I corpi dei guerriglieri che nell'ottobre del 2005 avevano attaccato Nal'čik, capitale della Kabardino Balkaria, sono stati cremati. I familiari lo hanno appreso solo dopo l'intervento della Corte di Strasburgo
Di: Jurij Abaev (da Nal'čik) e Fedor Maksimov, per Kommersant , 7 giugno 2007 (tit. or.: "La Russia detiene il monopolio sui cadaveri")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Davide Cremaschi
Come è stato reso noto solo ieri, i corpi di 95 boeviki guerriglieri, ndc, uccisi nel corso dell'attacco a Nal'čik dell'ottobre del 2005, sono stati cremati circa un anno fa. I familiari dei guerriglieri uccisi sono venuti a conoscenza del fatto solo in seguito alla risposta delle autorità russe ad un'interpellanza della Corte europea dei Diritti dell'Uomo, cui i familiari stessi avevano fatto ricorso con una denuncia per trattamento disumano.
Ieri mercoledì 6 giugno, ndt verso le 11, presso l'edificio della Procura della Repubblica a Nal'čik, si è riunita una decina di parenti dei guerriglieri uccisi. Queste persone ormai da più di un anno e mezzo cercano di ottenere la restituzione dei corpi dei propri cari. "Ho una notizia molto brutta per voi - ha detto loro l'avvocato Larisa Dorogova, che rappresentava gli interessi dei parenti degli uccisi nelle diverse istanze. Abbiamo ricevuto la risposta delle autorità russe alla richiesta della Corte europea per i Diritti dell'Uomo, nella quale, come ricorderete, avevamo sollevato anche la questione dei corpi dei defunti. Ci hanno risposto di averli cremati il 22 giugno 2006". Una delle donne presenti improvvisamente inizia a star male, poi viene meno, mentre altre scoppiano a piangere. Il padre di uno degli uccisi prova a sollevare un grido di indignazione: "Accidenti! Il crematorio è stato aperto proprio il giorno in cui la guerra è cominciata!".
"Noi continuiamo a chiedere ai diversi organi di potere di restituirci i corpi dei nostri figli - dice una madre asciugando le lacrime - e ora salta fuori che loro li avevano bruciati già un anno fa!". Due donne srotolano uno striscione artigianale di stoffa verde su cui si legge la scritta: "Questo è fascismo". "Perché nessuno cerca i colpevoli di ciò che è accaduto e nessuno se ne assume la responsabilità?", osserva un uomo, non appena gli animi si sono un po' placati. "Già Šogenov Khačim Šogenov, ex capo del ministero degli Interni della Repubblica di Kabardino Balkarija, ndt se ne era andato, poi è stata la volta del capo dell'FSB Sergej Ušakov, ndt. Ed ora è stato sostituito anche Ketov Jurij Ketov, ex Procuratore della Repubblica, ndt".
I parenti dei boeviki uccisi si sono poi diretti verso la sede del governo della Repubblica. Nella sala di ricevimento del presidente hanno presentato una dichiarazione con la richiesta di essere ascoltati per avere chiarimenti sul perché le autorità abbiano permesso la cremazione, un gesto contrario alle norme dell'Islam. Ma non c'è stato alcun incontro: il presidente Arsen Kanokov ieri non era a Nal'čik ma a Makhačkala capitale del Daghestan, ndt per presenziare alla conferenza russa scientifico-pratica sulla questione del contrasto all'estremismo politico-religioso.
Una cinquantina di parenti dei boeviki uccisi si erano rivolti alla Corte di Strasburgo nell'ottobre e nel novembre del 2005, affermando che, non restituendo loro i cadaveri, le autorità russe violavano gli articoli 3, 8 e 9 della Convenzione europea dei Diritti Umani sul divieto di torture, sul diritto di rispettare la vita privata e familiare, ed infine sulla libertà di pensiero, coscienza e religione. La denuncia collettiva fu registrata come "Khalimat Sabančieva ed altri contro la Russia". La Corte europea decise che dovesse essere esaminata in via prioritaria.
