Georgiana di Tbilisi, Nino (Nina) Ananiashvili è stata una ballerina del Bolshoi. Dopo aver calcato i palchi dei più famosi teatri del mondo, ha scelto di tornare nel suo paese

07/03/2008 -  Maura Morandi* Tbilisi

A Nina Ananiashvili piace raccontare come gli italiani l'abbiano convinta a cambiare il suo nome. All'anagrafe, infatti, si chiama "Nino", nome femminile e molto comune in Georgia. Nina racconta che nel corso di una tournè durante il suo primo anno da ballerina con il Balletto Bolshoi di Mosca ebbe l'occasione di esibirsi in Italia. Lei si presentava come "Nino" e gli italiani stupiti le dicevano "Nino? No, non Nino ma Nina. Ni-na, Ni-na. Capito? Nino è per uomini. Tu sei Nina!". Nina cercò di spiegare che a Tbilisi il nome "Nino" è solamente femminile e che deriva dal nome di Santa Nino, che per prima portò il cristianesimo in Georgia attorno al 320 d.C.. Ma davanti alle gentili e divertenti proteste degli italiani, Nina si lasciò convincere e da allora - fuori dalla Georgia - si fa chiamare Nina.

Nina oggi è direttrice artistica del Balletto Statale della Georgia e presidente della "Fondazione Nino Ananiashvili", impegnata nella diffusione del balletto classico in Georgia e in attività umanitarie.

Nina Ananiashvili e Sergei Filin

Nina Ananiashvili è nata a Tbilisi nel 1963. Da bambina era cagionevole di salute, si ammalava spesso e soffriva di mal di gola. I suoi genitori decisero allora di iscriverla alla scuola di pattinaggio artistico per rafforzare la sua salute. A sei anni Nina aveva già vinto diversi premi e nel 1973 divenne campionessa di pattinaggio su ghiaccio della Georgia nella categoria juniores. Nello stesso anno iniziò la scuola di ballo e incoraggiata dagli insegnanti e dai genitori presto lasciò il pattinaggio per dedicarsi completamente al balletto classico.

La Georgia a quel tempo faceva parte dell'Unione Sovietica. Nel periodo sovietico l'educazione scolastica e artistica erano gratuite e chiunque poteva frequentare le numerose scuole di ballo. Il balletto classico era molto popolare e prestigioso non solo a Mosca ma in tutte le repubbliche sovietiche. I ballerini russi erano famosi in tutto il mondo, conducevano una vita di alto livello, viaggiavano molto e avevano un ottimo stipendio.

Durante il periodo sovietico c'era un unico sistema d'insegnamento esteso a tutte le repubbliche federate e le varie scuole artistiche collaboravano strettamente invitando gli insegnanti e gli artisti dell'uno o dell'altro istituto. Da Mosca, inoltre, arrivavano insegnanti in cerca di nuovi talenti da portare nella capitale russa per offrire loro la possibilità di frequentare scuole di specializzazione e di intraprendere quindi la carriera artistica da ballerini professionisti nei numerosi teatri russi.

Nel 1976 uno degli insegnanti arrivati a Tbilisi da Mosca notò il talento per il balletto classico di Nina Ananiashvili e propose ai suoi genitori di far frequentare alla giovane promessa l'Istituto Coreografico di Mosca, la scuola del Balletto Bolshoi. Per la famiglia di Nina non era una scelta facile. "La mia famiglia non era ricca" racconta Nina "durante il periodo sovietico tutte le famiglie avevano di che vivere, ma non erano ricche. I miei genitori non volevano dividere la famiglia e poi avevo due fratelli che studiavano. Io ero troppo piccola per andare a vivere a Mosca da sola, avevo solo tredici anni". Ma la nonna di Nina si offrì di accompagnare la nipote a Mosca e di prendersi cura di lei in questa avventura che l'avrebbe portata a una splendida carriera artistica. "Grazie alla nonna ho potuto realizzare i miei sogni" ricorda Nina "lei è una figura molto importante nella mia vita e nella mia carriera. E' venuta a Mosca con me quando avevo tredici anni ed è tornata a Tbilisi solo quando mi sono sposata".

