si stanno mostrando più determinati di quanto ci si potesse aspettare nell'avanzare le loro richieste e si preparano oggi ad affrontare la quinta notte consecutiva di protesta sotto una pioggia scrosciante. Ora qui a Tbilisi ci si chiede cosa deciderà di fare il governo: continuerà nel suo silenzio aspettando che la protesti scemi da sola o si aprirà al dialogo con i manifestanti?

*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR