Il caso dell'avvelenamento dell'ex agente russo Litvinenko è ormai diventato un'intricata spy story. Un'analisi della vicenda che guarda alle conseguenze che può avere per la pluralità politica in Russia. Riceviamo e volentieri pubblichiamo

04/12/2006 -  Anonymous User

Marco Masi*

Il caso dell'avvelenamento dell'ex agente segreto russo Alexander Litvinenko è ormai diventato una intricatissima spy story di carattere internazionale. Ma le modalità con cui è stato ucciso stanno emergendo e diventa sempre più difficile sfuggire all'idea che dietro a questa esecuzione non ci sia la mano di Putin.

E' la prima volta che si registra la morte di qualcuno per l'avvelenamento da Polonio 210. Si tratta infatti di un elemento rarissimo (se ne producono circa 100 grammi all'anno in tutto il mondo), è estremamente tossico (milioni di volte più del cianuro, la dose letale è dell'ordine del microgrammo) e può essere creato solo da chi ha accesso a centrali nucleari o acceleratori di particelle.

Malgrado ciò non è così facile rimanere avvelenati dal Polonio. Non è pericoloso per contatto cutaneo (se non attraverso ferite), deve essere ingerito o inalato per entrare nel circolo sanguineo. Nel caso sia inalato le particelle devono essere polverizzate al di sotto del diametro del micron (un millesimo di millimetro) per potere passare attraverso gli alveoli dei polmoni. Anche nel caso venga ingerito, per potere esercitare i suoi effetti letali nel modo più efficace deve attraversare dall'apparato digerente che, per un processo di difesa naturale invece rigetta sempre i metalli come il Polonio 210, nel circolo sanguineo.

Doveva quindi essere stato tagliato abilmente con qualche altra sostanza che ne permettesse la diffusione attraverso la parete intestinale. Inoltre, il Polonio 210 è un isotopo radioattivo che decade con un tempo medio di 138 giorni. I sicari di Litvinenko non dovevano solo essere un gruppo di esperti di fisica nucleare, tossicologia, biochimica e che avevano accesso a sofisticati laboratori nucleari, clinici e di radiochimica, ma dovevano anche potere produrre, trasportare ed usare il Polonio 210 con una tempistica molto precisa, altrimenti sarebbe decaduto e avrebbe perso il suo effetto deleterio.

Ragione per la quale l'ipotesi che il Polonio 210 possa essere stato acquistato sul mercato nero (la Russia è notoriamente sede di intensi traffici nucleari illeciti), non è molto realistica. Proprio per la sua evanescenza è improbabile che una gruppo criminale abbia interesse nel trafugarlo per rivenderlo. Inoltre l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica ha dichiarato che non si è mai registrato un singolo caso di ritrovamento del Polonio 210 sul mercato nero. E anche in tal caso rimane il fatto che tale organizzazione deve avere dei contatti con chi lavora all'interno delle centrali nucleari. Per essere precisi, il Polonio 210 si trova sul mercato, quello legale. Viene usato per eliminare i fenomeni elettrostatici delle pellicole fotografiche. Ma viene venduto in quantità così minuscole che se ne dovrebbero acquistare 15.000 prodotti singoli in breve tempo per raccogliere la dose letale. Un acquisto del genere non può passare inosservato, e anche questa è quindi una eventualità poco credibile.

E' pertanto evidente che gli attentatori non potevano essere dei delinquenti qualsiasi. In un primo momento i sospetti caddero perfino sui dissidenti russi stessi, tipicamente gli oligarchi o gli esuli ceceni, i quali potrebbero avere un interesse a screditare il prestigio di Putin e del governo russo. Un miliardario come Berezovsky avrebbe forse le risorse economiche ma difficilmente quelle tecniche e burocratiche per realizzare un operazione speciale di questa portata. Ma ormai l'evidenza dei fatti indica che si è trattato di un assassinio altamente professionale che deve essere stato sponsorizzato da un governo.

L'unica potenza nucleare che poteva avere sia i mezzi e specialmente il movente per assassinare Litvinenko è la Russia. Più tardi si sono anche scoperte delle tracce radioattive sugli aerei della British Airways che fecero scalo a Mosca. A questo punto il coinvolgimento della Russia nella vicenda non può più essere ritenuto una fantasiosa teoria cospirativa, ma deve essere presa sul serio.

L'attenzione ora si sposta sulla responsabilità dei servizi segreti russi. Questo non significa necessariamente che per forza debbano essere coinvolti i vertici dello stato. Per esempio c'è chi specula che con l'avvicinasi delle elezioni in Russia del 2008, alcune strutture "deviate" dei servizi segreti russi potrebbero avere messo in atto questa esecuzione spettacolare per screditare l'immagine di Putin che, se venisse modificata la costituzione, potrebbe concorrere per un terzo mandato.

