Deputati del Parlamento Georgiano (Radio Free Europe/Radio Liberty)

Una serie di piccoli incidenti tra autorità georgiane e forze di peacekeeping russe in Ossezia del Sud. Poi il voto di una risoluzione del parlamento georgiano: i russi devono andarsene. Tra Mosca e Tiblisi i rapporti rimangono tesi

16/02/2006 -  Anonymous User

Eurasianet 15-Feb-06
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin

Dopo settimane di tensione crescente, il 15 febbraio il parlamento della Georgia ha adottato all'unanimità una risoluzione che richiede la sostituzione delle forze di interposizione russe nella regione separatista dell'Ossezia del Sud. La risoluzione non fissa una scadenza per la partenza delle truppe.

Il provvedimento parlamentare critica l'operato delle forze, accusandole di favoreggiare un tentativo della Russia di annettere l'Ossezia del Sud. Chiede anche al governo della Georgia di lavorare con la comunità internazionale per un piano alternativo di peacekeeping volto ad assicurare la stabilità nella regione.

Con una evidente mossa in questa direzione la mattina stessa della votazione il ministro georgiano per la Risoluzione dei Conflitti Giorgi Khaindrava sì è incontrato - secondo la Prime News Agency - con Roy Reeve, capomissione dell'Organizzazione per la Scurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), per discutere della situazione dei peacekeeper. Khaindrava ha dichiarato alla agenzia stampa russa Interfax che la Georgia vorrebbe l'OSCE a capo di una nuova missione di pace, ma ha rifiutato di chiarire se del contingente desiderato faranno parte anche truppe russe. I peacekeepers russi sono stanziati in Ossezia del Sud dal 1992, secondo un accordo firmato dall'ex presidente russo Boris Eltsin e dall'ex leader georgiano Eduard Shevardnadze.

Mosca in un primo momento non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla risoluzione parlamentare. Ma a Vienna, lo stesso giorno, confrontandosi con dei giornalisti il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha accusato la Georgia di aver inscenato recentemente una serie di scontri nella zona del conflitto nel tentativo di mandare via i russi. "Tutto questo sembra un tentativo della leadreship georgiana di dare alla Russia la responsabilità per la propria incapacità di stabilire un dialogo diretto con l'Ossezia del Sud", ha affermato Lavrov secondo quanto riporta l'agenzia d'informazione russa RIA Novosti. Il comportamento del governo georgiano verso i peacekeepers "oltrepassa la decenza", ha aggiunto.

Lo stesso 15 febbraio un gruppo di parlamentari russi si sono recati a Tskhinvali, la capitale dell'Ossezia del Sud, per incontrare il leader dei sudosseti Eduard Kokoity e il comandante delle forze congiunte di peacekeeping Marat Kulakhmetov. L'ambasciata russa a Tbilisi, in una dichiarazione rilasciata il 13 febbraio, chiariva che "azioni unilaterali" dei georgiani riguardo alle forze di interposizione "potrebbero avere gravi conseguenze per il processo di normalizzazione delle relazioni russo-georgiane e per la stabilità della regione". Lo riporta il servizio news online georgiano Civil.ge.

I legami tra Mosca e Tbilisi si sono rapidamente deteriorati nelle scorse due settimane dopo un incidente d'auto che il 1 febbraio ha coinvolto un veicolo delle forze russe. Una settimana dopo tre ufficiali russi sono stati arrestati dalla polizia georgiana accusati di non avere il visto nel passaporto, anche se sono stati in seguito rilasciati. Il 14 febbraio, la polizia georgiana ha sequestrato due veicoli del contingente russo per la presunta mancanza di documenti e li ha trattenuti nella vicina città georgiana di Gori.

La disputa segue da vicino la grave crisi energetica in Georgia di fine gennaio, causata dagli attentati esplosivi a due oleodotti nel nord del Caucaso. Il presidente Mikheil Saakashvili ha accusato in quell'occasione la Russia di aver organizzato le esplosioni come atto deliberato di sabotaggio per portare la Georgia ad un più stretto allineamento con gli interessi del Cremlino nel sud del Caucaso.

In ogni caso nel suo discorso annuale al parlamento sullo stato della nazione, il 14 febbraio, Saakashvili non ha collegato direttamente i dissidi con la Russia alla presenza dei peacekeeper, ma ha osservato: "Vogliamo che nostri osseti ritornino alla Georgia". Il presidente ha dedicato molto più tempo alle accresciute capacità militari della Georgia, affermando che il paese sarà un candidato membro della NATO nel 2006 e si apetta di entrare nell'alleanza di difesa entro il 2008. "Che cosa significa per noi diventare membri della NATO? Significa che i confini della Georgia diventeranno i confini della NATO", ha dichiarato Saakashvili ai membri del parlamento durante il suo discorso televisivo di 80 minuti.

I leader separatisti dell'Ossezia del Sud, che sono solidi alleati di Mosca, hanno iniziato a prendere provvedimenti anticipando apparentemente ulteriori scontri con la Georgia. Kokoity, il 15 febbraio, ha detto ai giornalisti che il suo governo rifiuterebbe la presenza di forze d'interposizione internazionali nella regione. I leader dell'Ossezia del Sud hanno anche aggiunto che richiederanno ai cittadini georgiani non residenti nell'Ossezia del Sud di avere il visto per viaggiare nella regione, se le autorità georgiane continuano a ribadire analoghe richieste per le forze di peacekeeper russe nella zona di conflitto.

Inoltre il governo di Kokoity ha firmato un patto di mutua difesa con i leader dell'altro territorio separatista della Georgia, l'Abkhazia. Secondo l'agenzia d'informazione russa ITAR-TASS entrambi i territori si sono impegnati ad intraprendere azioni congiunte in caso di minacce alla loro integrità territoriale.