Condannato a quattro anni di reclusione per aver "svelato segreti di stato", l'avvocato Michail Trepashkin ha cominciato dieci giorni fa uno sciopero della fame. Le sue indagini sugli attentati del 1999 a Mosca contro edifici civili hanno svelato il coinvolgimento in questi ultimi dei servizi segreti russi

30/03/2006 -  Anonymous User

Da un appello di Human Rights First
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin

Nel 1999 una serie di esplosioni in edifici residenziali di Mosca uccisero oltre 100 persone. Le autorità russe accusarono immediatamente i separatisti ceceni degli attentati e successivamente l'allora primo ministro Vladimir Putin decise di inviare le truppe in Cecenia dando inizio alla seconda guerra cecena. Queste azioni, intraprese nel nome della lotta al terrorismo, accrebbero la popolarità di Putin e contribuirono alla sua vittoria nelle elezioni presidenziali del 2000.

Michail Trepashkin, avvocato, fu nominato consulente per la commissione pubblica speciale costituita da importanti attivisti per i diritti umani e dall'ex deputato della duma Sergej Kovalev per indagare sulle circostanze delle bombe del 1999. Trepashkin aveva lavorato per i Servizi di Sicurezza Federali (FSB, l'ex KGB) e per questo ne conosceva dall'interno la struttura.

Durante le indagini Trepashkin aveva rinvenuto prove del coinvolgimento dell'FSB nelle esplosioni di Mosca; tra queste l'intervista al proprietario di uno degli edifici, che aveva affermato di essere stato costretto ad identificare un ceceno come colpevole. Inoltre, due settimane dopo le esplosioni che sconvolsero Mosca, la polizia locale rinvenne un'altra bomba in un edificio residenziale nella città di Rjazan. I sospetti furono arrestati e poi rilasciati quando emerse che erano agenti dell'FSB.

Le indagini si interruppero improvvisamente dopo che il vicepresidente della commissione Sergej Yushenkov venne assassinato di fronte alla propria abitazione. Inoltre un membro della commissione morì di avvelenamento, un altro venne brutalmente picchiato e altri due vennero rimossi dal loro incarico durante la legislatura.

Trepashkin venne assunto come avvocato da Tatiana e Aliona Morozova, le figlie russo-americane di una donna uccisa negli attentati del 1999, per il processo ai due ribelli ceceni accusati di aver trasportato gli esplosivi utilizzati negli attentati. La prima sessione del processo era prevista per il 24 ottobre 2003. Appena due giorni prima di apparire presso la corte, Trepashkin venne fermato dalla polizia su una strada fuori Mosca. La polizia perquisì l'automobile di Trepashkin e dichiarò di aver ritrovato una pistola nel bagagliaio. Trepashkin nega di aver avuto una pistola nella sua macchina e accusa la polizia di aver fabbricato le prove.

Il 22 ottobre 2003 Trepashkin venne incarcerato, e non fu così in grado di rappresentare le sue clienti al processo. I ceceni vennero giudicati colpevoli dopo un dibattimento a porte chiuse.

Nel maggio 2004, in una causa distinta ma collegata, Trepashkin venne condannato con l'accusa di divulgazione di segreti di stato. Il giudice stabilì che avrebbe dovuto scontare la pena in un penitenziario con una certa libertà di movimento. Nonostante l'ordine del giudice, Trepashkin venne riportato nella cella (di circa 12 mq) del carcere di Volokolamsk, che divideva con altre sei persone. Gli è stata negata l'assistenza medica per la sua asma cronica. Il duro trattamento potrebbe essere una vendetta per il ricorso presentato alla Corte Europea per i Diritti Umani, che ha valutato con sollecitudine la sua denuncia (dichiarandone l'ammissibilità il 15 settembre 2005, ndt).

L'appello internazionale contro l'incarcerazione di Mikhail Trepashkin è stato sottoscritto, tra gli altri, da Elena Bonner, vedova del noto difensore dei diritti umani russo Andrej Sacharov, da una serie di figure pubbliche britanniche, dal parlamentare Christopher Smith del New Jersey e dalla Commissione Internazionale dei Giuristi.

Il primo dicembre 2004, dopo un anno di prigione, ebbe inizio il processo contro Trepashkin per il possesso illegale di un'arma. Alla prima udienza vennero chiamati una serie di testimoni della polizia, ma nessuno fu in grado di confermare di aver visto una pistola nel bagagliaio dell'auto di Trepashkin. Il 15 aprile 2005, venne giudicato colpevole di possesso di una pistola, e alla pena venne aggiunto un altro anno. Questa sentenza venne però annullata in appello.

Trepashkin fu trasferito in un penitenziario negli Urali, a circa 2.000 km da Mosca, anche se, secondo il codice penale russo, la pena dovrebbe essere scontata nella stessa regione dove la persona risiede e dove viene condannata.

In seguito, i suoi avvocati presentarono una richiesta di libertà per buona condotta, che è stata sorprendentemente accordata il 19 agosto 2005. Al governo sono stati concessi 10 giorni per ricorrere in appello, ma non lo ha fatto. L'undicesimo giorno Trepashkin è stato rilasciato dalla prigione ed è ritornato a casa a Mosca, dove ha tenuto una conferenza stampa in cui descriveva le dure condizioni della sua detenzione e confermava l'intenzione di proseguire l'attività come attivista per i diritti umani.

Nei giorni successivi, una corte d'appello ha concesso all'ufficio del procuratore una proroga della scadenza dell'appello, e in seguito ha revocato il provvedimento di scarcerazione. Domenica 18 settembre un gruppo di venti uomini, non identificati e privi di un mandato d'arresto, hanno prelevato Trepashkin dalla sua abitazione. Nonostante la mancanza di basi legali, Trepashkin è stato nuovamente incarcerato e, ancora una volta, è detenuto lontano da Mosca, suo luogo di residenza. Gli appelli alle corti russe per il suo rilascio non hanno avuto esito.

Sulla vicenda di Michail Trepashkin vedi anche:
Peace Reporter e The Trepashkin Case