La bandiera dell'Inguscezia

Omicidi, torture, sparizioni di persone: la risposta russa all'insurrezione in Inguscezia ricalca metodi già visti in Cecenia. Il rapporto di Human Rights Watch

04/07/2008 -  Anonymous User

Di: Human Rights Watch, Mosca, 25 giugno 2008 (titolo originale: "Russia: Stop 'Dirty War' Tactics in Inguscezia")

Traduzione per Osservatorio Caucaso: Carlo Dall'Asta

Il conflitto armato in Cecenia ha prodotto violazioni dei diritti umani ed instabilità in tutto il Caucaso settentrionale, e in particolare in Inguscezia, secondo quanto è sostenuto in un rapporto di Human Rights Watch (HRW) pubblicato il 25 giugno scorso. HRW esorta il governo russo a riconsiderare le sue tecniche anti-insurrezionali e a porre fine all'impunità per le violazioni avvenute in Inguscezia, per far sì che la situazione non degeneri nei terribili abusi che hanno caratterizzato il conflitto in Cecenia.

Il rapporto di 120 pagine, intitolato "'Come se fossero caduti dal cielo' Attività antisommossa, violazioni dei diritti umani e impunità dilagante in Inguscezia", documenta le violazioni dei diritti umani commesse da forze dell'ordine e da forze di sicurezza coinvolte nell'attività anti-insurrezionale. Queste violazioni includono decine di detenzioni illegali ed arbitrarie, torture ed atti di crudeltà, trattamenti inumani o degradanti, sparizioni forzate ed esecuzioni sommarie. Il rapporto riguarda atti compiuti durante il 2007 e l'inizio del 2008, e descrive il contesto legale e politico in cui sono avvenuti.

"I crimini in Inguscezia, sia pure su scala molto minore, rievocano le migliaia di casi di sparizioni forzate, omicidi e torture che hanno afflitto la Cecenia per più di un decennio", ha affermato Tanya Lokshina, incaricata delle ricerche sulla Russia per HRW. "Le brutali politiche anti-insurrezionali della Russia si stanno guadagnando l'ostilità dei residenti locali. Ben lungi dal porre fine all'insurrezione, queste tattiche di "guerra sporca" probabilmente destabilizzeranno ulteriormente la situazione in Inguscezia, e più in generale nel Caucaso settentrionale".

Negli ultimi anni, la Russia ha combattuto in Inguscezia diversi gruppi paramilitari che avevano come programma quello di rovesciare il governo inguscio, scacciare la sicurezza federale e le forze militari stanziate nella regione, e sostenere il ruolo dell'Islam nel Caucaso settentrionale. A partire dall'estate del 2007 ci fu un'impennata di attacchi da parte dei ribelli contro funzionari pubblici, personale delle forze dell'ordine e di sicurezza e contro civili.

In risposta a questo scenario di crescente attività insurrezionale, le forze di polizia e di sicurezza rapiscono e imprigionano i sospetti ribelli, che vengono regolarmente torturati e talvolta "scompaiono". Le detenzioni illegali e le uccisioni in Inguscezia spesso hanno luogo nel corso di "operazioni speciali", che assomigliano nel metodo alle operazioni abusive di rastrellamento e alle incursioni mirate viste in Cecenia nei primi anni. Gruppi di soldati armati arrivano in una data area, spesso indossando maschere. Ai residenti non viene fornita alcuna spiegazione per l'operazione, le forze entrano nelle case, picchiano alcuni residenti e danneggiano le loro proprietà.

Particolarmente preoccupanti sono le frequenti esecuzioni sommarie. Il rapporto dell'HRW documenta otto casi di questo tipo. La vittima più giovane, Rakhim Amriev, di sei anni, è stato ucciso in un raid nella casa dei suoi genitori, dove le forze di sicurezza credevano si nascondesse un presunto rivoltoso. Su questa morte è in corso un'inchiesta. Questa inchiesta è però un'eccezione, e si può spiegare solo per la giovane età di Amriev, che ha impedito alle autorità di poter sostenere il suo coinvolgimento nell'insurrezione. Nella maggior parte delle esecuzioni sommarie, contro la vittima vengono rivolte accuse postume legate ad attività insurrezionali, e non si indaga mai sulla loro uccisione.

In Inguscezia il personale di sicurezza e di polizia responsabile di violazioni dei diritti umani non è perseguito. Allarmati dall'assoluta impunità per i responsabili, e dalle ripetute affermazioni fatte delle autorità, secondo cui la situazione nella regione sarebbe normale, i residenti locali hanno organizzato diverse manifestazioni di protesta nel 2007 e all'inizio del 2008. Le autorità dell'Inguscezia definiscono però queste manifestazioni "una provocazione" che fa il gioco degli insorti. Esse hanno fatto tutto quanto era possibile per impedire le proteste, incluso proibirle, disperdere con la forza gli eventi già programmati e cercare di ridurre al silenzio i media.

In una sorprendente mossa di intimidazione rivolta contro gli osservatori indipendenti, 16 tra difensori dei diritti umani e giornalisti, locali e stranieri, sono stati variamente minacciati, sequestrati, picchiati, imprigionati ed espulsi dall'Inguscezia da parte delle forze di sicurezza mentre cercavano di monitorare due manifestazioni pubbliche nel novembre 2007 e nel gennaio 2008.

"Se la Russia vuole impedire che in Inguscezia esploda una generale crisi dei diritti umani, come quella che ha caratterizzato la Cecenia, essa deve porre fine a queste violazioni", ha detto Lokshina. "Le autorità russe ed ingusce dovrebbero indagare su questi crimini e perseguirne i responsabili, senza riguardi per il loro rango. Commettere abusi sui civili non aiuta a combattere il terrorismo - in effetti rende solo peggiore il confitto".

HRW ha chiesto al governo russo di cessare immediatamente la pratica delle esecuzioni sommarie, delle sparizioni forzate, dei sequestri, e gli altri abusi perpetrati in Inguscezia. HRW ha anche sostenuto che il governo russo dovrebbe approntare degli efficaci meccanismi di determinazione delle responsabilità, per portare davanti alla giustizia chi ha perpetrato serie violazioni, e porre fine alle sproporzionate restrizioni alla libertà di riunione e di espressione in Inguscezia.

I partner internazionali della Russia, in particolare in Europa, dovrebbero esortare la Russia a fermare gli abusi dei diritti umani in Inguscezia, sostiene HRW. Essi dovrebbero anche far sì che la Russia metta pienamente in pratica le regole definite dalla Corte europea per i diritti umani riguardo alle violazioni in Cecenia; non solo queste regole daranno giustizia alle vittime, ma sono un passo strumentale per prevenire che violazioni simili siano perpetrate in Inguscezia e, più in generale, nel Caucaso settentrionale.