Da bambina Nina non pensava che da grande avrebbe fatto la ballerina. "Mi piaceva molto ballare" spiega "ma lo facevo per divertimento. Era facile. Quando si è bambini si salta e si balla con facile agilità. Ho iniziato a pensare seriamente di diventare una vera ballerina quando sono andata a Mosca e ho iniziato la scuola del Bolshoi. Mi sono appassionata al balletto e questa è stata la mia vita".
Alla fine dell'ultimo anno dell'Istituto Coreografico di Mosca, a Nina e alle sue compagne di corso venne comunicata la notizia che il Teatro Bolshoi sarebbe stato presto chiuso. Nina ricorda la profonda tristezza e il fatto che "non riuscivamo nemmeno a sognare di poter ballare un giorno in quel teatro. Però per altri ventidue anni il Bolshoi rimase aperto. Lo chiusero quando sono partita per la Georgia".

Nina divenne prima ballerina del Balletto Bolshoi e per lei iniziarono innumerevoli tour nei teatri più famosi del mondo. Ogni volta che le era possibile, però, tornava in Georgia perché la sua famiglia e il suo Paese le sono sempre mancati molto.

"C'erano dei periodi in cui la scuola era molto dura e faticosa. Soprattutto in quei momenti mi veniva una forte nostalgia di casa e il mio umore diventava negativo. Il biglietto aereo per Tbilisi era molto caro e non ci potevo tornare spesso. Allora la nonna" ricorda Nina "mi diceva di chiedere alla mia maestra di ballo il permesso di non andare a scuola il venerdì per poter stare un giorno di più a Tbilisi. Mi ricordo la gioia di tornare in Georgia e di riabbracciare la mia famiglia. Accumulavo una grande quantità di energie che mi bastavano per mesi. Mia nonna aveva capito quanto mi facesse bene tornare a casa anche solo per due giorni".

Nel 1988 Nina Ananiashvili è stata la prima ballerina sovietica ad essere invitata a ballare come ospite con il New York City Ballet. Prima di allora nessun artista sovietico era andato a ballare in qualità di ospite in un corpo di ballo al di là della cortina di ferro. L'esperienza di New York fu molto faticosa e difficile per Nina, perché in brevissimo tempo avrebbe dovuto imparare un balletto di George Balanchini, artista le cui coreografie non erano ancora ballate al Bolshoi. Nina, inoltre, ricorda che gli artisti americani la misero alla prova per vedere "come sanno ballare i russi". Il sistema, la scuola, l'orario e il repertorio erano molto diversi tra il balletto russo e quello occidentale. Ma nonostante sia stata molto impegnativa, l'esperienza di New York fece diventare Nina Ananiashvili una vera superstar internazionale del balletto classico. In seguito Nina ha ballato spesso come ospite con molti altri corpi di ballo di fama internazionale, pur rimanendo sempre la prima ballerina del Bolshoi.

Nina dice di sé che "sono una ballerina russa perché ho fatto la scuola russa e tutta la mia carriera è stata per ventidue anni con il Balletto Bolshoi. Ma sono georgiana di carattere e tratti fisici e sempre accanto al mio nome hanno scritto 'ballerina russo-georgiana'".

Anche se impegnata in numerosi spettacoli in giro per il mondo, Nina ha cercato di tornare il più spesso possibile a Tbilisi per esibirsi nel suo Paese. Ballare nella sua città natale e tra la sua gente è un'emozione stupenda per Nina. I suoi concittadini con il loro calore e la loro stima, la reputano un'ambasciatrice della Georgia nel mondo.

La Georgia è sempre stato un Paese di grande cultura: durante l'Unione Sovietica Tbilisi era solita essere meta degli illustri artisti che andavano a esibirsi a Mosca o a San Pietroburgo. "Tutte le star russe hanno ballato in Georgia. Il pubblico georgiano è sempre stato raffinato, conoscitore e sensibile alle discipline artistiche" racconta Nina.

Nel corso degli ultimi venti anni, però, con la dissoluzione dell'Unione Sovietica, la dichiarazione d'indipendenza della Georgia e la crisi economica del Paese, le arti sono declinate rapidamente. "La gente non ha soldi per andare a teatro, la situazione economica rende difficile fare qualsiasi cosa" aggiunge Nina e con velata commozione racconta che "c'era la guerra qui, si combatteva proprio qui a Tbilisi. Ma chi lavorava in teatro è riuscito a salvare il Teatro dell'Opera. E io sono molto grata a queste persone. In tutti questi anni hanno continuato a lavorare senza finanziamenti, senza luce e senza riscaldamento. Non c'era niente, ma hanno continuato a lavorare per amore della cultura e del loro lavoro".

