Cresce la tensione tra Mosca e Tbilisi dopo la denuncia georgiana di un raid aereo russo sul proprio territorio. La situazione a Tskhinvali, Ossezia del sud, secondo un recente reportage di Nezavisimaja Gazeta
Di Anatolij Gordienko, per Nezavisimaja Gazeta (tit. or.: "Čužye flagy"), 24 luglio 2007
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Irene Dioli
A Tskhinvali fa molto caldo. Così caldo che ci si annoia. In questa fine di luglio, la città appare deserta. Niente di che stupirsi: verso mezzogiorno, il termometro arriva a segnare oltre 40 gradi all'ombra. Semivuote anche le strade del centro, con le aiuole di gladioli agonizzanti per l'afa, i chioschi di gelato, i ragazzini che schiamazzano nelle fontane e corrono sui gradini della Piazza del Teatro, i commercianti georgiani e azerbaijani che discutono di politica locale... Quale conflitto? Quale contrapposizione?
Eppure a pochi passi, ai limiti della città, ecco i presidi armati georgiani e osseti. E qui si fa sul serio: barriere, armi da fuoco, gli occhi guardinghi degli uomini in divisa mimetica. Li dividono solo alcune centinaia di metri di territorio neutrale.
Non bisogna cambiare i ministri, ma la politica
A Tskhinvali le news da Tbilisi arrivano in fretta. E non solo via Internet: qui si ricevono liberamente i canali TV della Georgia, così come liberamente se ne ascolta la radio. Anche con la lingua non ci sono grandi problemi: in quindici anni non tutti si sono dimenticati dell'esistenza del georgiano in Ossezia del Sud. Vero è che, se c'è chi lo parla, è tra le persone anziane: i giovani preferiscono di gran lunga imparare il russo.
Come a Tbilisi, anche a Tskhinvali la notizia degli ultimi giorni è la decisione del presidente georgiano Saakashvili di sostituire l'ennesimo ministro per la risoluzione del conflitto. Al posto di Merab Antadze, in carica per un solo anno, è stato nominato David Bakradze, ex presidente della commissione parlamentare per l'integrazione europea. Di lui a Tskhinvali non si sa molto: solo che è giovane (sui 35 anni), che è molto vicino al presidente Saakashvili, e che prima dell'elezione ha fatto in tempo a lavorare al ministero degli Esteri e nel Consiglio Nazionale di Sicurezza georgiano, occupandosi di conflitti e sicurezza in politica estera.
«Chi vivrà vedrà», - è la laconica dichiarazione di Boris Tchochev, vice-premier dell'Ossezia del Sud e presidente della Commissione Mista di Controllo per la risoluzione del conflitto. Ora il presidente Kokojti è a Mosca per l'ennesima consultazione, mentre dove sia il capo del governo Jurij Morozov non è chiaro.
Va detto che a Tskhinvali l'ennesimo terremoto nei quadri politici scatenato da Saakashvili non ha mancato di suscitare abbondanti e maliziosi commenti. «A memoria, direi che questo è il settimo ministro per la risoluzione del conflitto. Che assurdità! Non bisogna cambiare i ministri, ma la politica, l'approccio alle relazioni. E ancora: l'importante non è chi è responsabile dei negoziati, ma quali poteri avrà. Il ministro precedente, Antadze, a differenza del predecessore Khaindrav, non ne aveva affatto. Non decideva niente, ci pensavano i pezzi grossi georgiani per lui. Antadze era un pupazzo nelle mani del capo degli Interni Bano Merabishvili, nulla di più. Speriamo che Bakradze sia più indipendente. Anche se grandi speranze in un cambiamento di posizione da parte di Tbilisi dopo questa elezione non ne abbiamo», dichiara Tchochev al nostro giornale.
