La Cecenia di Ramzan Kadyrov. Modificata la Costituzione, ridimensionata l'opposizione interna, il presidente benedetto da Putin aspira ora alla leadership sull'intero Caucaso del nord
Un risultato annunciato. L'elezione del 2 marzo scorso ha proclamato Ramzan Kadyrov Presidente della Repubblica cecena. "La Cecenia rimarrà parte inscindibile della Federazione russa", ha tenuto a precisare in tono solenne durante la cerimonia di investitura il più giovane in assoluto tra i leader degli 89 soggetti che compongono la Federazione russa. A poche ore dal voto che lo ha proclamato Presidente, i media russi concordano: l'esito del voto era assolutamente scontato. Ben 39 le preferenze per il leader ceceno espresse dai deputati dell'Assemblea Nazionale cecena, su un totale di 40 voti disponibili. Lo stesso identico copione è stato recitato nel corso della votazione alla Camera alta del Parlamento: il Consiglio della Repubblica gli ha concesso 17 voti a favore ed una sola scheda nulla. Due giorni prima dell'elezione, del resto, l'investitura ufficiale era arrivata da Putin in persona. Il Presidente russo ha definito "apprezzabile" il lavoro che, da Primo ministro, il capo ceceno ha svolto negli ultimi anni per la stabilità della martoriata Repubblica caucasica.
I primi decisi effetti dello scrutinio non tardano a farsi sentire. I posti di comando della Repubblica e le più alte cariche di governo sono già stati affidati a personalità gradite al nuovo Presidente. Quasi sempre si tratta di parenti di Kadyrov o di appartenenti al suo clan. Non è sfuggito ai mezzi di stampa russi come la carica di primo ministro sia stata affidata al cugino Odes Bajsultanov (v. Vremja Novostej, "Tutto va secondo i clan", 14 marzo).
Il neo-Presidente intanto non perde tempo per mettere mano all'ordinamento della Repubblica, modificandone l'assetto costituzionale. Sempre il quotidiano Vremija Novostej ("La Cecenia è stata riportata in Russia", 22 giugno) riferisce che l'Assemblea costituente, in una seduta-lampo di appena un'ora e mezzo, ha apportato significative modifiche al testo fondamentale della Repubblica. Sostanziali i cambiamenti, tutti nel segno di una maggiore governabilità e di un rafforzamento dell'esecutivo. Dilatati da 4 a 5 anni sia il mandato presidenziale che la durata della legislatura del Parlamento. Come già il Daghestan nel marzo scorso, la Repubblica sceglie il sistema monocamerale: abolito il Consiglio della Repubblica, il numero dei deputati si riduce a 41 (erano 61 in totale i deputati eletti dei due rami del Parlamento). Un taglio deciso anche al numero delle regioni amministrative che compongono la Repubblica (soppresse le amministrazioni provinciali di Galančovžkij, Čeberloevskij, Staro-Jurtovskij). Cambiamenti che rendono quasi irriconoscibile la vecchia Costituzione, approvata solo nel 2003 con un referendum. Il testo costituzionale mantiene l'articolo n. 1, che definisce la Repubblica cecena "parte inscindibile della Federazione russa". Un principio volutamente sancito in segno di discontinuità con la precedente Legge fondamentale del 1992. Delegittimando così la parentesi di indipendenza de facto sotto la Presidenza Maskhadov. Altri tempi. Il Cremino aveva da poco varato la cosiddetta politica di "normalizzazione" della Cecenia. Ora la fase sembra già essere mutata: si va verso il reintegro completo della Repubblica nell'assetto politico-statuale della Federazione.
Che il contesto sia alquanto mutato sembra confermarlo anche uno sguardo alla compagine delle diverse forze che animano, dalla parte russa, lo scontro ceceno. Secondo un'analisi di Memorial pubblicata sul quotidiano Kavkazskij Uzel, è in atto da tempo una sorta di "cecenizzazione" del conflitto. Pur rimanendo consistente il dispiegamento di forze russe sul territorio della Repubblica (15.000 uomini del ministero della Difesa, tutta la 46ª brigata del ministero degli Interni oltre a diversi altri reparti specializzati), dalla fine del 2006 tutti i principali gruppi paramilitari ceceni operativi (kadyrovzy, jamadaevzy, bajsarovzy) sono stati affiliati all'una o all'altra struttura militare federale. L'azione di reparti composti esclusivamente da ceceni "etnici" è tanto più efficace quanto più questi ultimi - a differenza dei militari russi - conoscono il territorio in cui agiscono e le reti familiari di supporto dei boeviki guerriglieri. Tutti gli uomini della Guardia Presidenziale di Kadyrov (molti dei quali ex boeviki), sono entrati a far parte del Ministero dell'Interno della Repubblica cecena (MVD ČR). Il cosiddetto "Centro antiterrorismo", gruppo paramilitare formato da "kadyrovzy" si è articolato nei due battaglioni "Nord" e "Sud", formalmente inquadrati nella compagine della 46ª brigata delle forze del ministero degli Interni della Federazione russa. Ucciso a Mosca il 18 novembre scorso Movladi Bajsarov, comandante di una delle principali fazioni filo-russe di opposizione al leader ceceno, ed inquadrate le forze della sua brigata "Gorez" nelle forze del ministero dell'Interno ceceno, pochi apparati militari sfuggono ormai al controllo del neo-Presidente.
E' il caso dei battaglioni "Est" ed "Ovest" di Sulim Jamadaev e di Said-Magomedov Kakiev, inquadrati nella 42ª divisione motorizzata del ministero della Difesa della Federazione. Ma anche della formazione operativa denominata OBR-2, facente capo al ministro degli Interni della Federazione russa, che ha autorità sul territorio di tutto il Caucaso del nord.