Nel febbraio di quest'anno la Corte europea indirizzò alla Russia un memorandum, con cui rivolgeva alle autorità nove domande, che affrontavano senza mezze misure la questione della restituzione dei corpi: "Detengono forse le istituzioni della Federazione russa il monopolio sul possesso dei corpi richiesti dai parenti querelanti?" Oltre a ciò, le autorità avrebbero dovuto spiegare perché i cadaveri "vengano tenuti in inadeguate condizioni", fatto che era provato da un video allegato alla denuncia (i corpi erano ammassati uno sull'altro all'interno di un vagone), nonché rendere pubblico il risultato finale delle indagini sui fatti di Nal'čik.
Nella risposta, che reca la firma di Veronika Milinčuk (rappresentante delegata della Federazione russa davanti alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo) si legge che i boeviki uccisi a Nal'čik erano arrivati come membri di un'organizzazione criminale, fondata da comandanti di campo ceceni e da individui stranieri "con il fine di realizzare sommosse armate ed azioni terroristiche". Attualmente, i cadaveri dei membri dell'organizzazione criminale non sono in possesso delle autorità della Federazione russa. Così come previsto dalla legge federale "Sul funerale e la sepoltura", il 22 giugno del 2006 venne realizzata la cremazione delle salme di 95 terroristi, la morte dei quali era avvenuta in seguito alla repressione del compimento di un'azione terroristica. Inoltre, nella risposta si fa notare che è solo grazie alla morte dei membri dell'organizzazione criminale che l'azione delittuosa venne interrotta.
Per quanto riguarda le condizioni in cui versavano i cadaveri, la signora Milinčuk riconosce il fatto che fossero tutt'altro che buone: "Immediatamente dopo l'accaduto l'azione dei boeviki a Nal'čik, ndr, a causa del gran numero di morti, non si è reso possibile garantire loro le più adeguate condizioni". Nelle celle frigorifere dell'obitorio non c'era posto - erano stati assegnati ai cadaveri delle autorità e dei civili - perciò i corpi dei boeviki furono messi in due vagoni-refrigeratori e spediti al laboratorio specializzato del ministero della Difesa a Rostov-sul-Don per l'espletamento delle perizie.
La risposta della signora Milinčuk contiene una logica conclusione: la denuncia dei querelanti per vedere riconosciuta la violazione dei propri diritti, affermati dagli articoli della Convenzione europea, ma anche la violazione dei diritti dei loro parenti morti, deve essere respinta. I querelanti hanno tempo fino al 24 luglio per presentare alla Corte europea le proprie obiezioni. Dopo averle valutate, la Corte dovrà prendere la decisione se fissare o meno l'esame della denuncia in questione.
"Non fosse stato per l'interpellanza alla Corte europea, non avremmo mai saputo che fine avessero fatto i corpi dei nostri figli e parenti", ha dichiarato Larisa Dorogova. I promotori della denuncia non intendono comunque revocare l'istanza presentata alla Corte europea. Benché i cadaveri dei loro cari siano stati cremati e anche se non si saprà mai dove si trovino le ceneri (in base a quanto previsto dalla legge federale), le madri dei boeviki non ritireranno neanche l'appello presentato alla Corte Costituzionale della Federazione russa. Il 14 giugno la Corte deve sottoporre alla verifica di costituzionalità le norme dell'ordinamento che vietano di consegnare ai parenti i corpi senza vita dei terroristi e, più in generale, delle persone sospettate di aver preso parte ad attività terroristiche. Il pretesto per tale revisione è stato offerto dalla denuncia di due cittadine di Nal'čik. Chiedono di verificare se siano conformi ai principi di diritto sanciti nella Costituzione gli articoli 14.1 del codice "Sulla sepoltura" e la legge n. 164 approvata dal governo "Sulla sepoltura delle persone, la cui morte è avvenuta in seguito a repressione di un'azione terroristica attuata dagli stessi". I querelanti sostengono che il rifiuto di consegnare loro i corpi dei familiari non sia conforme né alla Costituzione russa, né alla prassi giuridica internazionale.