Per questo quando Nina ha accettato l'invito del 2004 da parte del Presidente georgiano Mikheil Saakashvili di rientrare a Tbilisi per dirigere il Balletto Statale della Georgia non ha licenziato nessuna delle persone che lavoravano prima nel teatro ma ha solo cercato "di organizzare meglio il lavoro e di farli lavorare dieci volte di più". Nina confessa che oggi può pagare salari migliori ai dipendenti e può preparare nuovi spettacoli perché il governo l'aiuta finanziariamente. "Da tre anni e mezzo" racconta " sono direttrice artistica e da allora abbiamo preparato ventisette nuovi balletti: questo richiede un gran lavoro, costumi e sceneggiature nuove. Ho portato qui a Tbilisi coreografi e artisti da diversi paesi. Non conosco nessun altro paese che sia riuscito a fare un numero tale di nuovi spettacoli in tre stagioni. Non abbiamo vacanze e solo il lunedì è il nostro giorno libero, ma spesso dobbiamo lavorare. Sappiamo però perché facciamo tutto questo. Lo facciamo per il futuro". Per Nina Ananiashvili e i suoi collaboratori il futuro è quello della compagnia e della Georgia.

"Quando sono ritornata in Georgia il mio Paese era diventato indipendente a livello politico. Ma per avere una vera indipendenza un paese ha bisogno di avere un alto livello culturale, ha bisogno di mostrarsi e di mostrare qualcosa all'esterno. In questi ultimi anni abbiamo fatto tanti spettacoli che possono piacere o meno ma il mondo ora più di prima conosce la Georgia. Prima la gente mi chiedeva sempre se venissimo da Atlanta o dalla Georgia sovietica e non c'era differenza tra Georgia e Russia" spiega Nina. Lo scorso anno il Balletto Statale della Georgia ha ballato in Giappone e negli Stati Uniti, dove ha visto pubblicate due recensioni sul New York Times. Non era mai successo prima. "I primi due anni abbiamo lavorato sul repertorio ed ora andiamo all'estero a fare spettacoli come Balletto Statale della Georgia".

Nina è molto felice di essere tornata in Georgia e considera il lavoro di Direttrice artistica del Balletto Statale georgiano l'occasione più importante della sua vita. "Non so perché" spiega Nina "ma tutto accadde insieme: ho avuto l'invito a tornare in Georgia, la mia maestra è morta e hanno chiuso il Teatro Bolshoi. Il tutto nel giro di brevissimo tempo. Così ho pensato che si era chiuso un capitolo della mia vita e che ne potevo iniziare un altro".

Nonostante l'intensa carriera artistica, Nina Ananiashvili si è sempre occupata delle problematiche sociali del suo Paese e da quando è tornata a Tbilisi ha aperto la "Fondazione Nina Ananiashvili". Scopo principale della fondazione è di rendere popolare il balletto classico in Georgia, soprattutto tra i giovani e giovanissimi, e sostenere attraverso borse di studio e sussidi i nuovi talenti che sognano di intraprendere la carriera artistica e diventare ballerini.

Ogni anno a Natale e Capodanno, Nina organizza uno spettacolo gratuito per bambini, ragazzi e studenti. "In questi ultimi venti anni" spiega Nina "una generazione è cresciuta senza sapere cos'è l'arte e in particolare il balletto classico. Oggi ai nostri spettacoli anche i bambini piccoli rimangono affascinati dal balletto e ci sono tantissimi giovani che hanno iniziato a frequentare abitualmente il teatro".

La Fondazione, che è finanziata solo da Nina e dalle sue performance e che per ora non ha sponsor, conduce anche attività di tipo umanitario, con attenzione speciale a bambini e anziani, ai rifugiati e sfollati, agli invalidi e alle persone più vulnerabili. Nina, infatti, ha sempre avuto un'attenzione particolare per l'infanzia e con la sua fondazione aiuta i bambini che vivono negli orfanotrofi di Tbilisi acquistando per loro medicine, vestiti e cibo. Per il suo profondo impegno con l'infanzia, l'anno scorso Nina Ananiashvili è stata nominata Ambasciatrice dell'UNICEF.

La Fondazione di Nina, inoltre, assiste gli anziani e gli invalidi pagando per loro le cure mediche. Sono davvero tante le persone, bambini o anziani, aiutati da Nina. Ma lei timidamente arrossisce nel parlarne, perché dice di non aver creato la fondazione per mettersi in mostra, ma per aiutare il suo Paese e la sua gente.

*Programme Officer, UNHCR Georgia. Le opinioni espresse nell'articolo sono da attribuirsi unicamente all'autrice e non riflettono necessariamente la posizione dell'UNHCR