Confini e numero delle municipalità, competenze dei governi locali. Si chiama decentralizzazione la nuova partita politica giocata in Kosovo. Dura la contrapposizione tra governo ed opposizione. Ed i serbi del Kosovo stanno a guardare
Decentralizzazione. E' questa la parola chiave sulla quale si stanno incentrando molte questioni politiche in Kosovo. Ciascun soggetto coinvolto - governo del Kosovo, opposizione , serbi del Kosovo, Belgrado e Comunità internazionle - la stanno interpretando a modo loro. La responsabilizzazione delle comunità locali è però oramai un processo dal quale il Kosovo non può più prescindere.
Recentemente il Governo del Kosovo ha approvato la versione finale della proposta per la riforma dei poteri locali. Piano che dovrà essere discusso in una sessione speciale dell'Assemblea, ai primi di marzo.
Il Piano è suddiviso in più fasi. La prima, già approvata dal Governo - e che dovrebbe essere pienamente realizzata entro maggio - prevede la costituzione di alcune "municipalità pilota". Due hanno una popolazione prevalentemente albanese, Jankovic (Hani i Elezit) e Junik; due serba, Gracanica e Partesh; ed una turca, Mamusha.
La seconda fase prevede l'attuazione del Piano a livello più ampio. Dovrebbero essere definite nuove municipalità con criterio territoriale (tutte le aree che supernao i 7.000 abitanti), fase che dovrebbe terminare entro novembre 2005.
Infine la terza ed ultima fase durante la quale le città principali otterrebbero lo status di unità indipendenti. Pristina invece verrebbe dotata di uno status speciale. Prizren, città nel Kosovo sud occidentale, dovrebbe essere dichiarata città protetta dall'UNESCO e Mitrovica verrebbe divisa in due entità amministrative distinte, coordinate però da un rappresentante dell'Unione europea. Questa fase dovrebbe concludersi entro il marzo del prossimo anno.
Nel presentare la versione finale del Piano il Primo ministro del Kosovo Ramush Haradinaj ha sottolineato che si tratta di un progetto in linea con le previsioni della struttura costituzionale del Kosovo ed alla cui realizzazione hanno contribuito esperti kosovari, funzionari dell'UNMIK e del Consiglio d'Europa e rappresentanti di USAID.
Gli intensi dibattiti sull'argomento, le contrapposizioni tra governo ed opposizione ed i punti di vista differenti sulla decentralizzazioni hanno raggiunto il loro culmine durante la sessione dell'Assemblea del Kosovo tenutasi lo scorso venerdì. Durante quest'ultima i rappresentanti del PDK, maggior partito d'opposizione, hanno abbandonato l'aula poiché la loro richiesta di dibattere immediatamente sul progetto di riforma non è stata accolta.
Sia il PDK che ORA, la lista civica cappeggiata dal noto giornalista ed editore Veton Surroi, fin dall'inizio si sono schierati contro questo Piano sottolineando che a loro avviso avrebbe portato più alla segregazione etnica che non ad un'effettiva riforma dei poteri locali.
La netta spaccatura in seno alla rappresentanza politica albanese sull'argomento è guardata con preoccupazione anche dal Rappresentante Speciale UNMIK Jessen-Petersen che ha affermato pubblicamente che da parte del governo kosovaro si aspetta un atteggiamento inclusivo, che porti a smussare le attuali divergenze.
Ma la contrapposizione è dura, nonostante il Primo ministro Haradinaj, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano Bota Sot, si sia dichiarato convinto che l'opposizione sosterrà la riforma. "Il PDK non parteciperà ad un processo nel quale si creano documetni illegali" ha affermato ai giornalisti Jakup Krasniqi, tra i principali rappresentanti del PDK "la creazione di nuove municipalità è vietata dall'attuale struttura costituzionale e dal Regolamento 2000/45". "Si tratta di un processo per legalizzare le strutture parallele delle enclaves di Gracanica e Partesh e non per decentralizzare effettivamente e fornire servizi migliori ai cittadini, a prescindere dalla loro appartenenza etnica".
L'esigenza del PDK di discutere immediatamente la questione è legata, come spiega Hashim Thaci, a capo del partito, al fatto "di non parlarne in marzo od aprile, a processo già avviato".
Secondo Veton Surroi, leader di ORA, non si può partire immediatamente con i progetti pilota prima di rivedere il Piano di decentralizzazione, ritenuto incostituzionale. "Se vogliamo riformare i poteri locali bisogna farlo in parallelo all'approvazione della nuova costituzione, non prima".
I media kosovari hanno inoltre speculato - citando fonti diplomatiche occidentali - su di un piano di decentralizzazione che il Presidente della Serbia Boris Tadic avrebbe sottoposto all'attenzione dell'UNMIK.
Secondo queste speculazioni Tadic si starebbe adoperando per conciliare la soluzione proposta dal governo del Kosovo con quella resa pubblica mesi fa da parte del governo della Serbia. In particolare Tadic vede nella prima ipotesi una troppo scarsa autonomia politica per i serbi del Kosovo.
Due le idee principali sulle quali si baserebbe questo piano. La creazione di nuove municipalità e l'assegnazione di più poteri alle amministrazioni locali.
Secondo quanto riportato dai maggiori quotidiani del Kosovo il Presidente della Serbia avrebbe richiesto una modifica dei confini delle attuali municipalità del Kosovo (definiti in modo molto rigido dal Piano presentato dal governo Haradinaj) in modo da creare nuove municipalità a maggioranza serba oppure riunire aree attualmente in municipalità distinte, ma confinanti, dove risiede un alto numero di cittadini serbo-kosovari.
Ed i serbi del Kosovo? Non si può certo dire appoggino il Piano di Haradinaj. Alcune argomentazioni si avvicinano a quelle dell'opposizione. Il Consiglio Nazionale Serbo (SNV) ha reso noto che questa riforma dei poteri locali è "concepita in modo unilaterale ed in opposizione a quanto prevede la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza poiché modifiche nella struttura amministrativo-territoriale non possono essere fatte dal governo del Kosovo".
Su questa linea anche molti altri commenti secondo i quali si tratterebbe solo di una mossa fatta sotto la pressione internazionale per il raggiungimento degli standard. Altri invece si chiedono perché si dovrebbe seguire le indicazioni del governo kosovaro se quelle proposte dal governo serbo non sono state neppure prese in considerazione.
"Sono provvedimenti che vanno contro gli interessi serbi e gli interessi dello stato serbo in Kosovo", conclude duramente l'SNV.
Oliver Ivanovic, leader della Lista serba per il Kosovo e Metohija è intervenuto sottolineando che se i serbi non partecipano ai gruppi istituiti per redarre questa riforma dei poteri locali non riusciranno affatto ad influenzarla. "Adesso l'unica cosa che i serbi possono fare è lamentarsi ma così non influenzeranno in nessun modo il Piano di decentralizzazione". Ivanovic è stato tra i pochi politici serbi del Kosovo che, le scorse elezioni politiche, ha invitato i serbo-kosovari a non boicottare le urne.
Ivanovic ha poi sottolineato che nel Piano presentato dal governo le municipalità incrementerebbero da 30 a 75-80. "I serbi non saranno certo soddisfatti del fatto che, all'interno del piano, oterrebbero la maggiorana solo in 5 o 6 delle nuove municipalità".
Attualmente i serbi del Kosovo sono maggioritari in 5 municipalità.