Un testo che presenta un quadro storico, culturale e politico del Caucaso, dall'antichità sino ai nostri giorni, uno strumento utile per chi voglia accostarsi alle complesse dinamiche di questa regione. Recensione di Ninni Radicini

20/03/2006 -  Anonymous User

"Il Caucaso - Popoli e conflitti di una frontiera europea"
di Aldo Ferrari, ed. Edizioni Lavoro , novembre 2005

Dall'inizio degli anni '90 - dalla implosione dell'Unione Sovietica - lo scacchiere geopolitico internazionale è stato interessato dalla crescita di rilevanza strategica del Caucaso. Lo era già stato fino agli inizi del XX sec. ma per circa 70 anni, quasi tutto il Novecento, questa regione al centro tra Europa, Russia e Vicino Oriente, era rimasta silente. Tutto è cambiato nel '91, attirando l'attenzione di altri attori - Usa, Turchia, Iran e Unione europea in misura minore - interessati a guadagnare posizioni di potere (politico, economico, energetico) nell'area.

Territorio in gran parte montuoso, tra la costa orientale del mar Nero e quella occidentale del mar Caspio, il Caucaso è abitato da popoli di varia etnia, religione e cultura, localizzati a macchia di leopardo, causa non secondaria, e allo stesso tempo effetto, delle vicende storiche determinanti per la attuale, complessa, configurazione. Per grandi linee si divide in due blocchi: la Ciscaucasia e la Transcaucasia. La prima - la fascia settentrionale suddivisa a sua volta in varie repubbliche e regioni - è parte della Federazione russa. La seconda è formata da tre stati indipendenti: Georgia, Armenia, Azerbaijan.

Nella Ciscaucasia, di cui fa parte la Cecenia, risiedono popoli di forte tradizione clanica e religione musulmana, che Mosca (impero zarista, Urss, Federazione russa) non è mai riuscita integrare pienamente, nonostante le varie strategie - dalla repressione alla concessione di autonomia amministrativa - provate dall'Ottocento a oggi.

La Trancaucasia, seppure nell'insieme più omogenea, è stata segnata da conflittualità etniche oggi "congelate". In Georgia, il nuovo governo, nato dalla "Rivoluzione delle Rose" del novembre 2003, ha come punto programmatico fondante la ripresa della sovranità effettiva sull'intero territorio nazionale, nel quale vi sono tre aree in cui è teorica o nulla: l'Abkahzia (nord-ovest) è di fatto indipendente, così come la Ossezia del Sud (nord-centro); la Ajaria è formalmente rientrante nell'orbita di Tblisi.

Tra Armenia e Azerbaijan, già alla fine degli anni '80, riemergeva la questione del Nagorno-Karabagh, regione a maggioranza armena, che la politica nazionale di Stalin degli anni '20 aveva assegnato all'Azerbaijan. Ne deriva una guerra, fermata nel '94, senza che però, fino ad ora, si sia giunti a una conclusione del negoziato per stabilirne lo status.

Nel Medioevo i regnanti locali avevano costituito entità sovrane, la cui esistenza era messa a dura prova dalle scorribande dei popoli centro asiatici e mongoli - dagli Unni alle popolazioni turche - quegli stessi che poi misero a ferro e fuoco l'Europa. Alcuni, in Armenia e Georgia, per un periodo avevano anche costruito regni relativamente forti, in ottimi rapporti con Costantinopoli, tanto che alcuni imperatori bizantini furono di origine armena. Dopo il 29 maggio 1453, con la terribile devastazione di Costantinopoli, il Caucaso diventa scenario di prove di forza tra turchi-ottomani e persiani.

Fino al XVIII secolo, quando il governo zarista di Mosca ridefinisce la sua strategia geopolitica e, date le difficoltà incontrate nella espansione verso la Europa centrale, sposta l'attenzione verso il Caucaso. Dopo una serie di guerre contro i turchi, i Romanov riescono a stabilire la loro sovranità sul territorio, ma il sostanziale esercizio si dimostra subito difficile. Se con la nobiltà georgiana e armena, soprattutto per la comune religione cristiana, si riescono a stabilire legami che determinano un ridimensionamento dei conflitti e una più rapida transizione verso la forma di stato per entrambi i popoli, con le popolazioni montanare della Ciscaucasia il conflitto è immediato. L'attuale questione cecena trova i prodromi in quel periodo.

Negli ultimi dieci anni, gli Usa hanno pesantemente orientato la loro politica estera verso il Medio Oriente e l'Asia centrale. Il Caucaso si trova nel punto di connessione tra queste aree. L'amministrazione di Washington, sia l'attuale sia quella di Clinton, grazie al controllo indiretto delle risorse petrolifere azere e alla costruzione dell'oleodotto Baku-Cehyan, ha inferto un colpo notevole alla supervisione russa dell'area.

Questa manovra è stata agevolata dalla debolezza del governo di Mosca nel decennio 1990-2000. L'arrivo di Putin al vertice del Cremlino ha avviato un parziale recupero se non della presenza territoriale, semmai virtualmente sempre più rada dopo l'accordo con la Georgia per il ritiro delle truppe russe nel 2008, quantomeno di quella politica, in virtù della scelta strategica di sostituire alla claudicante potenza militare (seppure in ripresa) quella energetica, come strumento di espansione e controllo regionale.

Un quadro, quello caucasico, con vari elementi in comune con quello balcanico. Entrambi stanno mettendo a dura prova le cancellerie occidentali, impegnate in negoziati che finora, in entrambi i contesti, non hanno portato a soluzioni di svolta. La Ue, apparsa incerta nell'assunzione di un ruolo di primo piano, potrebbe invece essere il mediatore decisivo, anche per l'interesse verso Bruxelles mostrato da Georgia e Armenia.

Il libro di Aldo Ferrari, professore di lingua e letteratura armena alla Università Ca' Foscari di Venezia e responsabile del Programma di ricerca Caucaso-Asia centrale dell'Ispi, è una articolata analisi geopolitica, molto utile per comprendere quanto sta avvenendo in quest'area, nell'antichità limes di territori misteriosi, meta degli Argonauti, e luogo biblico del monte Ararat.

Il libro comprende una serie di cartine del territorio e delle repubbliche, oggetto a loro volta di una scheda specifica, oltre che una bibliografia e una sitografia molto documentate. Un ottimo libro sia per gli operatori dei mass media sia per i lettori che per la prima volta vogliono accostarsi a questo complicato laboratorio geopolitico.