Per l'Unione Europea il riconoscimento di Abkhazia e Ossezia del Sud non è nell'interesse della Russia
Da Kommersant del 13 febbraio 2008
Traduzione per Osservatorio Caucaso di Irene Dioli
Nei prossimi giorni si attende la proclamazione dell'indipendenza del Kosovo, che darà inizio al processo di integrazione del paese nel tessuto occidentale. Peter Semneby, rappresentante speciale dell'UE nel Caucaso meridionale, spiega alla corrispondente Ol'ga Allenova il rapporto fra il riconoscimento del Kosovo e i conflitti caucasici.
Il riconoscimento del Kosovo potrebbe creare una serie di questioni giuridiche in tutto il mondo, e in primo luogo nel Caucaso del Sud. Perché questo riconoscimento è così importante?
La questione del Kosovo ha il proprio retroscena, e così i conflitti caucasici. Tra questi conflitti ci sono più differenze che analogie. Per questo non bisogna fare parallelismi, sarebbe una grande confusione.
In Russia e in Abkhazia non la pensano così. Qual è la differenza fra Kosovo e Abkhazia?
In Kosovo la situazione giuridica è diversa, come emerge dalla risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU. Anche la situazione rifugiati è diversa. Ricordo che in Georgia ci sono ancora 200.000 rifugiati dall'Abkhazia. Anche la stessa guerra è diversa rispetto al Kosovo. Non mi fermo a discutere da che parte stiano le colpe, ma la differenza c'è.
La presenza di divisioni cecene tra le fila dei corpi di pace ha suscitato perplessità tanto in Georgia quanto nell'Unione Europea. Lei ha visto personalmente queste divisioni?
No, ma so che esistono. Io stesso me ne chiedo il motivo. Questi gruppi portano con sé una propria specifica storia di conflitti.
Gli eventi degli ultimi mesi in Georgia hanno portato al complicarsi dei rapporti con l'Abkhazia. L'Unione Europea non si rende conto che le autorità di Tbilisi non sono nelle condizioni di risolvere questo conflitto?
Noi abbiamo cominciato ad occuparci di questa situazione dopo gli eventi di novembre, e sono convinto che ora la situazione si sia stabilizzata. Un primo passo importante è stato fatto con le elezioni presidenziali. Certo, anche le elezioni parlamentari sono complesse e importanti. E l'Unione Europea continuerà a monitorare la situazione.
Al riconoscimento del Kosovo potrebbe seguire presto quello di Abkhazia e Ossezia del Sud da parte di Mosca, come ipotizzato più volte nei circoli politici russi. Se ciò accadesse, cosa farebbe l'Unione Europea per impedire una guerra tra Georgia e Abkhazia?
Lei ha ricordato una parte delle dichiarazioni dei politici russi, ma altri hanno previsto il contrario. Non credo che il riconoscimento di queste regioni sia nell'interesse della Russia.
Si riferisce alle dichiarazioni del Ministero degli Esteri Sergej Lavrov, che afferma: "Non abbiamo mai detto che subito dopo il riconoscimento del Kosovo la Russia riconoscerà Abkhazia e Ossezia del Sud"? Ma converrà che questa frase non garantisce che un riconoscimento non ci sarà. E che misure prenderà la comunità internazionale in questo caso?
Nel nostro arsenale ci sono svariate misure, ma mi piace pensare che qualunque intervento sarà concordato con la Russia, soprattutto quelli mirati a ristabilire e consolidare la fiducia tra le parti.
Intende la fiducia tra georgiani e abkhazi?
Questo conflitto non è una questione separata da quella dei rapporti fra Russia e Georgia. Per questo ci fanno ben sperare i passi di avvicinamento, seppur cauti, che abbiamo osservato negli ultimi tempi. Un fattore positivo è la presenza del ministro Lavrov alla proclamazione del presidente della Georgia, ma anche che Saakashvili abbia messo tra le priorità della politica interna il recupero dei rapporti con la Russia. Io spero fortemente che a queste dichiarazioni seguano misure di normalizzazione di questi rapporti così complessi.
Non vi sembra che nell'ultimo anno i negoziati fra Georgia e Abkhazia siano finiti in un vicolo cieco?
Ha ragione: l'ultimo anno non ha visto un vero miglioramento della situazione. Ma spero che l'inizio del riavvicinamento fra Georgia e Russia influirà positivamente sulla regolamentazione dei conflitti. Inoltre, l'Unione Europea può e deve giocare un ruolo fondamentale. Se apriremo per queste regioni nuove prospettive europee, potremo esercitare anche noi un'influenza positiva.
Avete in mente dei progetti UE in queste regioni?
Sì, e qualcosa stiamo già facendo. Ad esempio, l'Unione Europea è il maggior finanziatore nel programma di riabilitazione dell'Ossezia del Sud, condotta nei ranghi OSCE. Sono state prese misure concrete per la ricostruzione delle infrastrutture in Abkhazia. Dal 1997, l'Europa ha destinato 25 milioni di euro a progetti in Abkhazia e 10 milioni all'Ossezia del Sud. La cosa importante è che il ristabilirsi delle infrastrutture porterà ad una crescita della fiducia fra le parti ed alla creazione di interessi comuni. Si possono avviare anche altri programmi per gli abitanti di queste regioni, di cui possa avvalersi la Georgia, che lavorino su una serie di temi, come ad esempio l'istruzione nei paesi UE. È indispensabile dimostrare concretamente a chi vive in queste regioni che l'Europa può essere di reale aiuto.
In Russia si parla molto del riconoscimento di Abkhazia e Ossezia del Sud in relazione al Kosovo, ma non si parla affatto del Nagorno Karabakh. Non le sembra strano?
Posso solo constatare e concordare. Almeno uno dei conflitti caucasici non viene trascinato in questo dibattito.
Questo però non significa che il Karabakh non punti all'indipendenza...
In Abkhazia e Ossezia del Sud al momento non ci sono trattative. Spero che riprenderanno dopo il rilassarsi delle tensioni relative al Kosovo e la regolamentazione della situazione georgiana. In Karabakh invece il processo negoziale non si è interrotto, e vi partecipano anche Armenia e Azerbaijan. Anche questo trattiene entrambe le parti da gesti di aggressione. Certo, è una delusione che dopo un dialogo così prolungato non si sia ancora trovata una soluzione, ma la tranquillità che regna nella regione fa ben sperare.
Come valuta la campagna elettorale in Armenia e la relativa influenza russa?
La presenza di molti brillanti candidati in Armenia è un fattore molto positivo, che condurrà ad un maggior interesse della popolazione verso la politica. Ci sono, è vero, dei problemi nell'ambito dei mezzi di comunicazione, e questa è la principale lamentela da parte dei candidati. Questi problemi verranno esaminati attentamente. Per quanto riguarda il fattore russo, è evidente che i rapporti fra Russia e Armenia sono molto stretti, ma non voglio drammatizzare l'influenza di questo elemento sugli elettori.