Su stimolo dell'Ue prende avvio il SEE Programme volto a sostenere progetti di cooperazione transnazionale nel sud-est Europa. Istituzioni nazionali, sub-nazionali e la società civile promuovono approcci nuovi e creativi. Nostra intervista
Oltre a sostenere i principi di Lisbona e Gotheborg, il programma intende contribuire al processo di allargamento dell'Ue. Ne abbiamo parlato con Ivan Curzolo, Head of Project Management and Development Unit del SEE Programme.
Come nasce il South East Europe Programme?
Il South East Europe Programme (SEE Programme) raccoglie l'eredità del programma CADSES (Central, Adriatic, Danubian and South-Eastern European Space), attivo tra il 2000 e il 2006. In seguito all'allargamento ad est dell'Ue del triennio 2004-7, i paesi interessati, d'accordo con la Commissione Europea hanno deciso di creare, per il periodo di programmazione 2007-2013, due zone distinte d'intervento, una relativa all'Europa centrale e l'altra all'Europa sud-orientale. Il SEE Programme, con sede del Segretariato tecnico congiunto a Budapest, si occupa appunto dei sedici paesi che rientrano nell'area "sud-est".
A quali soggetti è diretto il programma?
Il programma, il cui obiettivo è stimolare progetti di cooperazione transnazionale, è diretto soprattutto a soggetti portatori di interesse pubblico, che vanno dalle pubbliche amministrazioni di livello nazionale (ministeri, agenzie nazionali) a quelle di livello regionale e locale, passando attraverso enti e organizzazioni private, ma con finalità pubbliche, come le Ong.
Quanti progetti sono stati presentati, e quanti sono stati approvati al momento?
Nella prima fase progettuale sono arrivate 822 proposte. Entro marzo verranno approvati i primi progetti, una trentina circa. La selezione viene effettuata sia in base ad una valutazione qualitativa sia relativamente ai limiti del budget del programma. Il SEE Programme ha a disposizione 228 milioni di euro, mentre per finanziare tutti i progetti arrivati solo in questa fase sarebbero stati necessari alcuni miliardi. L'interesse verso il programma è davvero altissimo, ma alla fine del periodo di programmazione 2007-13 difficilmente potremo andare oltre i 140-150 progetti finanziati, visto che pur non avendo posto un tetto preciso, in media ogni progetto assorbe intorno ai 2-2,5 milioni di euro.
Che cosa differenzia il SEE Programme dagli altri programmi di cooperazione transnazionale?
Rispetto ad altri programmi di cooperazione transazionale (da questo punto di vista, ricordo che l'Europa è stata divisa in 13 aree diverse), il SEE Programme è reso unico dall'ampiezza della sua regione d'intervento. Il programma copre un territorio molto ampio e differenziato, con paesi e regioni già parte dell'Unione, paesi candidati o interessati dalla politica di vicinato, e interagisce con soggetti eterogenei sia dal punto di vista culturale che della maturità amministrativa raggiunta.
Il SEE Programme copre ben 16 paesi diversi. Quali sono le difficoltà legate ad un programma geograficamente così esteso?
A differenza di altri programmi, concentrati intorno a spazi tematici e geografici piuttosto definiti, il SEE Programme copre un'area, come detto, molto eterogenea. Sicuramente fare cooperazione con soggetti tanto diversi rappresenta una sfida, ma al tempo stesso una grossa opportunità perché, come già abbiamo avuto modo di verificare, stimola la creazione di risposte e approcci nuovi e creativi. Le difficoltà non mancano, perché bisogna far capire i meccanismi amministrativi a soggetti che ancora non conoscono le regole del gioco europeo, ma d'altra parte c'è una carica di entusiasmo maggiore rispetto ad altre aree in cui i meccanismi di cooperazione sono rodati, ma talvolta tendono a ripetersi e ad essere autocelebrativi.
Il SEE Programme si articola intorno a quattro assi tematici: supporto all'innovazione e all'imprenditoria, protezione dell'ambiente, supporto all'accessibilità e sviluppo di sinergie transnazionali per aree di crescita sostenibile. Quali settori hanno suscitato il maggiore interesse?
C'è stata una fortissima partecipazione verso l'asse "sviluppo sinergie transazionali", sopratutto nel campo della promozione dei valori culturali per lo sviluppo. La cosa era in parte prevista, visto che è un campo di attività tagliato per organismi medio-piccoli, come i comuni e le associazioni. Piuttosto inaspettatamente, invece, sono arrivate molte richieste relative al "supporto all'innovazione e imprenditoria", con proposte in campi come l'agro-alimentare o la bio-medicina, settori a forte contenuto innovativo che solitamente si fatica a collegare al contesto dell'Europa sud-orientale.
Che tipo di progetti sono arrivati nel campo della protezione ambientale?
Nel campo ambientale sono arrivate proposte progettuali molto concrete, soprattutto studi di fattibilità per la creazione di strutture transnazionali, oppure per l'implementazione di reti di parchi o enti di ricerca interessati a scambiare il know-how su temi come la prevenzione degli incendi o la valutazione del rischio idrogeologico.
Qual è stato il livello di partecipazione di soggetti italiani?
In Italia si è registrato un forte interesse verso il programma. Fino ad oggi sono arrivate circa 75 proposte progettuali con almeno un soggetto italiano. Si tratta di una partecipazione distribuita su tutti gli assi d'intervento. E' interessante notare che molti dei partneraniati tra soggetti italiani e soggetti dell'Europa sud-orientale affondano le radici in esperienze di cooperazione costruite nel corso di anni. Un esempio tra i tanti è quello dei rapporti Italia-Albania, dove esperienze di cooperazione transfrontaliera sono cresciute e, inglobando soggetti di altri paesi limitrofi, hanno dato vita a reti in grado di proporre e gestire progetti di cooperazione transnazionale. La presenza "storica" della cooperazione italiana nell'area è quindi sicuramente un fattore di grande importanza visto che, per l'alta complessità del SEE Programme, le probabilità di riuscita di reti già strutturate e testate sono molto più alte.
Come vengono promosse le attività del SEE Programme?
In vista del primo bando di concorso abbiamo organizzato una serie di seminari informativi, sia a livello transnazionale che dei vari paesi coinvolti, per dare le informazioni di base e spiegare le regole di ammissibilità, attività che verrà riproposta in vista dei bandi futuri. E prevista anche, a cadenza annuale, la realizzazione di eventi con cui stimolare i territori coinvolti a condividere i risultati del programma. La nostra strategia comunicativa è, per forza di cose, di tipo generale. E' poi molto importante la capacità di ogni paese di organizzarsi per promuovere a livello locale il programma (ad esempio rendendo disponibili le informazioni nelle varie lingue). Vista l'eccezionale partecipazione alla prima fase progettuale, siamo comunque soddisfatti del grado di "permeazione" delle informazione sul SEE Programme verso i territori interessati.