La Procura della Repubblica - che in più di una circostanza non ha osato mettersi contro i kadyrovzy - si dimostra al contrario molto zelante nella persecuzione dei crimini delle strutture rivali di Kadyrov. Hanno fatto notizia le cause portate avanti in tribunale nei confronti dell'OBR-2, con accuse di "torture e sequestri". Un episodio è stato persino oggetto di esposti ufficiali da parte del Parlamento ceceno nei confronti del ministero degli Interni russo. Quest'ultimo caso, che è stato sollevato sulla base di prove senza dubbio consistenti, è stato subito abilmente sfruttato da Kadyrov come pretesto per portare avanti una efficace campagna mass-mediatica contro i rivali e per ergersi a paladino dei diritti umani.
Ma altre sono le carte giocate da Kadyrov per rafforzare il consenso attorno alla sua figura in seno alla società cecena. Il vero asso nella manica del neo-Presidente è senza dubbio il sensibile calo dei sequestri che si sta registrando in tutta la Repubblica. Dal 2002 il numero di sequestri (o almeno di quelli denunciati ufficialmente) ammonta a 2.018. In più della metà dei casi (1.057), le vittime risultano ad oggi irreperibili. Dal 2005 però, il dato registra una forte diminuzione. Anche se Memorial trova una parziale giustificazione del fenomeno con una dinamica notevolmente mutata (i familiari dei sequestrati tendono a pagare e non denunciare l'accaduto), l'inversione di tendenza è un dato innegabile. A ridursi notevolmente è anche la percentuale delle vittime non più rinvenute. Un dato senza dubbio ancora molto elevato (sono più del 35% sul totale dei sequestri degli ultimi due anni le vittime scomparse o ritrovate uccise), ma sensibilmente più basso di quello dell'anno 2002 (più dell'80% dei casi totali). Con l'inizio del 2007 si registra un ulteriore calo.
Ma a cambiare è anche la regia di questo orrendo crimine. Stando alle ricostruzioni di Memorial, da quando Kadyrov ha imposto ai dirigenti delle sue strutture di potere di interrompere i rapimenti dei civili, la maggior parte dei sequestri registrati sono avvenuti per mano dell'OBR-2, degli Jamadaevzy oppure dell'FSB i servizi segreti russi.
Alla costruzione dell'immagine di Kadyrov contribuisce anche una sapiente opera di propaganda mediatica. Il Presidente viene spesso ripreso nell'atto di sgridare poco zelanti funzionari o mentre elargisce denaro a famiglie bisognose. Boris Dubin, sociologo moscovita dell'autorevole istituto di rilevazione statistica Levada-zentr ha ammesso, in una recente intervista a RadioSvoboda, che le quotazioni di Kadyrov hanno ultimamente subito un sensibile miglioramento.
A far colpo nell'immaginario della società cecena contribuisce certamente l'immagine più incisiva del leader ceceno: "Kadyrov-il-Costruttore". La ricostruzione di Grozny, di case e strade ad Argun e Gudermes, ha contribuito a creare un'immagine di rinascita della Repubblica travagliata dalle due guerre appena trascorse. Non a caso, in una delle ultime dichiarazioni precedenti la sua elezione, Kadyrov ha promesso che la ricostruzione di Grozny dovrebbe essere ultimata entro la fine del 2008 (Nezavisimaya Gazeta, 26.02.2007). Soprattutto a ridosso della campagna elettorale, molte opere pubbliche hanno contribuito a risollevare, anche se di poco, il tenore di vita di diverse famiglie. Numerosi i disoccupati che hanno ricevuto lavoro (anche se quasi sempre di dubbia qualità e mal remunerato). Incisivo è il sistema di tassazione che lavora a pieno regime per recuperare le risorse finanziarie per la "rinascita della Cecenia". Al pagamento della tassa (che sfiora anche il 30% del salario) imposta ad ogni ceceno "per lavori di ricostruzione" non sfugge nessuno. Neanche i ceceni residenti in altre parti della Federazione russa. Una forma di "prelievo fiscale" i cui proventi non sono controllabili nemmeno dallo Stato. Grazie alla navigata campagna mediatica, la figura di Kadyrov-il-Costruttore riesce a trarre vantaggio personale persino da quella parte di risorse per la ricostruzione messa a disposizione dalle casse federali.
Ma la parabola ascendente di Kadyrov sembra non avere fine. Ora lo sguardo del leader ceceno sembra anzi proiettarsi, lungo il corso del Terek, verso i territori delle Repubbliche limitrofe. Dalla Kabardino-Balkarija, nel corso della prima visita ad un soggetto della Federazione russa da quando riveste il ruolo di Presidente, Kadyrov ha proposto ai partner delle Repubbliche del Caucaso del Nord di "incontrarsi una volta al mese per discutere su come proseguire il cammino".
L'idea, più volte rilanciata per mezzo della stampa locale, consisterebbe in una periodica consultazione tra i rappresentanti delle diverse Repubbliche per coordinare azioni comuni per la sicurezza e lo sviluppo dell'area. Un vero e proprio discorso da leader di statura regionale, più che da Presidente di un singolo soggetto della Federazione. E proprio questa sembra ora la sfida che Kadyrov intende raccogliere. Se far uscire la Cecenia dal suo annoso isolamento in seno alla Russia è - secondo Jurij Filippov (RIA Novosti, 21 giugno) - la principale sfida che dovrà affrontare il neo-eletto Presidente, molti osservatori vedono già troppo angusto per le ambizioni di Kadyrov, e ancor più dopo il discorso di Nal'čik, il ruolo di semplice Presidente della Repubblica cecena.