Sostegno alla Georgia e condanna del riconoscimento di Abkhazia e Ossezia del Sud, ma nessuna sanzione contro Mosca. Il Consiglio Europeo chiede il ritiro delle forze russe e il rispetto del piano di pace Sarkozy
Una condanna risoluta al riconoscimento unilaterale di Ossezia del Sud ed Abkhazia e la sospensione di tutte le riunioni previste con la Russia, finché Mosca non applicherà integralmente il piano di pace proposto dal presidente francese Sarkozy il 12 agosto scorso e firmato dagli omologhi georgiano Saakashvili e russo Putin. Un punto fermo nei negoziati sulla crisi del Caucaso quindi, seppur nel quadro di un rinnovato invito al dialogo ed alla cooperazione. Ecco in sintesi quanto è emerso dal vertice straordinario di Bruxelles sul recente caso diplomatico russo-georgiano. I capi di Stato e di governo dei 27 Paesi dell'Unione europea hanno così sgombrato definitivamente il campo dalla possibilità di sanzioni contro la Russia ma, allo stesso tempo, hanno posto il Cremlino di fronte ad un bivio politico che sperano si risolva nel segno della comunicazione e del non-isolamento da parte di Mosca.
"Yalta è finita e il ritorno alle sfere di influenza è inaccettabile" ha affermato Sarkozy, presidente di turno dell'Ue, al termine dell'incontro. "Non è stata una riunione diretta contro la Russia - ha continuato il titolare dell'Eliseo - ma il suo comportamento nelle ultime settimane ha portato preoccupazione non solo in Europa". Parole dunque in linea con le conclusioni adottate dal summit straordinario, il primo di questo genere dalla crisi irachena del 2003, i cui toni fermi ma al contempo moderati non lasciano scoperta la guardia.
Sarkozy e il presidente della Commissione europea Barroso hanno poi annunciato che si recheranno il prossimo lunedì insieme al capo della diplomazia europea Solana a Mosca e Tbilisi con l'obiettivo "di ottenere il ritiro delle forze russe" dietro le linee in cui si trovavano prima del 7 agosto. Solo dopo si potrà tornare a parlare di un "vero partenariato con la Russia, ma per questo occorre essere in due" ha continuato Sarkozy rinnovando il richiamo al rispetto incondizionato dell'accordo negoziato dall'Ue il 12 agosto.
Un vertice in un certo senso interlocutorio quindi, di attesa e di studio delle prossime mosse della controparte russa ma che non tralascia nel frattempo di dare tangibili segni di sostegno alla Georgia. Infatti, mentre le uniche decisioni di rilevanza immediata hanno riguardato il rinforzo alla missione Osce in Ossezia del Sud e l'invio di una missione esplorativa in loco volta a precisare le modalità di un impegno rafforzato dell'Ue sul terreno, Bruxelles non ha perso occasione per ribadire il suo forte sostegno alla ricostruzione del Paese, Ossezia del Sud ed Abkhazia incluse. I 27 hanno inoltre annunciato che assumeranno "molto presto l'iniziativa di riunire una conferenza internazionale dei donatori per assistere la ricostruzione in Georgia".
Nei confronti di Tbilisi, poi, Bruxelles si è dichiarata pronta a facilitare le concessioni di visti e ad avviare, si legge nelle conclusioni, le trattative per giungere ad un "meccanismo di libero scambio non appena le condizioni lo consentiranno". L'Ue ha richiesto infine il rispetto delle misure per facilitare il rientro dei profughi e la disponibilità ad avviare una discussione in ambito ONU sulla stabilità delle regioni separatiste georgiane.
Un punto di particolare importanza che viene sottolineato dalle conclusioni del vertice riguarda invece l'energia, storico nervo scoperto delle relazioni tra Ue e Russia. "L'Unione europea deve accelerare i suoi sforzi per diversificare i suoi fornitori di prodotti energetici e le rotte seguite per far giungere sul suo territorio questi prodotti" si legge nel documento finale. La questione energetica occupa un intero paragrafo, tradendo alcune delle preoccupazioni di fondo che sottendono alla crisi. In questa prospettiva, il vertice ha quindi dato mandato al Consiglio Ue, in cooperazione con la Commissione europea, di esaminare quali iniziative prendere per raggiungere questo obiettivo.
Dopo il summit, una fonte anonima del ministero degli Esteri russo riferisce, attraverso l'agenzia Inferfax, il "rammarico" di Mosca per le decisioni adottate dal Consiglio europeo. Ma l'unico commento ufficiale al momento è quello dell'ambasciatore russo presso l'Ue Vladimir Tchijov, secondo il quale Bruxelles si è "autopunita" decidendo il rinvio dei negoziati con la Russia per la stipula di un nuovo accordo di partnership. "Per noi non è certo un dramma - ha dichiarato Tchijov - la Russia non ha bisogno più dell'Europa di questo nuovo accordo. Forse i negoziatori europei - ha ironizzato - hanno bisogno di più tempo per preparare il prossimo round negoziale".
Inoltre, sempre secondo il diplomatico russo, l'Ue si sbaglia nel valutare la situazione sul terreno perché la Russia ha già proceduto al ritiro delle truppe aggiuntive. "Solo 500 uomini sono rimasti a presidiare la zona tampone - ha concluso l'ambasciatore - per assicurare la pace in accordo con i sei punti del piano del 12 agosto scorso". All'orizzonte si profila dunque un'intricata partita a scacchi, dai rapporti di forza incerti e mutevoli. C'è in gioco ancora una volta la credibilità dell'Ue nell'essere un attore affidabile e coeso sulla scena internazionale, capace di trascendere gli umori dei suoi singoli Stati membri. Una sfida da giocare con capacità ed equilibrio, ma soprattutto senza dimenticare la proverbiale abilità russa negli scacchi.