Ma aldilà del fatto che i media russi non hanno dato molta rilevanza alla vicenda (Putin non ha per questo subito alcun danno d'immagine all'interno, come era prevedibile dato che sono tutti sotto il suo controllo), e che nulla indica che si stia preoccupando di dare la caccia agli assassini che si presume abbiano voluto screditarlo, c'è poi anche un fatto tecnico che rende improbabile questa ipotesi.

In Russia il Polonio può essere prodotto solo in quei centri nucleari che vengono gestiti dall'Agenzia Federale dell'Energia Atomica, la Rosatom. Questa è controllata da una decina di ministeri e dipartimenti spesso divisi da lotte rivali, e proprio così controllati dal Cremlino con un sistema dove tutti riferiscono di tutti.

E' poco credibile che sparisca del materiale nucleare così pericoloso per mano di elementi incontrollati dei servizi segreti, perché dovrebbero essere riusciti a guidare una azione concertata con tutti questi enti e senza che da nessuno di essi avvenisse una fuga di notizie verso i vertici del governo.

Si dovrebbe anche aggiungere che il 9 luglio scorso, la Duma, il parlamento russo, approvò unanimemente una nuova legge in cui si autorizzò i servizi segreti di dare la caccia ed uccidere anche all'estero i "terroristi, estremisti o chi attenta alla sicurezza della Federazione Russa". In questa legge è anche previsto che il Presidente della Federazione Russa può ordinare personalmente l'eliminazione di un "estremista" senza doverne rendere conto a strutture di controllo. Da non dimenticare poi che il governo russo non è nuovo a questo tipo di azioni punitive al di fuori dei propri confini, anche nei tempi recenti. Per esempio, nel 2004, l'ex presidente ceceno Zelimkhan Yandarbiyev fu ucciso dai servizi segreti russi con una autobomba, nel bel mezzo di una strada di Doha, nel Qatar. Mentre l'eliminazione extra-giudiziale degli oppositori in Cecenia è all'ordine del giorno, non fa nemmeno notizia.

Insomma, probabilmente non si potrà mai dimostrare in modo definitivo il coinvolgimento diretto di Putin, ma tutto indica che l'assassinio di Litvinenko è stata una operazione speciale sanzionata fin dai più alti vertici dello stato. Dopo l'uccisione della giornalista russa Anna Politkovskaya, la morte lenta e dolorosa di un dissidente come Litvinenko firmata con una traccia nucleare ha tutte le caratteristiche di un messaggio. Un avvertimento per tutti i critici interni ed esterni al Cremlino ed anche verso le forze di opposizione politiche che si preparano al 2008, per dire: "Non osate alzare la voce, altrimenti vi colpiremo ovunque, in qualsiasi parte del pianeta".

Dall'altra parte molti si chiedono perché mai Putin dovrebbe mettere a repentaglio l'immagine della Russia sulla scena internazionale? Gli conviene? Ma il paradosso non nasce se si comprende che Putin non ragiona con la forma mentis dell'uomo politico occidentale. La sua mentalità era ed è rimasta quella del KGB che vede l'occidente come un nemico, non un alleato. Putin da molto meno valore all'immagine del suo governo all'estero di quanto si creda (anche se è sensibilissimo agli attacchi personali, come Litvinenko e la Politkvskaja sapevano ben fare).

Lo si è visto con la vicenda Yukos, i ricatti energetici e gli embarghi commerciali contro l'Ucraina, la Georgia e la Polonia. Sa bene che l'occidente non annullerà gli affari miliardari firmati con la Gazprom per questo. E' l'ottica dell'autocrate che dopo avere preso in mano quasi tutto, l'essersi creato un ampio consenso popolare, e visti gli enormi proventi del petrolio e del gas, ora si sente molto sicuro di se. Per l'uomo neo-sovietico le priorità sono altre: la centralizzazione del potere, l'obbedienza assoluta e il controllo del dissenso (i "traditori" e "nemici della Russia", quali Litvinenko). Ha costruito tutta la sua carriera politica con questi metodi. Ed ha sempre funzionato, grazie anche all'appoggio occidentale. Perché dovrebbe rinunciarvi?

* Marco Masi racconta agli italiani quello che succede in Cecenia (e che i Tg dimenticano). Nel silenzio dei media commerciali, il suo blog - Ceceniasos - è uno dei principali punti di riferimento per tutto ciò che riguarda il presente, e il futuro, della piccola repubblica caucasica