Il fattore Sanakoev
La sfiducia nel nuovo ministro georgiano è anche dovuta al fatto che proprio Bakradze, da presidente della commissione parlamentare per l'integrazione europea, ha officiato il debutto di Dmitrij Sanakoev, direttore dell'Amministrazione Temporanea per l'Ossezia del Sud, creata per volontà di Saakashvili a pochi chilometri da Tskhinvali. Bakradze ha recentemente accompagnato Sanakoev a Bruxelles, dove l'ha presentato ai colleghi deputati come il nuovo leader dell'Ossezia del Sud, ed è considerato fra i promotori del "business" che ha portato alla creazione dell'Amministrazione Temporanea. Qui nessuno si lascia sfuggire che a Tbilisi il nuovo ministro, grazie ai legami con l'Europa, è considerato in grado di ottenere un maggiore coinvolgimento dell'Occidente nella risoluzione dei conflitti locali, e di conseguenza un ridimensionamento del ruolo della Russia. «Spero di sbagliarmi, ma Bakradze userà la propria influenza per includere Sanakoev nei negoziati, e infine tra i membri a pieno titolo della Commissione Mista. Può andar bene per la Georgia, ma Sanakoev non rappresenterà mai l'Ossezia del Sud», dice Tchochev.
Va detto che qui non sono in molti ad amare Sanakoev, ex capo del governo dell'Ossezia del Sud ora in forze alle file georgiane. «Una marionetta manovrata dai soldi di Saakashvili - è la schietta definizione di Irina Gagloeva, capo della Commissione Stampa e Informazione. Tutti sanno che il nostro ex premier, non a caso dimissionario all'indomani dell'elezione del presidente Kokojti, era sommerso di debiti grazie alla passione per il gioco d'azzardo. Ma a quello ci ha pensato Saakashvili. Un tale tradimento non è mai stato perdonato a nessuno. Peccato per i genitori, loro sono molto rispettati. Ma a causa del tradimento del figlio non si fanno quasi più vedere in pubblico».
Una guerra davvero inevitabile?
A Tskhinvali preoccupa la formazione di una struttura di potere parallela nell'Ossezia del Sud, come anche la creazione a Tbilisi di una commissione speciale per l'attribuzione all'Ossezia del Sud dello status di repubblica autonoma all'interno della Georgia. Commissione in cui i rappresentanti locali si rifiutano categoricamente di lavorare. «Non è Tbilisi a dover definire il nostro status - ci ha pensato da tempo il popolo osseto: noi siamo una repubblica indipendente, che non tornerà mai a far parte della Georgia», dice bruscamente Tchochev.
A suo dire, la quiete attuale non farebbe che annunciare una tempesta: ogni mossa di Tbilisi non sarebbe che un passo verso una nuova guerra. «E dunque, riceveranno la dovuta risposta. Riusciranno ad attaccare solo a decine di chilometri dal confine - non li lasceremo avvicinare di più», anche a questo proposito Tchochev non ha dubbi.
Verso sera apprendiamo che la trasferta a Tskhinvali è terminata: non troveremo altri interlocutori ai piani alti - il presidente Kokojti e il premier Morozov, ci informano, non torneranno molto presto. I colleghi della Commissione Stampa ci organizzano una visita di commiato per la città. A piedi: Tskhinvali sarà una capitale, ma è molto piccola. L'impressione rimane la stessa: una cittadina quieta, pacifica, svuotata dall'ennesimo picco di temperature. Vero, con ancora i segni di una guerra ormai antica: il governo locale non dispone dei mezzi necessari per ricostruire quanto distrutto dai conflitti del periodo 1991-1992.
Balza agli occhi un altro dettaglio che era sfuggito all'inizio: a Tskhinvali ogni asta porta una doppia bandiera - quella gialla e rossa dell'Ossezia del Sud, e il tricolore russo. La stessa associazione si trova al presidio all'uscita dalla città. Torna in mente Tbilisi, dove alla bandiera georgiana si affiancano le stelle dell'Unione Europea. Ora tutto è chiaro: se Tskhinvali sogna la Russia, Tbilisi si strugge per l'ingresso nell'UE. Chi è più vicino allo scopo? Per ora non c'è una risposta.